I comuni ticinesi un po’ più rossoverdi?

Domenica 18 aprile si sono chiuse le urne per le elezioni comunali nel Canton Ticino: proviamo ad analizzare ora, a mente fredda, i risultati ottenuti in area progressista. Farlo ha la sua importanza poiché la realtà comunale non va sottovalutata da chi si pone nell’ottica della trasformazione sociale: anche lì la teoria può essere trasformata in prassi in modo effettivamente percepibile dal cittadino.

Il Partito Socialista tiene nei centri e cresce in periferia

Il Partito Socialista ha guadagnato 11 nuovi municipali e 31 consiglieri comunali, mostrando una discreta avanzata nei comuni medio-piccoli e conservando la fiducia degli elettori nei grandi centri del cantone (dove non sono però mancati i segnali di cedimento, ad esempio a Lugano). Di che rallegrare il co-presidente cantonale Fabrizio Sirica, che durante il comitato cantonale del 28 aprile ha dichiarato: “la sinistra ha vinto le elezioni, tra le aree politiche abbiamo il miglior risultato di seggi in più sia negli esecutivi, sia nei legislativi”. L’ex-sindacalista non nasconde però qualche timore: “il PS è oggettivamente sotto pressione nei legislativi delle città, c’è una frammentazione nell’area che nel futuro può portare il rischio di travasi di voti verso i Verdi o la sinistra alternativa”.

Soddisfatto del risultato elettorale il co-presidente socialista Fabrizio Sirica.

I Verdi crescono ma non sfondano

Il partito ecologista non ha ottenuto i risultati sperati, poiché la famosa “onda verde” verificatasi in Svizzera interna non sembra aver passato le Alpi. I vertici dei Verdi si sono affrettati a felicitarsi del risultato, segnalando il raddoppio dei municipali (passati da 2 a 4) e dei consiglieri comunali verdi (passati da 30 a 60). Ma guardandolo da vicino, questo apparentemente ottimo risultato pare essere più opaco di quanto lascino intendere i Verdi.

Il caso di Locarno è emblematico: Pierre Zanchi, l’unico municipale conquistato dai Verdi in uno dei grandi centri del cantone, si è infatti candidato come indipendente, e non è ancora chiaro quanto opererà di concerto con la dirigenza cantonale. Ma anche gli eletti in consiglio comunale sembrano avere ben pochi legami col Partito che dovrebbero rappresentare: uno di loro risulta essere addirittura un transfugo liberale, mentre il coordinatore regionale dei Verdi Matteo Buzzi non è stato riconfermato nel legislativo locarnese. Negli altri centri, il risultato non è peraltro stato strabiliante come ci si aspettava: a Lugano i Verdi sono passati da 3 a 5 seggi, mentre a Bellinzona da 2 a soli 3 seggi.

Malgrado l’estromissione di Matteo Buzzi, Samantha Bourgoin ha ribadito la strategia dei Verdi.

Quella che per Samantha Bourgoin è stata la chiave del successo, ossia “aver lasciato spazio alle singolarità di ogni comune, lasciando le sezioni libere di allearsi con l’estrema sinistra a Bellinzona, con il PS a Mendrisio, a Chiasso, e di correre da soli a Locarno”, sembra dunque aver anche offuscato il risultato di un partito da cui in molti (non tutti) si attendevano un risultato ben più spettacolare. Se una progressione sostanziale c’è senz’altro stata, questa libertà concessa a livello comunale sulla politica delle alleanze ha dunque anche alimentato la già latente ambiguità politica dei Verdi.

Il flop di trotzkisti e ForumAlternativo

L’opposizione “dura e pura” portata avanti dai trotzkisti di MPS e la novità rappresentata dal ForumAlternativo (FA) ha di fatto fallito nel suo tentativo di “assalto alla diligenza”: malgrado le elevate aspettative, il bilancio è assai contenuto, come dimostrano i risultati ottenuti nei centri.

Per MPS, va registrata una crescita estremamente limitata a Bellinzona, dove i trotzkisti correvano coi Verdi e dove l’elezione di Matteo Pronzini a municipale era data per certa dai vertici del movimento: mancata l’entrata nell’esecutivo, MPS non ha però brillato neanche in consiglio comunale, dove ha guadagnato solo 1 seggio. Decisamente peggio è andata a Lugano: i trotzkisti non hanno infatti ottenuto nessun seggio in consiglio comunale nonostante il vento in poppa mediatico ottenuto con il lancio di un referendum sul Polo Sportivo di Cornaredo. Un vero e proprio fuoco di paglia, insomma, considerato che MPS sembrava avere centrato la propria strategia unicamente su questi due Centri.

Sconfessati i pronostici di Pino Sergi: Matteo Pronzini non entra nel municipio della capitale

Per quanto riguarda il FA invece, benché i vertici del movimento fondato da Franco Cavalli abbiano parlato di “risultato storico”, ci sembra però difficile parlare di un reale radicamento territoriale del movimento in sé. Se alle sue prime elezioni comunali il FA ha effettivamente ottenuto 8 seggi in 6 comuni ticinesi, la maggioranza dei suoi eletti (7 su 8) proviene dal Locarnese – regione d’origine di Cavalli – dove rinunciando a costituire liste alternative il Forum ha scelto di allearsi perlopiù con la socialdemocrazia. Da rilevare inoltre il mancato ingresso del FA nel Legislativo di Bellinzona, dove il movimento correva invece insieme ai Verdi e a MPS. A Lugano, la rielezione di Demis Fumasoli, uscente dal gruppo socialista, è in grandissima parte dovuta ai voti preferenziali (peraltro arrivati perlopiù da destra) sul singolo candidato notoriamente popolare, che non su una buona performance della lista FA-POP.

Soddisfatti i comunisti, tra radicamento locale e ringiovanimento

I risultati del Partito Comunista hanno suscitato l’entusiasmo dei suoi militanti perché tutti i tre obiettivi che erano stati prefissati oltre un anno fa (leggi qui) sono stati raggiunti: rieleggere Lea Ferrari quale Municipale a Serravalle, garantire la presenza del Partito Comunista nei grandi centri (rientrando nel consiglio comunale di Locarno) e raddoppiare nel complesso gli eletti nei comuni ticinesi. Il PC ora è presente a Bellinzona, Lugano, Locarno, Chiasso, Serravalle, Gordola, Losone, Capriasca, Alto Malcantone e Morbio Inferiore. È un risultato di tutto rispetto anche a fronte degli ignobili attacchi anti-comunisti ricevuti a poca distanza dal voto sui social e sul quotidiano LaRegione (leggi qui).

Da noi contattato, Edoardo Cappelletti, responsabile degli enti locali per il Partito Comunista ha così commentato l’esito delle urne: “Il risultato conseguito è pienamente soddisfacente e avvalora la strategia di ricercare le più ampie intese a livello comunale, mantenendo sempre salda l’identità politica dei comunisti. Il Partito consolida così il proprio lavoro di radicamento territoriale, responsabilizzando anche sul fronte istituzionale numerosi giovani militanti. Prossimamente si tratterà di rilanciare la Commissione Enti Locali, che assolvendo compiti di formazione e coordinamento intende rafforzare l’intervento dei comunisti nei diversi consessi comunali”.

Si rallegra del risultato il comunista Edo Cappelletti, riconfermato nel legislativo luganese.

Va infine rilevata la giovane età di molti membri eletti del Partito Comunista, a segnalare la non indifferente capacità d’analisi e d’azione che il PC garantisce ai suoi membri che partecipano regolarmente a dei corsi di formazione politica: le ragazze e i ragazzi eletti non hanno ricevuto la fiducia dell’elettorato solo in quanto giovani, quindi, ma poiché sono persone effettivamente meritevoli sul piano politico.

Vince la sinistra unitaria, marcia sul posto l’opposizione settaria

Nel complesso, le elezioni comunali dell’aprile 2021 hanno certamente premiato la sinistra ticinese, che esce rafforzata da questo scrutinio e recupera parte del terreno perso negli ultimi decenni. Il bilancio globale è però più frastagliato: ci sembra di poter affermare che ad aver tratto maggiore beneficio da questa tornata elettorale siano state le liste progressiste unitarie, spesso basate su una collaborazione locale fra socialisti e comunisti, mentre l’opposizione “dura e pura” (quando non esplicitamente settaria) incarnata dal MPS e (dove non ha corso con il PS) dal FA, sostenuti qua e là dai Verdi, non è stata premiata dall’elettorato. Un risultato che dimostra ancora una volta la necessità di una riflessione profonda sulla natura e l’opportunità delle alleanze a sinistra: sulla coerenza con la quale vengono in generale promosse a livello comunale, nonché sui passi avanti compiuti da quelle concluse sulla base di rapporti costruttivi e di piattaforme politiche condivise, improntate allo spostamento a sinistra delle realtà politiche locali.