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Erdogan vuole superare la Convezione di Montreux. La sinistra si oppone.

Il presidente turco Recep T. Erdogan e il governo dell’AKP insiste nel creare l’ennesima grande opera della Turchia: un canale marittimo. Questa via navigabile artificiale sarà larga 400 metri ed è progettata per collegare il Mar Nero con il Mar di Marmara, che sfocia nel Mediterraneo. Esso sul piano della propaganda mira a sopperire al problema di congestione delle spedizioni marittime sul Bosforo, ma è stato affermato che il motivo principale per la costruzione del canale consiste nell’aggirare la Convenzione di Montreux, limitando il numero e il tonnellaggio delle navi.

Già sindaco socialdemocratico di Istanbul, Ekrem İmamoğlu,ha fatto sapere di opporsi per motivi principalmente ambientali al progetto del governo centrale, ma anche il resto della sinistra ha tempestivamente preso posizione contro il megaprogetto. Si moltiplicano infatti le assemblee pubbliche del Partito Comunista di Turchia (TKP) con alla testa il segretario generale Kemal Okuyan per organizzare i lavoratori di Istanbul contro questo ennesimo ambizioso piano di Erdogan.

Il canale eliminerà infatti importanti risorse di acqua dolce e non creerà di nuove, e questo nonostante la Turchia sia sotto la minaccia della siccità e anche la più piccola risorsa acquifera risulta di vitale importanza per il Paese. In secondo luogo vi è il rischio sismico della regione, i cui danni possono solo aumentare con una crescita non adeguatamente pianificata e retta unicamente dai profitti capitalistici. Senza contare che il Mar di Marmara è stato già quasi ucciso dall’urbanizzazione esasperata e dalla crescita industriale.

Anche la sinistra patriottica che unisce kemalisti e post-maoisti del Partito VATAN presieduto da Dogu Perinçek sta conducendo una forte campagna mediatica usando gli strumenti editoriali di cui dispone per spiegare che il canale non è solo un errore dal lato ecologico ma presenta numerosi problemi anche dal lato economico e della sicurezza nazionale: esso infatti non solo crea svantaggi per la difesa militare della città in caso di minaccia, ma causerà gravi danni alle aree agricole e ciò proprio quando il paese ha già perso una grande quantità di terreni coltivabili negli ultimi anni a causa dei progetti edificatori voluti dalla borghesia ma anche per obbedire ai diktat dell’Unione Europea che impedisce ai contadini turchi di produrre, costringendoli a importare dall’estero.