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L’Internazionale socialista verso la scissione? Anche il PSS potrebbe abbandonarla…

Già nel gennaio 2012 il nostro portale raccontava in questo articolo come vi fossero movimenti atti a distruggere dall’interno l’Internazionale Socialista (IS). Ma ora la crisi è di fatto scoppiata. All’insaputa dei militanti di base, i vertici delle socialdemocrazie occidentali sembrerebbe stiano suonando il de profundis della storica IS, ovvero l’organizzazione che riuniva i partiti socialdemcratici e laburisti del mondo. Persino il Partito Socialista Svizzero (PSS) parebbe propenso alla svolta.

La SPD all’attacco!

Lo scorso 22 maggio è infatti stata costituita a Lipsia la “Alleanza Progressista”, come una nuova Internazionale socialista. Quella che possiamo chiamare per ora una “semi-scissione” è stata promossa dal Partito Socialdemocratico di Germania (SPD) e dal suo leader Sigmar Gabriel, che ha subito ottenuto il pieno sostegno del Partito Laburista della Gran Bretagna, del Partito Laburista Olandese (PvdA) e dal Partito Socialdemocratico di Svezia. Gabriel ritiene, infatti, che l’Internazionale Socialista non solo sia troppo di sinistra (?) ma soprattutto ormai non rappresenterebbe più la “voce della libertà”. Anche Leyla Gül, co-segretaria generale del PSS elvetico è d’accordo: la sua critica appare però più orientata a disfunzioni organizzative che rendono la IS una realtà “insignificante” e incapace di essere “efficace” sul piano internazionale.

L’Internazionale dei dittatori

Le accuse della SPD all’IS sono sostanzialmente due, ma di carattere opposto e anche un po’ incoerente. La prima è che l’Internazionale Socialista non ha voluto espellere alcune sigle responsabili dei regimi autoritari di Tunisia ed Egitto, poi caduti a seguito delle rivolte arabe del 2011: in effetti il partito RCD del dittatore tunisino Zine Abidin Ben Alì e il partito NDP del dittatore egiziano Hosni Mubarak sono rimasti fino all’ultimo partner dei socialdemocratici di tutto il mondo, forse anche perché essi erano alleati degli Stati Uniti e dell’Occidente (e fino al giorno prima piacevano anche alla SPD tedesca). La seconda accusa è invece d’altro tipo: nell’Internazionale Socialista troverebbero posto partiti considerati “estremisti” che continuano – non sia mai! – ad essere anti-imperialisti e rivoluzionari (?). Lo ha spiegato di recente anche l’ex-maoista Alan Posener sul quotidiano conservatore “Die Welt” lodando la decisione del dirigente della SPD che non se la sentirebbe più di “sedersi al medesimo tavolo con dei criminali”. In pratica si accusa i socialisti di essere stati “prigionieri di un anti-imperialismo naiff che li ha portati al fianco di movimenti patriottici, anti-democratici, autoritari, anti-semiti e anti-occidentali” e ha indicato nella nuova organizzazione una linea politica più adatta ad un non meglio precisato “pensiero occidentale” rispetto ai socialisti latinoamericani, soprattutto, considerati troppo …socialisti! Ma quali sarebbero, allora, questi partiti così …osceni, secondo Posener? Il Movimento di liberazione nazionale dell’Angola (MPLA) colpevole di aver reso indipendente l’Angola, il Fronte Sandinista del Nicaragua (FSLN) colpevole di essere amico di Cuba e del Venezuela, il Fatah palestinese, colpevole di non arrendersi all’espansionismo dei sionisti israeliani e ritenuto per questo “anti-semita”. In pratica tutti movimenti che, più che rivoluzionari, sono semplicemente autonomi rispetto ai diktat neo-colonialisti. Come sempre tutti coloro che non lodano l’UE e gli USA sono automaticamente criminali e anti-democratici, anche se politicamente moderati. Certo che dare dei criminali a persone democraticamente elette come il presidente nicaraguense Daniel Ortega o a Mahmud Abbas, fin troppo morbido con Israele, è al limite del temerario, per non dire altro.

I nuovi socialisti devono essere …liberali

La fodazione dell’Alleanza Progressista è insomma una scissione a destra dell’Internazionale Socialista che ha per obiettivo di incorporare i partiti socialdemocratici occidentali ad organizzazioni apertamente borghesi, come il Partito Democratico degli Stati Uniti e il Partito Democratico italiano. Non a caso tutti i partiti socialdemocratici europei hanno aderito alla nuova Internazionale. Molti di essi però non hanno ancora formalizzato l’uscita dall’Internazionale Socialista. Ma ad esempio la SPD tedesca ha ridotto la propria quota sociale dal 100’000 sterline a sole 5’000, un tonfo pesantissimo per le casse comuni, che pesa ulteriormente visto che i tedeschi sono stati seguiti a ruota dalla SPÖ austriaca, mentre il Labour inglese, il PvdA olandese e il DNA norvegese si sono retrocessi a “osservatori”, così come altri partiti che hanno semplicemente rifiutato di pagare le tasse d’iscrizione. Per quanto riguarda la Svizzera, stando alle informazioni che Leyla Gül ha fornito al quotidiano romando “Le Temps”, la Presidenza dovrà decidere nel corso dei prossimi mesi se anche il PSS adotterà tali provvedimenti.

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