La «Neue Zürcher Zeitung» del 10 dicembre 2019, giornale della borghesia svizzera, perorava la tesi secondo cui, nella realtà dei fatti, la Svizzera non ha più un esercito. L’affermazione, alquanto pesante perché non proviene da ambienti pacifisti o anti-militaristi, è l’ammissione che la classe dirigente svizzera, al di là della propaganda – che passa dalle scuole (soprattutto quelle professionali), dalla televisione e naturalmente dalla scuola reclute – sa benissimo che sul tema “esercito” si raccontano ai cittadini un sacco di mezze verità, quando non di fandonie.
Un invasore avrebbe la meglio sui soldati di milizia svizzeri
L’esercito svizzero, nonostante disponga ancora di sei battaglioni da combattimento, quattro divisioni di artiglieria, e malgrado abbia ancora a disposizione diciassette battaglioni di fanteria (privi di armi pesanti) prevalentemente destinati al sostegno delle autorità civili e di due battaglioni di granatieri, stando a un rapporto del Dipartimento federale della difesa sulle truppe terrestri, è equipaggiato in modo tale da non avere in realtà alcuna chance contro un esercito regolare moderno e ciò nonostante le spese per gli armamenti siano sempre ingenti in Svizzera. Gotthard Frick, ex-comandante di un battaglione di fanteria lo ammette in un suo articolo uscito sulla rivista “Zeit Fragen” del mese di marzo: “sul campo di battaglia moderno i nostri soldati sono carne da cannone”.
I nostri ragazzi vanno inutilmente a scuola reclute
Insomma non è il Gruppo per una Svizzera senza Esercito (GSsE), ma è il più prestigioso quotidiano della borghesia svizzera che ha sempre difeso le forze armate e un ex-alto ufficiale delle stesse a negare la capacità dell’esercito svizzero di affrontare il suo compito di difendere il Paese da un’invasione. In pratica ogni anno si mandano i giovani neo-maggiorenni a scuola reclute per cosa? Perché siamo convinti che un esercito sia ancora utile a compiti della sicurezza (come diceva finora la destra) o semplicemente perché è una tradizione folkloristica (come diceva la sinistra) dove far esaltare dei ragazzi appena usciti dall’adolescenza illudendoli di essere dei rambo?
Il Partito Comunista lo aveva previsto…
Da anni il Partito Comunista in Svizzera ritiene che il servizio militare obbligatorio non abbia più alcuna reale valenza militare ma che serva solo al “controllo sociale” delle nuove generazioni e al loro adeguamento a forme di conformismo. Certo è che ora sembra che anche settori della borghesia stiano ammettendo la validità di questa tesi… Nel settembre 2013, al momento in cui il popolo svizzero decise di mantenere il sistema di coscrizione obbligatoria, i comunisti diramarono un comunicato in cui si leggeva che, qualora non si fossero approntate quanto prima delle serie riforme quali l’abolizione della tassa di esenzione e la parificazione fra servizio militare e servizio civile, “l’abolizione della leva arriverà in modo naturale fra qualche anno”.