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Mentre Trump minaccia la guerra, i paesi arabi intensificano le relazioni con la Corea del Nord

Mentre l’ONU su iniziativa delle potenze occidentali continua a imporre sanzioni economiche e commerciali ai danni della Repubblica Popolare Democratica di Corea, colpevole di non voler cedere sullo sviluppo della propria difesa nazionale, e mentre il presidente statunitense Donald Trump, dopo una svolta clamorosa rispetto a quanto promesso in campagna elettorale, minaccia di bombardare il paese di Kim Yong Un, la diplomazia nordcoreana non sta a ferma.

Il vice-ministro degli esteri del paese socialista Sin Hong Chol, già ambasciatore in Bangladesh, sta infatti intensificando le relazioni soprattutto con i paesi arabi. In particolare una delegazione di diplomatici è partita da Pyongyang alla volta del Cairo: è stato infatti il governo di Al-Sissi ad aver autorizzato la compagnia di telecomunicazioni egiziana Orascom a costruire la rete per gli smartphones in Corea del Nord.

Oltre all’Egitto vi è poi una strettissima amicizia con la Siria: il presidente Bashar ad-Assad lo scorso 18 aprile ha scritto una lettera a Kim ringraziandolo “per averci incoraggiato a risolvere l’attuale crisi in modo pacifico attraverso il dialogo nazionale e per ottenere l’integrità nazionale della Siria”. Positive le relazioni anche con il Kuwait, che aveva prestato assistenza umanitaria al governo di Pyongyang in occasione delle recenti inondazioni. Non dobbiamo infine scordarci come ciò sia aiutato dal fatto che la Corea popolare non ha mai fatto mancare il proprio sostegno alla causa palestinese rispetto all’occupazione israeliana.