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Un altro esponente PPD visita la Corea del Nord e scopre che non è l’inferno!

Il consigliere nazionale del canton Vaud Claude Béglé (PPD) si trova in visita a Pyongyang, capitale della Corea del Nord. In un tweet da quello che in troppi considerano ancora un “regno eremita”, il politico democristiano ha spiegato di aver intrapreso il viaggio verso il paese più demonizzato del mondo «per tentare di capire, senza preconcetti e con i miei occhi ciò che vi succede». Egli sottolinea però che si tratta di una visita privata, senza mandato ufficiale della Confederazione.

La stampa svizzera naturalmente, piegata agli interessi del sistema atlantico, ha iniziato un can can contro il consigliere nazionale reo di non aver condannato a sufficienza il governo di Kim Jong Un. Alcuni giornalisti, privi di professionalità, lo ridicolizzano apertamente e suggeriscono che forse sarebbe meglio non più rieleggerlo in parlamento.

Alcune testate affermano che “l’organizzazione della visita è stata garantita dai dirigenti nordocoreani”. E ci mancherebbe altro! Come si fa altrimenti a ottenere il visto? E come si fa a incontrare dirigenti politici e aziendali del Paese che visiti se non passi delle ambasciate e dai funzionari governativi? Questa è la prassi di tutti i paesi del mondo, ma si fa finta di non saperlo nell’ottica di far passare l’immagine del deputato vodese come una stupida pedina del “regime” coreano.

Béglé afferma di aver insistito sulla neutralità e l’imparzialità e infatti la sua richiesta è stata ascoltata, dato che ha potuto camminare da solo, senza guardie del corpo e mescolarmi alla popolazione in alcuni quartieri di sua scelta a Pyongyang e anche fuori dalla capitale. Béglé, analizzando la situazione del Paese, spiega che essa è “molto più complessa di quanto si possa immaginare”.

Il fatto che il consigliere nazionale non si unisca al coro denigratorio contro il paese socialista asiatico ha fatto arrabbiare la politica svizzera. Gérard Cretegny, presidente del PPD Vaud, si è distanziato dai recenti tweet di Béglé. Anche il deputato socialista Carlo Sommaruga l’ha criticato, dimostrando come per la socialdemocrazia l’anti-imperialismo e la difesa della pace fra i popoli non siano evidentemente più importanti.

Intanto a Palazzo federale si valuta l’ipotesi – gravissima! – di restringere la libertà dei deputati di viaggiare in Paesi esteri per non mettere in imbarazzo la diplomazia elvetica! Naturalmente il tutto per impedire che politici borghesi possano uscire dal coro.

Il parlamentare PPD – dicono i media – “ha pubblicato una serie di elogi nei confronti di questa dittatura”. E allora vediamo quali sono queste lodi definite “acritiche”:

Ammettere che nel socialismo il sistema formativo e culturale è di ottimo livello è davvero una lode acritica? Non ci pare, visto che ad esempio anche il governo della Finlandia ha preso spunto dal modello educativo della ex-Germania dell’Est per riformare la propria scuola!

Chiunque abbia potuto assistere agli spettacoli dei bambini coreani ammette che sono di altissimo livello qualitativo ed è anche vero che il Palazzo dei Bambini di Pyongyang offre corsi extrascolastici variati e gratuiti. Non è un è un giudizio di valore, è una semplice constatazione!

Béglé anche qui fa una semplice constatazione, inizialmente critica, e cioè che i salari diretti mensili sono estremamente bassi. Ma poi spiega che il salario indiretto è invece decisamente esteso rispetto alla Svizzera. Se non hai una pigione da pagare, se non hai i premi di cassa malati da onorare, se l’università dei tuoi figli è gratuita, e addirittura se lo Stato ti fornisce una certa razione di cibo, non c’è bisogno di essere comunisti per capire che i soldi hanno un’importanza inferiore che nella nostra società capitalista.

Questo è quello che ha visto Béglé ma anche altri visitatori in zone diverse del paese e in epoche diverse. Non è quindi una messinscena come dicono certi giornalisti occidentali che sul posto magari nemmeno ci sono stati. E sulla formazione continua dei lavoratori non è certo un miraggio quello di Béglé, ma sta scritto nei documenti congressuali del Partito del Lavoro di Corea, basterebbe studiarseli come dovrebbe fare un giornalista serio prima di deridere un politico!

Intanto sempre su Twitter si esprime Massimiliano Ay, deputato comunista nel Gran Consiglio ticinese e anche lui in passato ospite del governo nordcoreano:

Nel frattempo alle redazioni è giunta la dichiarazione del Partito Comunista svizzero che intrattiene relazioni con il Partito del Lavoro di Corea e che regolarmente invia delegazioni a Pyongyang. Nella nota si legge: “quanto scritto dal deputato vodese sulla sua visita a Pyongyang sono considerazioni equilibrate di chi, con onestà intellettuale, riporta le proprie impressioni dopo aver visitato dal vivo (e non per sentito dire!) la Repubblica Popolare Democratica di Corea (RPDC). (…) Pur esistendo fra il deputato democristiano e noi delle evidenti differenze politiche, apprezziamo chiunque, partendo da ideologie diverse, operi a favore del dialogo fra i popoli e per la cooperazione pacifica, in modo conforme non solo alla neutralità svizzera ma pure al principio di non ingerenza”.

E poi l’affondo: “Spiace che vi siano politici che amano parlare di ‘libertà’, ‘neutralità’ e ‘sovranità’, ma poi diventano isterici non appena qualcuno dei loro esce dal coro monolitico ed unicamente denigratorio impostoci dall’estero. La RPDC (a differenza di altri) contro il nostro Paese non ha mai fatto nulla, al contrario ha sempre avuto un’attitudine grata verso la Confederazione”.

Il Partito Comunista infine svela: “Peraltro non è lui il solo esponente del suo Partito ad avere contatti con Pyongyang…”. Insomma il PPD non sembra raccontarla tutta…