/

MPS: Matriarcato di Pronzini e Sergi?

In giugno, il Granconsiglio ha votato la mozione del Partito Comunista “#HeForShe” che, sulla scia di un progetto di Bologna, chiedeva di istituire una struttura di accoglienza per gli uomini che sono a rischio di violenza per via di difficili situazioni domestiche (leggi qui). È un approccio rivoluzionario e differente nell’importante battaglia della violenza contro le donne, che lavora sugli uomini alla fonte cercando di prevenire situazioni di disagio. Il progetto è stato approvato dal Parlamento ticinese con 69 favorevoli, 0 contrari e 7 astenuti.

7 astenuti. Qualcuno si è astenuto. Anche a sinistra. E chi se non i soliti guastafeste di MPS? La cosa sconcertante è questa volta si tratta di un tema che loro hanno sempre difeso in maniera ferrea e combattiva, cioè quello delle battaglie femministe e dei diritti delle donne. Insieme erano presenti due mozioni sul tema anche del movimento per il socialismo, che chiedevano di aprire hotline e sportelli appositamente dedicati alla questione della violenza domestica, un supporto finanziario alle donne vittime di violenza e un sistema di allerta presso farmacie o altri luoghi con una parola chiave per segnalare il pericolo. Tutte proposte condivisibili e apprezzabili.

MPS, capitanato dal magico duo Pronzini-Sergi, ha però deciso di contestare l’insieme del rapporto sulla base del fatto che la mozione presentata dal PC rischiasse di “sminuire l’importanza del fenomeno (della violenza di genere)” e ancora che sembrasse “giustificare gli atti di violenza da parte di uomini in difficoltà”. I trozkisti hanno poi sottolineato l’estrema differenza di grandezza fra i due fenomeni, e cioè quello della violenza sulle donne e quello degli uomini “in situazioni di difficoltà e autori di violenza”, che vengono ritenuti separati (l’uomo sarebbe violento per sua natura, quindi). L’esponente di MPS si lancia poi parlando di “casi isolati” per questa categoria di uomini, senza portare nessuna argomentazione a sostegno di ciò se non delle generiche accuse al sistema patriarcale, facendo poi crollare la sua credibilità dicendo: “io non lo so quanti di questi vivono questa situazione”.

L’ignoranza acritica, aggressiva e utopistica la fa da padrone in casa dei trozkisti, come al solito. Il motivo di questo approccio di MPS è che loro vogliono creare confusione e rabbia, attirando a loro donne che si sentono oppresse dal patriarcato, convogliandole con queste argomentazioni nell’organizzazione a loro vicina “Io L’otto Ogni Giorno” al fine di sfruttare, un po’ come fa la Lega con i frontalieri, la rabbia di pancia verso situazioni ingiuste come la disparità salariale e le altre discriminazioni di genere.

È evidente invece che chi davvero si interessa di risolvere i problemi di genere, come il Partito Comunista, propone un approccio che è sì diverso ma perfettamente compatibile con una visione progressista dell’emancipazione femminile, comprendendo che la lotta per il superamento delle difficoltà e degli stereotipi di genere dev’essere congiunta e fatta insieme, da entrambi i sessi e su entrambi i sessi. Sicuramente non è una soluzione quella di cercare ad ogni costo di scaricare la colpa di una situazione gravissima a livello sociale, creata e sostenuta da un disequilibrio del rapporto uomo-donna nella nostra società, su una banalizzazione del tema che infine si riduce principalmente ad indicare una presunta violenza intrinseca dell’uomo.

In conclusione, per superare questi retaggi culturali e questi ruoli imposti bisogna lavorare su entrambi i fronti: lottando sì per i diritti delle donne, ma modificando anche il ruolo di genere maschile, così come occorre soffermarsi sulle difficoltà degli uomini che ricadono poi come conseguenza sulle donne e viceversa. Questa è una visione coerente per combattere il problema della violenza sulle donne, delle discriminazioni di genere, e così via. Una visione che il Partito Comunista abbraccia, ma che per MPS risulta essere qualcosa di para-maschilista, dal basso della loro visione arcaica del femminismo e una stupida, cieca e convinta visione di un approccio punitivo nei confronti degli uomini.

Samuel Iembo

Samuel Iembo è stato dal 2015 al 2020 coordinatore della Gioventù Comunista Svizzera. Dopo la maturità presso la Scuola Cantonale di Commercio di Bellinzona, ha iniziato un percorso accademico.