La crisi sanitaria da COVID-19 porterà a una crisi anche economica e questo peserà sulle finanze pubbliche anche nel Canton Ticino. Il Consigliere di Stato Christian Vitta, a capo del Dipartimento finanze ed economia (DFE) ha infatti affermato in un’intervista alla RSI: “Per il biennio 2020-2021 vediamo delle perdite annue che possono oscillare tra i 230 e i 300 milioni di franchi”.
I partiti di centro propongono la solita …austerità

Sia Alessandra Gianella, capogruppo liberale-radicale sia Maurizio Agustoni, capogruppo democristiano riconfermano la svolta neo-liberista dei rispettivi partiti borghesi rifiutando ogni ipotesi di aumento del coefficiente cantonale d’imposta. Loro naturalmente spiegano che non vogliono far pagare più tasse ai cittadini, ma la realtà è un’altra: non vogliono che alla cassa passino i ricchi e il padronato che li vota!
La posizione di PLR e PPD somiglia alla ricetta presentata da Sergio Morisoli che chiede a nome dell’UDC una riduzione delle imposte soprattutto per i proprietari di case e imprese (almeno lui lo dice esplicitamente e con coerenza!). Oltre a ciò l’UDC chiede di procedere con ulteriori misure di risparmio, cioè continuare la politica dei tagli in piena compatibilità con l’ideologia della cosiddetta “austerity” tipicamente europeista!

Di tutt’altro avviso il capogruppo socialista Ivo Durisch che ai microfoni di Radio 3i spiega come la sinistra abbia sempre “combattuto la riduzione del coefficiente cantonale d’imposta perché sostanzialmente va a beneficio delle fasce di popolazione che hanno i redditi maggiori”. Insomma: aumentare il coefficiente significa sì aumentare le imposte, ma a ai ricchi, non al ceto medio né a quello basso!
Lega e Verdi attendisti…
Michele Foletti, capogruppo della Lega dei Ticinesi è attendista e intervistato da Radio 3i spiega: “Tutto dipenderà da come il mondo riparte dopo questa pandemia. Sarà un autunno particolare e anche piuttosto caldo sul fronte politico perché occorrerà trovare un equilibrio tra i vari partiti e le varie sensibilità per riuscire a varare un preventivo che non metta troppo in ginocchio le finanze del Cantone nei prossimi anni. In Svizzera la politica è di concordanza, bisognerà quindi trovare la quadratura del cerchio da parte di una maggioranza solida delle forze politiche”. Insomma: ha detto tutto e niente! Cauto anche il capogruppo dei Verdi Nicola Schoenenberger che – rispondendo alla medesima intervista – inizialmente si limita a un “bisogna ancora capire in che direzione andare con le finanze e poi valutare quelle che sono le proposte del Governo per rimediarvi”, poi però avanza una proposta moderata: “gli sgravi fiscali, molto importanti sugli utili aziendali, possano entrare in vigore in maniera dilazionata nel tempo”.
Le due proposte puntuali del Partito Comunista

Se Durisch ha ribadito che lo Stato ha sottolineato giustamente che gli sgravi fiscali, quelli che i Verdi vogliono solo dilazionare, in realtà non sono proprio più sopportabili alla luce del post-pandemia, il deputato del Partito Comunista Massimiliano Ay, interpellato dal settimanale leghista “Il Mattino della Domenica”, enfatizza: “come comunisti non vogliamo far pagare la crisi ai lavoratori e ai piccoli commercianti”. Sottointeso: ma agli stra-ricchi sì! Ay ha quindi spiegato che – benché l’aumento del moltiplicatore d’imposta non sia un tabù – per i comunisti hanno soluzioni più di dettaglio: “noi comunisti riteniamo che occorra promuovere riforme ben più strutturali e improntate su una maggiore progressività fiscale perché oggi solo il 3% della popolazione ticinese detiene quasi il 60% dell’intera ricchezza cantonale”. Questa disuguaglianza secondo Ay va affrontata in due modi:
- con una legge patrimoniale, una sorta di Tassa dei Milionari, che prelevi un contributo di solidarietà per la collettività così colpita dalla pandemia da parte dei più privilegiati (con un minimo contributo progressivo il Cantone potrebbe accumulare 250 milioni di franchi senza dover aumentare le imposte ai lavoratori).
- con l’approvazione da parte del Gran Consiglio dell’iniziativa parlamentare del Partito Comunista che chiede che l’imposta sugli utili immobiliari dipenda dall’ammontare dei profitti realizzati (e non come oggi solo dalla durata della proprietà).