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Alleanza inter-parlamentare contro la Cina: la nuova guerra fredda “verde”

All’inizio dello scorso mese di giugno è stata fondata l’Alleanza Inter-parlamentare sulla Cina (IPAC), composta inizialmente da deputati di otto parlamenti, fra cui quelli degli Stati che dimostrano la maggiore aggressività nei confronti della Repubblica Popolare. Fra questi troviamo gli Stati Uniti, l’Australia e il Giappone. A parlare con dovizia di particolari è lo studio pubblicato dal sito german-foreign-policy.com ma ripreso anche dal settimanale socialista “Unsere Zeit” edito del Partito Comunista Tedesco (DKP).

L’obiettivo dell’IPAC è chiaro: fornire una “risposta coordinata” dell’Occidente contro l’emergere della Cina. Fuori dal politichese significa far applicare anche in Europa le sanzioni americane contro i cinesi: insomma l’IPAC è un’alleanza di chi vuole rendere l’UE sempre e comunque un ente vassallo di Washington e del più feroce atlantismo. Un progetto che risponde alle esigenze della NATO di costringere i paesi europei a un maggiore interventismo – eventualmente anche militare! – contro la Cina e il Partito Comunista Cinese.

Dai fascisti ai verdi, passando da Fabian Molina: tutti contro Pechino

Nell’IPAC hanno certamente un ruolo prominente i parlamentari degli Stati Uniti che più si stanno profilando come degli “hardliner” nella loro foga sinofobica: il repubblicano Marco Rubio e il democratico Bob Menendez. Ma l’odio anti-cinese coinvolge anche la sinistra: alla co-presidenza dell’Alleanza troviamo infatti due esponenti di spicco dei Verdi tedeschi: la deputata al Bundestag Margarete Bause e l’europarlamentare Reinhard Bütikofer.

Ma non mancano nemmeno deputati svizzeri, benché la Confederazione non faccia parte dell’UE: ecco il figliol prodigo della socialdemocrazia liberal elvetica Fabian Molina, per anni al vertice della Gioventù Socialista, oggi capofila della lotta contro il Partito Comunista Cinese, anche lui co-presidente di questa alleanza imperialista e che per l’occasione non ha problemi a sedersi al fianco di un altro deputato elvetico, l’UDC Yves Nidegger.

Regolamenti a geometria variabile

L’IPAC vuole che la Cina – considerata proprio in quanto a guida comunista “una sfida decisiva per gli stati democratici del mondo” – rispetti tutta una serie di norme, le quali però vengono disattese proprio da chi pretende di imporle.

E così Pechino deve sottostare – secondo questi parlamentari neo-colonialisti – agli “standard del diritto internazionale”; ma non si parla delle guerre di aggressione totalmente illegali dal punto di vista del diritto internazionale contro gli stati sovrani di Jugoslavia (1999), Irak (2003) e Libia (2011) che le potenze occidentali hanno condotto. Proprio l’ecologista – o presunto tale – Bütikofer era nel 1999 proprio uno dei dirigenti dei Grüne che stavano al governo e spinsero la Germania in guerra contro Belgrado.

Si pretende poi che la Cina si attenga ai regolamenti dell’Organizzazione Mondiale del Commercio, ma si tace sulle azioni del presidente statunitense Donald Trump proprio contro le medesime regole sul commercio internazionale. Dopodiché si parla di impedire a Pechino di compromettere la sovranità nazionale dei paesi poveri che ricevono crediti finanziari (cancellandone spesso il debito, ma anche questo viene taciuto), e comunque ci si scorda di condannare la prassi neo-coloniale del Fondo Monetario Internazionale (FMI) controllato proprio dai paesi membri dell’Alleanza anti-cinese.

Uniti agli islamisti, pur di attaccare la Cina

Il verde tedesco Bütikofer si è detto convinto della necessità di mettere in piedi un sistema di sanzioni europee per colpire funzionari comunisti cinesi. Non a caso in Germania sono proprio gli ecologisti i pilastri di questa politica aggressiva verso il paese asiatico. Questo è stato peraltro appena dimostrato con l’entusiasmo dimostrato dai Verdi tedeschi di fronte all’appello lanciato dall’ultimo governatore coloniale britannico di Hong Kong Chris Patten per un’azione comune dell’Occidente contro la Cina che ha spinto il capo delle delegazione in Cina del Parlamento europeo già lo scorso febbraio a supplicare per la creazione di un China Caucus al fine di mettere i deputati del Congresso degli Stati Uniti in più stretto contatto con l’Europarlamento. E mentre l’UE si assoggetta agli USA, l’IPAC si è già dotato di un Comitato consultivo dove siedono non solo vari attivisti delle proteste di Hong Kong, cioè nostalgici del dominio coloniale inglese, ma anche il vice-presidente del World Uyghur Congress, un’organizzazione separatista etnica di matrice islamista che non lesina la violenza in Cina, e nientemeno che Robert L. Suettinger, già membro del Directorate of Inelligence dei servizi segreti statunitensi, la CIA! Non c’è che dire, proprio una bella compagnia per chi si definisce socialista o ecologista!