Dagli scioperi del clima alla lobby pro-nucleare…

Il nostro portale si è chinato più volte sull’ondata dei cosiddetti “Scioperi del clima” iniziati dall’attivista Greta Thunberg. Ne abbiamo lodato gli aspetti positivi, in particolar modo per quanto riguardava il Canton Ticino, ma ci siamo anche posti con distacco critico verso la strana mediatizzazione di cui godevano le sue icone e la certo non disinteressata integrazione nei luoghi del potere: la 16enne svedese è intervenuta al WEF, al Parlamento Europeo e persino in Vaticano, beneficiando così di una legittimità istituzionale perlomeno strana, a cui nemmeno politici democraticamente eletti possono aspirare.

I primi dubbi su “Extinction Rebellion”

Accanto agli “Scioperi del clima” iniziava però a farsi largo una particolare ONG, chiamata “Extinction Rebellion”. Un movimento ecologista che si definiva “nonviolento e apolitico”, ma che in realtà risultava annoverabile all’area più radicale dell’ecologismo militante, sorto in Gran Bretagna e rapidamente diffusosi anche nel resto d’Europa, Svizzera compresa, come spesso accade con le ONG che nascono dal nulla e che di colpo diventano fenomeni di moda.

Trattando di questa ONG, in questo articolo dell’ottobre 2019 (leggi), ci siamo riferiti alle parole di Jutta Ditfurth, cofondatrice dei Verdi tedeschi e fondatrice successivamente del partito Ökologische Linke. La dirigente ecologista tedesca accusava l’ONG sostanzialmente di due cose: anzitutto essere una setta irrazionale, e in secondo luogo di essere sostanzialmente inserita in una dinamica di green washing del capitalismo.

Il futuro è …il nucleare!

Un cambiamento di vita radicale! Questo è il primo commento che sorge spontaneo venendo a sapere che ora la portavoce britannica – quindi non una semplice militante di base – della ONG, la signora Zion Lights, ha fatto sapere di abbandonare il gruppo per diventare nientemeno che lobbysta pro-nucleare per conto della società “Environmental Progress”. La 36enne, a sua volta fortemente mediatizzata sia prima che ora, ha dichiarato di essersi sentita ingannata dai militanti di “Extinction Rebellion”. Probabilmente, però – aggiungiamo noi – anche i molti giovani che hanno creduto in lei e alla sua organizzazione si sentono ora truffati.

Parlando al DailyMail, la Lights ha infatti dichiarato che “circondata da attivisti antinucleari, avevo lasciato penetrare la paura delle radiazioni, delle scorie nucleari e delle armi di distruzione di massa nel mio subconscio. Mi sono reso conto di essere stata ingannata dal sentimento anti-scientifico per tutto questo tempo”. E ha concluso, vantandosene: “ora ho lasciato l’organizzazione per prendere una posizione come attivista per l’energia nucleare”.

Un rete di strane fondazioni americane

Il nuovo datore di lavoro della ex-portavoce di “Extinction Rebellion”, appunto la “Environmental Progress”, gode dei finanziamenti della “Kirsch Foundation” che fra i suoi obiettivi ha – udite, udite! – di “reduce threat from nuclear weapons”. Altri soldi le giungono da Frank Batten Jr., figlio del fondatore della Landmark, gruppo editoriale proprietario di 120 giornali negli USA e che fino al 1987 fu a capo della della “Associated Press”. I legami sono espliciti anche con la “Rodel Foundation”, la quale non solo deriva da un’azienda chimica statunitense, ma ha nei suoi programmi educativi destinati ai politici di altri paesi, anche europei, di “to enhance America’s democracy“, ossia creare una classe dirigente estera fedele agli interessi atlantici. Ma accanto ad essa, a collaborare con con Zion Lights, c’è pure la “Alex C. Walker Foundation”, una realtà che finanzia alcuni movimenti ecologisti giudicati di “centro-sinistra”… benché il suo obiettivo sia la “protection of the free enterprise system”, in pratica quel greenwashing del capitalismo di cui già parlavamo.

Quel finto pluralismo che serve per mascherare il vuoto politico

“Extinction Rebellion”, stando a Zion Light, avrebbe “svolto un ruolo importante nella sensibilizzazione sui cambiamenti climatici. Ora è il momento di concentrarsi sulle soluzioni. È fondamentale che gli ambientalisti non cedano alla paura, ma piuttosto dicano la verità sull’energia nucleare”. In pratica per evitare il surriscaldamento climatico bisogna ridurre l’inquinamento da combustibili fossili. E secondo l’ex-portavoce di “Extinction Rebellion”, ecco che l’energia nucleare è la soluzione.

In sostanza, sembra che a sfruttare le proteste sul clima ora sia il grande capitale del nucleare: l’icona britannica dell’ecologismo infatti, come si legge anche sul sito dell’associazione tedesca “Nuklearia“, invita i giovani a risolvere la crisi climatica aiutandola “a decarbonizzare radicalmente il Regno Unito” e per fare questo occorre “posizionarsi chiaramente per l’energia nucleare”.

Ma in sé, quale è la linea politica di “Extinction Rebellion” sul tema dell’energia nucleare? Il sito web dell’ONG evita la domanda e anzi glissa, sostenendo di voler accogliere “una varietà di punti di vista”. Il gruppo continua spiegando di ritenere “che un movimento sociale sia costruisca meglio come una ‘chiesa ampia’ e che all’interno del movimento dovrebbero svolgersi discussioni rispettose su una varietà di argomenti”. In pratica l’ONG ritenuta più combattiva sui temi ambientali non sa cosa pensare su un tema così importante per ogni ecologista…