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Legislative in Portogallo: maggioranza assoluta socialista, in calo i comunisti. L’UE spinge per un sistema bipolare

Come già descritto su questo stesso portale (leggi qui), lo scorso novembre 2021 il Presidente della Repubblica portoghese, Marcelo Rebelo de Sousa, aveva sciolto le camere e indetto nuove elezioni legislative per il gennaio 2022. In quell’occasione, i comunisti portoghesi, ultimi alleati istituzionali del governo minoritario socialista guidato da António Costa, avevano bocciato il preventivo per il 2022 perché insufficiente, facendo cadere così il loro appoggio all’esecutivo del PS.

Maggioranza assoluta al PS, si afferma l’estrema destra di Chega!

Dunque, il 30 gennaio 2022 si sono tenute le elezioni legislative anticipate, che hanno visto trionfare il Partito Socialista dell’attuale Primo-Ministro António Costa, il quale è riuscito a raggiungere il 41.7% dei voti, ma soprattuto a conquistare la tanto desiderata maggioranza assoluta nell’Assemblea della Repubblica, grazie ai 117 seggi su 230, che permettono loro di poter governare da soli senza appoggiarsi ad altri partiti presenti nel legislativo. Al secondo posto si sono piazzati con il 27.80% delle preferenze i liberal-conservatori del Partito Social-Democratico (PSD), coloro che hanno cercato invano di battere i socialisti per tornare al potere. Al terzo posto osserviamo la grande sorpresa delle elezioni: l’ascesa del partito populista di estrema-destra Chega (Basta!), che conquista il 7.15% dei voti e sale da uno a dodici deputati. Segue il partito neoliberista, Iniziativa Liberale (IL) con otto deputati e una percentuale del 4.98%. Male, purtroppo, la sinistra radicale che aveva appoggiato dal 2015 fino all’anno scorso il governo minoritario di António Costa. La CDU (Coalizione Democratica Unitaria), coalizione che unisce il Partito Comunista Portoghese (PCP) e il Partito dei Verdi (PEV) scende dal 6.46% al 4.4% in confronto al 2019, perdendo sei seggi sui dodici precedenti. Forte caduta però soprattutto per il Bloco de Esquerda (BE), partito membro della Sinistra Europea, che passa dal 9.7% dei consensi al 4.46%, e che perde ben quattordici seggi dei diciannove precedenti. Infine, si mantengono in Parlamento con un seggio rispettivamente sia gli ecologisti di PAN (Persone, Animali, Natura) che gli eco-socialisti di Livre (Libero). Scomparsi invece dalla rappresentanza parlamentare per la prima volta dai tempi della Rivoluzione dei Garofani i democristiani del CDS-PP (Centro Democratico Sociale-Partito Popolare).

Il primo ministro socialista Antonio Costa ha ottenuto la maggioranza assoluta che auspicava.

Le ragioni della sconfitta dei comunisti: ipocrisia socialista e voto utile

Come dicevamo, per la seconda volta nella storia delle giovane democrazia lusitana, il Partito Socialista è riuscito nel suo intento di ottenere la maggioranza assoluta dei seggi e di formare un governo monocolore; mentre la sinistra radicale ne esce ridimensionata. Come, dunque, spiegare questa evoluzione? Diversi sono i fattori che sono stati decisivi. Innanzitutto, i socialisti hanno fatto campagna dicendo che i miglioramenti socioeconomici ottenuti negli ultimi anni fossero tutti di loro responsabilità, quando in realtà sono frutto del lavoro e delle proposte dei comunisti. In secondo luogo, António Costa è riuscito a conquistare il voto utile di quell’elettorato progressista di opinione, lo stesso che ha penalizzato i partiti alla sinistra del PS. Ciò grazie ai sondaggi delle ultime settimane che davano il PSD di Rui Rio in rimonta sui socialisti, se non addirittura l’ipotesi di un superamento o pareggio-tecnico. Di conseguenza, i media hanno iniziato a lanciare lo “spauracchio” di un possibile ritorno della destra al potere, che avrebbe visto il PSD andare al governo in alleanza ai liberali e addirittura all’estrema-destra di Chega. Questo ha fatto sì che l’elettorato progressista esprimesse un voto utile in favore dei socialisti e di una possibile maggiora assoluta, affinché il centro-destra perdesse le elezioni, ma soprattutto che lo stesso elettorato togliesse il suo sostegno alla sinistra radicale, rea di aver “causato” le elezioni anticipate – quando in realtà a fare cadere l’alleanza è stato il PS – e di “aver spianato” la strada alla destra. Come volevasi dimostrare, alla fine tutti i sondaggi sono stati smentiti: altro che pareggio o rimonta della destra: la distanza finale è stata di quasi 14 punti percentuali!

Il PCP ha serrato le fila ribadendo il suo programma di alternativa patriottica e di sinistra.

L’UE e il grande capitale spingono per un sistema bipolare

Purtroppo, grazie anche all’importante concorso dei media nazionali, il danno è stato fatto. Non a caso, già la stessa sera delle elezioni, sia Jerónimo de Sousa, leader dei comunisti, che Catarina Martins, coordinatrice del Bloco de Esquerda, denunciavano la “bipolarizzazione” del sistema politico portoghese. Su spinta anche dell’Unione Europea, tutto il focus è stato riposto sui due partiti maggiori del sistema, il PS e il PSD, e sulla concorrenza tra questi due, con l’intento di limitare ovviamente l’azione della sinistra radicale. Si conferma dunque l’analisi dei comunisti portoghesi, ossia che il Presidente della Repubblica, in sintonia col Primo Ministro António Costa, avesse deciso di sciogliere le camere e di tornare al voto in tutta fretta, in un momento che i sondaggi di opinione davano i socialisti in crescita, per far sì che si ricreasse un blocco centrale, ossia una dinamica di bipolarizzazione che avrebbe ripristinato lo status quo e marginalizzata quell’anomalia che è stata l’intesa di governo tra il PS e i partner alla sua sinistra. Qualcuno potrebbe obiettare che la crescita dei liberali e dei populisti di Chega potrebbe sconfessare questa bipolarizzazione, ma in realtà essi rappresentano comunque una continuità col potere costituito, e gli interessi pur con alcune differenze restano comunque in ultima analisi compatibili col capitalismo portoghese.

Queste sono dunque le prime conclusioni che si possono trarre in merito alle dinamiche che si sono sviluppate recentemente in Portogallo. L’auspicio è comunque che il dialogo a sinistra continui, e che non si crei veramente la convergenza al centro a livello di politiche concrete. A pagarne sarebbero i lavoratori, gli anziani, i giovani precari, e il popolo portoghese in generale. Il PCP dal canto suo non molla, e nonostante il ridimensionamento, ha fatto intendere negli scorsi giorni che continuerà a lavorare come sempre per difendere gli interessi dei portoghesi e della patria.

Stefano Araujo

Stefano Araujo, classe 1993, ha conseguito il diploma di master in scienze politiche presso l'Università di Ginevra. Attualmente lavora come assistente presso il Global Studies Institute della stessa università. E' membro del Comitato Centrale del Partito Comunista (Svizzera).