Mentre le altre forze politiche rappresentante nel Gran Consiglio ticinese tornano a discutere di ulteriori milioni di risparmi e, verosimilmente, di altri tagli, dopo averne già approvati con il Preventivo 2017 e prima con la cosiddetta manovra di rientro, il Partito Comunista ha ribadito la sua contrarietà alla politica delle “casse vuote”.
“La situazione finanziaria del Cantone non è pesante come si vuol far credere e può comunque essere ampiamente risanata optando per discutere concretamente sulle entrate” spiega Massimiliano Ay, segretario politico del Partito e parlamentare. La “presunta simmetria dei sacrifici nell’ambito del cosiddetto risanamento delle finanze cantonali ha finora riguardato i lavoratori e le fasce popolari: è ora il momento che a dare il loro contributo siano le persone più benestanti” afferma il partito di sinistra che già nel 2012 aveva lanciato un’ampia campagna di sensibilizzazione su quella che aveva battezzato come la “Tassa dei Milionari” (link) riprendendo un’idea del Partito del Lavoro del Belgio e di cui anche il nostro portale aveva riferito (leggi).
“Oggi rilanciamo il tema attraverso una iniziativa parlamentare inerente una legge patrimoniale che sia fattibile e realistica nel contesto ticinese, di durata limitata e che corrisponda a un gesto di solidarietà da parte di chi sta molto meglio della stragrande maggioranze dei cittadini” continua Edoardo Cappelletti, membro della Direzione del Partito Comunista. Essa sostanzialmente sancisce che per quattro anni il Cantone percepisce una contribuzione dai cittadini la cui sostanza supera il milione di franchi.
L’iniziativa parlamentare che dovrà ora passare al vaglio dei deputati cantonali si intitola “Per un contributo patrimoniale di solidarietà” e si inserisce in un contesto di sempre maggiore concentrazione della ricchezza e di aumento delle disuguaglianze sociali. L’economista Alessandro Lucchini, vice-segretario dei comunisti ha infatti affermato che “essa riguarderebbe circa novemila persone fisiche, equivalenti al 3,6% della popolazione ticinese che attualmente detiene quasi il 60% dell’intera ricchezza cantonale”. Stando ai primi calcoli del Partito Comunista, qualora l’iniziativa parlamentare venisse accolta dal parlamento, il ricavo per le casse pubbliche del Canton Ticino si potrebbe quantificare in ben 250 milioni di franchi circa, quando a titolo di paragone il consuntivo 2016 dello Stato si era chiuso con un deficit di circa 47 milioni di franchi.
Saranno disponibili le altre forze politiche a parlare seriamente delle entrate oppure vorranno continuare a imporre misure di austerità ai lavoratori e ai ceti popolari?