Avvocati frontalieri che non conoscono il diritto svizzero? Il parlamento ha le mani legate…

Le condizioni per poter esercitare la professione di avvocato in Svizzera e in Ticino sono chiare: chi dispone di un bachelor universitario in diritto o di un titolo equivalente può essere iscritto nel registro cantonale dei praticanti ed assolvere il periodo obbligatorio di pratica legale di due anni. Dopo tale periodo, se risulta a beneficio di un Master in diritto, il praticante può sostenere l’esame per il brevetto di avvocato, ottenuto il quale si può iscrivere al Registro cantonale degli avvocati e quindi esercitare la libera professione. La deputata Sabrina Aldi, esponente della Lega dei Ticinesi, ha però evidenziato con una iniziativa parlamentare come la situazione sia diversa per chi è già a beneficio di un brevetto di avvocato rilasciato all’estero: “in questo caso ci si iscrive all’albo UE e AELS che, di fatto, permette di esercitare la professione di avvocato immediatamente dopo l’iscrizione e senza dover sostenere alcun tipo di esame e senza dover dimostrare di avere la benché minima conoscenza del diritto svizzero”.

Secondo Sabrina Aldi, occorre regolamentare di più le autorizzazioni per gli avvocati stranieri.

Carenze nella tutela dei clienti

Concretamente quindi, un avvocato che ha studiato all’estero e ha ottenuto all’estero il relativo brevetto può tranquillamente esercitare in Svizzera senza aver nessuna conoscenza delle nostre leggi. A ciò si aggiunge – sempre secondo Aldi – il problema della lingua: senza la padronanza di una seconda lingua nazionale oltre all’italiano, infatti, diventa arduo analizzare dottrina e giurisprudenza, che in Svizzera sono essenzialmente in francese o tedesco. Secondo la deputata ciò “non permette concretamente un’adeguata tutela del cliente che non si immagina neanche l’importanza di possedere tali conoscenze e pertanto, spesso, non si informa in maniera adeguata”. Da qui la richiesta di introdurre questo criterio come condizione per poter esercitare nel nostro Paese. Una carenza nella tutela dei clienti che è stata ammessa anche dall’Ordine degli Avvocati del Canton Ticino e dalla Commissione Giustizia e Diritti del Gran Consiglio ticinese: chi necessita di un legale potrebbe non sapere di avere a che fare con un professionista, che magari costa pure meno di un avvocato locale, non adeguatamente formato.

Un problema conosciuto anche altrove

Quanto sollevato non è una peculiarità ticinese: problemi fra avvocati indigeni ed esteri sono emersi anche in altri Paesi, come Italia e Germania. Il governo tedesco si spinse fino a parlare di un tentativo di compromettere la buona amministrazione della giustizia, considerato il fatto che l’accesso di avvocati stranieri davanti ai tribunali tedeschi crea “difficoltà dovute al difetto di conoscenze delle normative interne”. Ma la Corte europea era intervenuta per imporre il primato del “mutuo riconoscimento dei titoli professionali degli avvocati migranti”. Una situazione, questa, che riguarda anche la Confederazione: l’accordo tra Svizzera e Unione Europea sulla libera circolazione delle persone del 1999 – stando alla Commissione parlamentare e allo stesso Consiglio di Stato ticinese – “non lascia intravvedere alcuna possibilità di introdurre la conoscenza di una seconda lingua nazionale per esercitare la professione di avvocato”.

Per il deputato comunista, gli accordi bilaterali rappresentano un ostacolo alla sovranità elvetica.

I comunisti si astengono: dov’è finita la nostra sovranità?

Da qui la bocciatura dell’iniziativa Aldi accolta da tutto il parlamento con pochissime eccezioni, fra cui quella del Partito Comunista, che si è astenuto per dare segnale politico. Il deputato Massimiliano Ay ha preso la parola premettendo: “capisco che la Commissione non poteva fare diversamente senza andare a cozzare contro il diritto superiore”, ma poi ha specificato: “mi sembra grave che questi accordi bilaterali fra Svizzera e Unione Europea ora ci impediscano di porre dei paletti qualitativi per tutelare i cittadini di fronte ad avvocati esteri che non conoscono le lingue e forse nemmeno il diritto svizzero” e ha concluso: “il Partito Comunista è contro questi accordi contrari alla nostra sovranità di garantire la professionalità della giustizia”!