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Salari minimi: zero buon senso!

Decisamente non ci siamo, proprio no! Il salario minimo orario proposto dal governo in relazione all’iniziativa “Salviamo il lavoro in Ticino” è a dir poco scandaloso: non si arriva nemmeno ai Fr. 20.- all’ora! E dopo l’imbarazzante (per usare un eufemismo) situazione di “Argo 1” (con tutte le ricadute che esso ha), il Consiglio di Stato sembra stia facendo di tutto per far perdere ulteriore credibilità alle istituzioni. Questo genere di minimino salariale avrà infatti come unica conseguenza una tendenza al ribasso degli altri stipendi, un vero e proprio “dumping di Stato”.

Ora: va bene che la destra risponde agli interessi del padronato e non a quello dei lavoratori (e questa ne è la migliore dimostrazione, al di là dei soliti luoghi comuni sull’interclassismo), ma qui è sparito persino quel po’ di buon senso che ci si poteva magari ancora attendere. E mentre i partiti borghesi danno fiato alla bocca parlando di dumping, sostituzione di manodopera, disoccupazione, emigrazione giovanile, ecc. al momento opportuno ripropongono cifra vergognosamente basse.

Il Partito Comunista, in un suo documento datato maggio 2013 e proprio riferito alla citata iniziativa popolare, intravvedeva alcuni rischi, e uno di questi era proprio il seguente: “Lasciare che sia il Consiglio di Stato a fissare il salario minimo non è affatto (anzi!) garanzia di salari minimi dignitosi: basti ricordare che proprio di recente il CdS ha approvato l’entrata in vigore di salari minimi (da fame) di Fr. 3’000.– nei settori nell’industria”. Purtroppo abbiamo avuto ragione a non fidarci del Consiglio di Stato, ancora una volta subalterno ai diktat dell’economia privata e del padronato, dimostrando scarsissima considerazione per i problemi di chi fatica ad arrivare a fine mese.

Massimiliano Ay

Massimiliano Ay è segretario politico del Partito Comunista (Svizzera). Dal 2008 al 2017 e ancora dal 2021 è consigliere comunale di Bellinzona e dal 2015 è deputato al parlamento della Repubblica e Cantone Ticino.