Quest’oggi ricorre la giornata internazionale della donna, un anniversario importante per tematizzare la lotta delle lavoratrici. Nel marzo del ’75, il Movimento femminista ticinese scriveva “non è un caso se le donne sono sempre l’ultima ruota del carro, questa è la logica dei padroni: le paghe più basse, i posti più precari, le condizioni peggiori.” Oggi, dopo più di 45 anni da queste parole, siamo lontani dal raggiungimento di un’effettiva parità: le donne sono ancora una delle categorie più sfavorite dal mondo del lavoro e una delle più colpite nei momenti di crisi, sono meno pagate degli uomini a parità di diploma e sono le più in difficoltà nella conciliazione lavoro-famiglia.
A fronte di questa situazione, ritengo inaccettabili le proposte, mascherate da misure per la parità tra i sessi, di aumentare l’età pensionabile delle donne e di introdurre la leva obbligatoria anche per le ragazze, proposta in consultazione per garantire a lungo termine un numero sufficiente di effettivi. Infatti non si può raggiungere la parità dei sessi adeguando le condizioni migliori a quelle peggiori: un’effettiva parità potrà realizzarsi unicamente tramite un miglioramento delle condizioni delle donne e, più in generale, di tutta la classe lavoratrice! In questo senso, bisogna rivendicare piuttosto un rafforzamento dell’AVS nell’ottica di superare l’odierno sistema dei tre pilastri e l’abolizione della leva obbligatoria per tutti, alfine di contrastare il rinforzamento del nostro esercito, ad oggi nettamente sovradimensionato.
Le rivendicazioni per la parità dei sessi e per migliorare la situazione di tutte le donne – come l’accessibilità degli asili nido, le misure per contrastare la violenza di genere e le maggiori tutele sul posto di lavoro – vanno sostenute dall’insieme della classe lavoratrice che, come invitava il Movimento femminista ticinese, deve unirsi per lottare “contro i licenziamenti, contro le discriminazioni sul posto di lavoro e nei salari, contro il lavoro domestico gratuito e contro la divisione della classe operaia.”