Ludo Martens, leader rivoluzionario, giornalista e storico del movimento operaio belga non ce l’ha fatta a superare la malattia. Domenica 5 giugno è spirato lasciando sgomenti tutti i compagni della sinistra combattiva europea e del movimento anti-imperialista, soprattutto in Africa, in cui era stato molto attivo.
Figlio primogenito di un produttore di mobili, Ludo Martens è cresciuto nella piccola città di Wingene, Fiandre Occidentali. A scuola ha sviluppato una passione per la lingua e divenne direttore del giornale ABN (“Algemeen Nederlands Beschaafd”). Questo amore per la lingua lo portò a scrivere un romanzo sulla resistenza alla dittatura spietata di Mobutu in Congo e a farsi promotore di festival di poesia internazionalista.
Nel 1965, il giovane Ludo Martens studiò medicina. Era uno studente modello, ma la vita accademica non era per lui e iniziò a dedicarsi alla politica nell’organizzazione studentesca KVHV di ispirazione cattolica, portandola sempre più su posizioni di sinistra finché costituirà una nuova organizzazione studentesca progressista che contrasterà il carattere élittario, borghese e nazionalista dell’università fiamminga. Questa sua attività rimase sullo stomaco del clero, delle autorità accademiche e della destra nazionalista che iniziarono a contrastare attivamente il leader studentesco fino alla sua espulsione dall’università. Il movimento del ’68 lo porterà a Berlino in contatto con gli studenti in rivolta e imparando a conoscere l’opera di Marx, Engels, Lenin, Stalin e Mao. Tornato in Belgio saprà unire studenti e operai in una medesima lotta, stravolgendo la tradizione di quel paese che vedeva spesso gli studenti attaccare i lavoratori in sciopero.
La lotta contro il gretto nazionalismo in Belgio ha costituito un filo rosso nell’esistenza di Ludo Martens: rifiutando il separatismo fra valloni e fiamminghi, Martens lavorerà per l’unità dei lavoratori contro la borghesia belga, sia fiamminga che vallona. E quando altri partiti, compreso quello “comunista”, uno dopo l’altro, si separarono su base linguistica, Ludo Martens diventato presidente del Partito del Lavoro del Belgio (PTB) lo mantenne un partito unito con membri provenienti da tutte le regioni uniti dal medesimo ideale. Ludo Martens non si limitò, però, a combattere il nazionalismo, ma anche il razzismo. Al liceo sviluppò ad esempio il movimento per la questione della liberazione dei neri negli Stati Uniti. E, molto più tardi, nel 1991, lanciò anche una raccolta di firme per il diritto di cittadinanza agli immigrati che vivono in Belgio da almeno 5 anni.
Ludo capì che, per gli studenti, la scelta dell’autodeterminazione della loro vita sorge in particolare alla fine dei loro studi. Quali scelte esistono? Come mantenere il proprio impegno sociale? In questo dibattito tra studenti di sinistra, l’influenza di Ludo Martens è dominante. Insieme gli studenti analizzano il “Che fare?” di Lenin e molti giovani laureati decidono di andare a lavorare nelle fabbriche come semplici manovali per, una volta all’interno dello stabilimento, iniziare a fare agitazione per organizzare gli operai. Nel gennaio 1970 25mila minatori entrano in sciopero selvaggio per sei settimane e Ludo Martens avrà un ruolo d’avanguardia politica. Da lì inizierà la riflessione per fondare un nuovo partito operaio. Nasce “Tutto il potere ai lavoratori”, in sigla bilingue AMADA/TPO, prima giornale e poi associazione.
Dieci anni dopo si è pronti per passare dall’associazione al partito e si costituisce formalmente il Partito del Lavoro del Belgio (PTB). Oggi il PTB ha oltre 4’500 soci, è attivo in 30 città e dispone di cellule operaie in 120 aziende e uffici a Bruxelles, in Vallonia e nelle Fiandre. Il Partito creato da Ludo gestisce anche 11 centri primari di medicina popolare al servizi dei meno abbienti che impiega 60 fra medici e infermieri e cura 25mila pazienti. Nel 1999 Ludo abbandona la direzione del Partito per concentrarsi sulla solidarietà anti-imperialista e internazionalista in Congo e produrrà nel frattempo documenti politici che invitano il PTB a iniziare una fase di riforma interna per adattarsi al XXI secolo. Grazie a queste riforme il Partito ha triplicato i suoi consensi elettorali, ha aumento i suoi eletti nei comuni e ha adottato una nuova linea di massa che sta portando molti operai a militare nel progetto politico.
Ludo è stato sempre molto severo con se stesso e sapeva fare autocritica: l’iniziale linea anti-sindacale del partito viene ad esempio accantonata per favorire il lavoro con i sindacalisti di base che non seguono le direttive dei vertici compromessi con il padronato. Ma non soltanto: se negli anni ’60 e ’70 i fondatori del PTB condannarono l’Unione Sovietica come “socialimperialista” e “revisionista”, con il tempo Ludo Martens riconobbe che il settarismo ideologico di stampo maoista non avrebbe portato a niente di buono. Certo Ludo continua a criticare il sistema statico e l’erosione dei principi leninisti di Mosca, ma inizia a fornire una lucida analisi della realtà più sfumata, che non si limita ad una analisi semplicistica o estremista. “Se il capitalismo è effettivamente riuscito a penetrare l’Unione Sovietica, sarà un disastro non solo per i milioni di persone che vivono in Oriente, ma anche per il movimento operaio qui da noi” disse una volta. Dopo il crollo del 1991, Ludo Martens decise di lanciare un appello all’unità dei marxisti-leninisti di varia estrazione (eslcudendo riformisti e troskisti), su questa base sorgerà il Seminario Comunista Internazionale che ancora oggi si riunisce annualmente a Bruxelles. Un evento, questo, che, nell’era della globalizzazione, si propone di contribuire ad agevolare gli scambi tra i partiti comunisti e rafforzare i rivoluzionari del mondo.
Da tutto il movimento operaio fra domenica e lunedì si sono alzati cori di cordoglio all’indirizzo del Partito del Lavoro belga. Ci limitiamo per competenza alla Svizzera, dove si segnala in particolare il messaggio di condoglianze inviato nelle prime ore del giorno successivo al decesso dal Partito Comunista del Canton Ticino per mano del segretario Massimiliano Ay, formatosi proprio sui testi di Martens e la cui ammirazione per il nuovo corso del PTB è nota. Scosso dalla notizia anche Leonardo Schmid, già segretario nazionale del Partito Svizzero del Lavoro e in diretto contatto con Bruxelles. A Ginevra è in lutto anche il Centro Elvetico di Studi Marxisti diretto da Esteban Munoz che collaborava con l’Università Marxista del Belgio organizzata proprio dal partito di Ludo Martens. Da Berna è Cyrille Baumann, membro del Comitato Centrale del Partito Svizzero del Lavoro a esprimere tramite Facebook il cordoglio dei militanti per la grave perdita.
[…] ad agevolare gli scambi tra i partiti comunisti e rafforzare i rivoluzionari del mondo. La sinistra belga in lutto per la scomparsa di Ludo Martens __________________ […]