Nella vicina Italia, a Torino, si è tornati a parlare di TAV, o meglio di NO TAV. Una manifestazione gremita, si parla di 70’000 dimostranti, con persone provenienti da ogni parte del paese per dire No al progetto governativo che vuole costruire una rete ferroviaria ultra-veloce fra Torino e Lione devastando il territorio e la comunità di valle.
Perché no alla TAV?
Una grande opera, come viene definita solitamente, la linea del treno superveloce non piace a tanta gente in Italia. Essa sarebbe inutile, in quanto non giustificata da ragionevoli previsioni di traffico merci e passeggeri, costerebbe troppo (tutto a debito della spesa pubblica e proiettato sulle generazioni future erodendo ulteriormente risorse dedicabili a scuola, sanità, pensioni e stato sociale), favorirebbe inoltre la crescita dell’intreccio perverso partiti-imprenditori-mafie. Essa inoltre avrebbe un impatto devastante sul territorio naturale attraversato, compromettendo in modo irreversibile risorse ambientali e salute dei cittadini. I NO TAV hanno realizzato anche un sito per spiegare meglio le loro posizioni e che vi invitiamo a visitare: http://www.notavtorino.org/
Repressione del dissenso
Che il progetto sia particolarmente importante per il governo di Berlusconi appare chiaro dal dispiegamento di forze di sicurezza e dalla ferocia con cui polizia, carabinieri e persino la Guardia di finanza hanno represso le manifestazioni, in buona parte autorizzate e alcune delle quali organizzate addirittura su terreni legalmente affittati. I manifestanti – fra cui bambini e anziani della comunità vallerana – sono stati sgomberati con una violenza inaudita sotto il fuoco di proiettili di gomma, di lacrimogeni (i CS vietati dalla convenzione di Ginevra ma che il governo di Roma utilizza regolarmente per sedare le rivolte) e l’avanzare delle ruspe. A 10 anni di distanza sembrava di rivedere in montagna, quello che era accaduto a Genova in occasione della riunione dei G8 nel 2001. La caccia al manifestante (vedi video) è poi proseguita nei boschi circostanti, costringendo il popolo dei NO TAV a scappare e a organizzare l’autodifesa militante.
I “Democratici” con la Lega
“Aggredire poliziotti che difendono un cantiere legittimo non è accettabile”, così sostiene Paolo Bersani, segretario del Partito Democratico, il principale partito della cosiddetta opposizione a Berlusconi, in realtà completamente d’accordo con il governo su ampia parte dei provvedimenti. Il sindaco di Torino, anche lui del PD e autodefinitosi di “centro-sinistra” Piero Fassino parla di “violenti e facinorosi” firmando un comunicato congiunto con il presidente della Regione Piemonte, nientemeno che un esponente fascista della Lega Nord, in cui ribadisce “l’importanza strategica della TAV e la volontà di andare avanti senza farsi intimorire” dal popolo. Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napoletano, uno dei peggiori guerrafondai della classe politica italiota, parla di “violenza eversiva”, diversi parlamentari della destra berlusconiana addirittura di “terrorismo”. Ma è davvero così?
I comunisti con il popolo
I giornali italiani, come sempre ligi al loro padrone-editore-premier, non sono da meno e hanno parlato della violenza dei manifestanti NO TAV, di migliaia di cosiddetti “black block” infiltrati. Totalmente diversa la posizione dei Giovani Comunisti di Torino (vedi video), presenti con tre spedizioni di difesa organizzata in valle: si tratta di “invenzioni mediatiche utili per nascondere la verità: il popolo della valle non vuole la TAV, né la truppa d’occupazione formata da 2mila unità in un paesino che di poco supera i 900 abitanti”. Il movimento NO TAV domenica era partito con l’idea di “assediare” il cantiere da più sponde. I giovani comunisti torinesi spiegano: “non avevamo intenzione di riprenderci il cantiere perché l’impresa era oltre le nostre forze, ma l’assedio era ed è stato il nostro obiettivo del tutto riuscito. I black block non c’erano, o al massimo erano le forze dell’ordine. Domenica ci siamo presentati con un abbigliamento adeguato per la manifestazione, ossia caschetti, fazzoletti, occhialini e maschere anti-gas. Perché lunedì mattina siamo stati cacciati dal presidio in malo modo, malmenati e intossicati con armi chimiche e braccati nei boschi. Quelli che per i giornali erano black block in realtà erano i compagni e cittadini della valle con un abbigliamento di autodifesa. Ad un movimento pacifico, non armato, che avanza, le forze dell’ordine hanno iniziato una guerra, lanciando lacrimogeni ad altezza uomo, proiettili di gomma, idranti, addirittura pietre dal cavalcavia. Solo a quel punto ognuno ha tentato di difendersi come meglio poteva. E noi rivendichiamo il diritto all’autodifesa contro chi vuole uccidere il proprio popolo in nome del Dio denaro. Rivendichiamo la nostra difesa del territorio e denunciamo lo spreco di denaro pubblico. Una TAV che verrà finanziata con l’aumento dei ticket sanitari. Solito copione. Spremere i tanti, per il beneficio dei pochi. Ma ora noi diciamo basta e questo loro non possono tollerarlo”.
Crescita sostenibile?
L’ex sindaco di Torino Sergio Chiamparino, del PD è secco: “Bersani e il PD sulla TAV hanno tenuto una linea chiara. Vendola e Di Pietro scelgano tra la crescita o il ritorno all’Ottocento. Deve essere chiaro chi, a sinistra, vuole la crescita e chi invece la decrescita. Io credo che una sinistra che vuole governare debba essere per la crescita, sostenibile certo!”. In realtà così sostenibile la TAV non è, come dimostrano queste lotte che durano ormai da anni e che non trovano affatto soddisfatta la popolazione del luogo. Ma alla fine anche “Sinistra Ecologia e Libertà” (SEL), il partito di Nichi Vendola creato da una scissione a destra di Rifondazione Comunista e visto da tanti osservatori come il futuro della sinistra alternativa italiana, per bocca del suo capogruppo M. Curto ha dichiarato: “noi siamo in maggioranza è firmeremo quel documento”. Un documento programmatico che – è bene ricordarlo – contiene il punto strategico di realizzazione della TAV. SEL, come previsto, quindi, si piega al Partito Democratico abbandonando la sua base. Contro il mega-progetto e al fianco della popolazione della Val Susa sono rimasti ormai pochi: la Federazione della Sinistra (che riunisce Rifondazione Comunista e il Partito dei Comunisti Italiani) e i Verdi.
Anticapitalismo?
Si può considerare quella contro la TAV una lotta di tipo anti-capitalistico? il Partito Comunista Ticinese, sezione del Partito Svizzero del Lavoro è una delle organizzazioni europee della sinistra di tradizione marxista-leninista più aperte sul tema. In un documento politico del partito della Svizzera italiana affronta proprio la questione delle grandi opere, come potrebbe essere considerata la linea Torina-Lione: “dopo il periodo drogato di neoliberismo, assistiamo man mano all’aumento di movimenti di resistenza contro la devastazione del territorio, della natura, della stessa vita comunitaria e in particolar modo contro le cosiddette grandi opere. Spesso senza rendersene conto (aspetto soggettivo), tali movimenti popolari di resistenza alle grandi opere o alle grandi reti di distribuzione di energia che poi spesso si sviluppano in una critica all’intreccio mafoso fra affari e politica, mettono in discussione proprio la regola latente dell’accumulazione allargata del plusvalore e quindi dispongono di un potenziale anti-capitalista (aspetto oggettivo) che come marxisti non possiamo non vedere e di cui anzi dobbiamo esplicitare la presenza. In tutto questo il tema della decrescita assume un’importanza centrale. Essa è forse una delle poche prospettive anticapitaliste concrete nel mondo occidentale in declino, perché consente di colpire elementi vitali per il capitalista di accumulo di plusvalore”.