Il cantiere ex-Palace
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Vietare il subappalto e il prestito di manodopera. Ma il fronte progressista non è unanime…

Il cantiere ex-Palace

Il problema dei subappalti e delle pratiche di sfruttamento della manodopera sui cantieri ticinesi non fa ormai più parte delle cronache sindacali, ma è diventato un problema giuridico a tutti gli effetti: il procuratore John Noseda ha infatti aperto un’inchiesta sulle ultime note vicende del cantiere ex-Palace di Lugano. Nel frattempo anche la politica si sta muovendo. Il deputato in Granconsiglio per la lista unitaria MPS-Partito Comunista, nonché sindacalista UNIA, Matteo Pronzini ha presentato un’iniziativa parlamentare in cui chiede una modifica della Legge sulle commesse pubbliche e più precisamente che venga modificato l’articolo 24 in questo modo: “Ogni forma di subappalto e prestito di manodopera per l’esecuzione del lavoro aggiudicato è vietata”.

Contro l’iniziativa di MPS-Partito Comunista si è schierata di fatto la candidata di punta degli ecologisti al Consiglio Nazionale nonché attuale granconsigliera Greta Gysin, la quale in una recente trasmissione su TeleTicino ha affermato che “i subappalti sono un problema etico e non lo si risolverà né con la regolamentazione né con i controlli, ma solo con il coinvolgimento dei datori di lavoro”. No quindi a divieti e a sanzioni per quella fetta di padronato disonesto, quanto piuttosto dialogo per far loro capire che eticamente stanno sbagliando.

A sinistra dello spettro politico questa impostazione viene però tendenzialmente rifiutata! Christophe Bianchi dell’associazione culturale “La Sinistra” su Facebook si sfoga: “Greta Gysin ha dimostrato di comprendere poco o nulla. L’idea di vietare una pratica deleteria per i lavoratori, ma anche per le imprese (oneste), non l’ha neppure sfiorata!”.

PC e MPS vogliono vietare il subappalto!

Come ci spiega Massimiliano Ay, segretario del Partito Comunista (PC): “certamente esiste anche una mancanza di etica in una larga parte del padronato come suggerisce Gysin, ma i subappalti costituiscono anzitutto un problema politico che va affrontato vietando queste pratiche e punendo severamente quella parte di padronato senza scrupoli che ne fa uso. L’iniziativa avanzata dal nostro deputato è quindi l’unica soluzione chiara e coerente per difendere le condizioni di lavoro degli operai”.

In sintesi l’esponente dei Verdi rifiuta quindi controlli sui padroni d’impresa ed eventuali sanzioni, in quanto le scelte etiche non potrebbero essere represse. Per i comunisti, invece, non è tanto un problema etico, ma un modo per sfruttare ulteriormente i lavoratori e rovinare le industrie più piccole. Si tratterebbe insomma di un reato economico che meriterebbe di essere sanzionato. E il Partito Socialista (PS)? La loro è una posizione mediana di tipica “quadratura del cerchio” per non ammettere i caratteri nefasti degli accordi bilaterali con l’UE da loro sempre accolti senza remore: il PS non parla dunque di divieto o di sanzioni ai datori di lavoro, ma propone di creare “un deposito di garanzia per le ditte che ricorrono al subappalto”.

Il problema delle gare d’appalto è che esse sono incentrate sulla maggiore concorrenzialità prezzi e in nessun modo sulla qualità del lavoro. In questo modo colui che riesce a conquistare un appalto a prezzi particolarmente vantaggiosi, in realtà scarica i costi reali sul subappaltante (che spesso è un’azienda straniera che non rispetta del tutto la legislazione svizzera, già molto carente, sui diritti del lavoro), il quale a sua volta li farà pagare ai lavoratori (spesso precari e messi nella situazione difficile di dover accettare condizioni di lavoro pessime). In caso in cui la giustizia venga a scoprire situazioni di illeciti ai danni degli operai, la ditta che ha avuto l’appalto dallo Stato è esonerata da qualsiasi colpa (essendo la responsabilità dell’azienda a cui ha subappaltato il lavoro reale), ciononostante la prima impresa da queste situazioni ha tratto comunque dei profitti.

1 Comment


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    Giovanni Galli ha detto:

    Concordo con l’articolo. In particolare vorrei ricordare che già papa Leone XIII, nella enciclica Rerum Novarum, eravamo nel 1891, considerava il capitalismo etico.
    Una via etica del capitalismo appunto … strategicamente in contrapposizione al sindacalismo e alle organizzazioni socialiste, anarchiche del tempo. Ma pure frutto di un disegno assistenziale delle relazioni umane. Proprio come CL oggi.
    CL, vale a dire Comunione e Liberazione, i cattolici possono ben parlare di capitalismo etico, e lo fanno.
    Ecco quindi che all’anima imprenditoriale i verdi aggiungono una vena spirituale.
    In verità capitalismo ed etica fanno rima come rapina e moralità …

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