Desolante. Questo è il primo commento che mi viene spontaneo dopo la discussione generale (?) nel consiglio comunale di Bellinzona sul futuro delle Officine FFS. A me non piace la politica spettacolo e a volte su questi temi sensibili il rischio esiste, tuttavia i parlamenti sono fatti per parlare e non solo per …amministrare. Le Officine stanno andando verso il declino e la politica che fa? Si limita a registrare i dati di fatto? Per questo ci sono i giornalisti: i politici fanno un altro mestiere! Ecco perché la proposta di MPS era corretta e andava sostenuta fin da subito, eventualmente anche con una seduta straordinaria del legislativo comunale, ipotesi questa auspicata pure dal Partito Comunista (PC).
Nella seduta di lunedì del consesso cittadino c’erano le premesse per una discussione generale sul tema, peccato che non sia stata sfruttata. Il PLR in primis non ha ritenuto di fatto di dover portare nulla di concreto al dibattito: mantenere un atteggiamento così passivo in aula su un tema centrale per il quadro produttivo della regione è alquanto deludente se pensiamo che stiamo parlando del partito che non solo rappresenta il mondo economico, ma che di fatto ha “costruito” la Città di Bellinzona.
Spiace dirlo ma debole è stato anche il PS: un partito che deriva dal movimento operaio certamente non può “illudere” i lavoratori, ma anche limitarsi a dire “col cuore siamo con voi” è un po’ …pochino! Lamentarsi poi della mancanza di “dati oggettivi” su cui basare la discussione… beh non starò qui a ragionare su quanto il concetto stesso di “oggettività” sia fumoso se non addirittura estraneo alla cultura politica del socialismo scientifico che regge invece sulla dialettica del conflitto sociale; basterebbe infatti dire che è dalla fine dello sciopero, cioè da ben dieci anni, che si parla del futuro delle Officine e bastava frequentare le assemblee dell’associazione “Giù le mani dall’Officina” per conoscere i fatti appunto “oggettivi”, a partire dagli accordi non mantenuti dai vertici aziendali, e quindi valutare la controffensiva.
L’union sacrée fra legislativo ed esecutivo (e per fortuna che la cultura liberale imporrebbe la divisione dei poteri) si sintetizza nel mantra: “facciamo lavorare il Municipio”. E per carità, chi lo mette in dubbio, va bene, purché, come chiede l’UDC, esso informi regolarmente dei vari passaggi delle trattative il legislativo. Una richiesta, questa, che nemmeno dovrebbe essere avanzata, visto che è il minimo del buon senso!
Per fortuna che a dare qualche spunto di riflessione ci hanno pensato da un lato i Verdi e dall’altro i Comunisti, ponendo sul tavolo alcuni enjeux politici veri. Gli ecologisti hanno giustamente segnalato il rischio reale di speculazione immobiliare (che è … “oggettivo” tanto da essere già emerso in almeno due occasioni nelle discussione dei consigli comunali pre-aggregazione) e il Partito Comunista è stato – come sua abitudine – rigoroso sui contenuti: dopo aver chiarito che gli scenari prospettati dalle FFS – che ormai si atteggiano quasi da proprietari della patria dettando persino l’agenda politica alle autorità – sono sciagurati per il futuro del sito produttivo, ha ribadito la propria linea, volta a favorire l’innovazione di un polo tecnologico senza rinunciare all’attuale stabilimento e, in assenza di questo, almeno l’impegno del Municipio a tutela dei volumi e dei posti di lavoro. Ma soprattutto l’invito alla classe politica ad ascoltare e farsi portavoce di quanto emergerà dalla prossima assemblea dell’associazione presieduta da Gianni Frizzo.