///

Il congresso del partito Vatan per una Turchia più forte dell’attuale crisi

La Turchia sta vivendo la crisi economica più grave dalla nascita della Repubblica, ad essa il partito Vatan risponde con un’importante crescita di consensi tra i cittadini che riconoscono al partito la capacità di proporre soluzioni, superando una dimensione esclusivamente critica, appartenente, in Turchia come in tante altre parti del mondo, a quelle forze politiche marxiste che preferiscono rinchiudersi in una dimensione meramente protestataria.
La crisi economica è anche politica, perché il governo di Recep Tayyip Erdogan, girate le spalle a coloro che lo avevano portato al potere, ovvero le forze della NATO e gli integralisti di Fethullah Gülen, ha compreso di dover dialogare con la Russa e la Cina, che sono tra l’altro le prime due nazioni al mondo per scambi commerciali con la penisola anatolica.
Vatan ha celebrato a metà marzo ad Ankara il suo decimo congresso, confermando la linea di apertura a quelle forze sociali, a partire dai militari kemalisti allontanati dall’esercito da Erdogan ai tempi alleato di Gülen, che contribuiscono ad arricchire la tradizione maoista del partito, da sempre orientato al socialismo, all’anti-imperialismo, al ruolo dei cittadini e dello stato in economia e ad un patriottismo che rifiuta ogni degenerazione nazionalista, ma che si inscrive nell’azione per un mondo multipolare.

La relazione introduttiva del leader rivoluzionario Dogu Perinçek
La relazione introduttiva di Perinçek

Il presidente del partito Doğu Perinçek ha salutato soddisfatto un’assise che ha raccolto oltre mille delegati, molti gli operai e i contadini, a dimostrazione di un ancoraggio al paese reale, così come le donne, a conferma di un protagonismo femminile che ha accompagnato e accompagna tutta la storia di Vatan. Tutte e tutti in rappresentanza di un partito di oltre trentamila iscritti, la metà con meno di trentacinque anni e con un movimento giovanile guidato da Aykut Dis che si trova a capitanare le lotte universitarie e in pochi mesi ha aumentato del 30% gli iscritti nelle scuole e negli atenei. Una soddisfazione anche per Mehmet Bedri Gultekin, responsabile dell’organizzazione e marxista-leninista di lunga data, autore di svariati libri e di Utku Reyhan, responsabile organizzativo di Diyarbakir, che ha svolto e svolge un lavoro impareggiabile nelle regioni principalmente curde, in cui il partito promuove pace e sviluppo, contro le scelte violente compiute dai separatisti etnici e rifiutate dalla maggioranza dei curdi, una violenza da sempre rifiutata dal partito che anche per questo vede accrescere i consensi, in ragione del fatto che mai ha chiamato i giovani a imbracciare un’arma contro altri giovani.

Circa 20mila cittadini hanno assistito all'evento di apertura del Congresso
Circa 20mila cittadini hanno assistito all’evento di apertura del Congresso

Vatan è anche riuscito a imporre nell’agenda politica nazionale la difesa della Siria contro gli integralisti e i separatisti etnici, smaccatamente sostenuti dagli imperialisti. Una scelta che apre il dialogo con le nazioni regionali da cui dipende il rifornimento energetico del paese, a partire da Iran e Azerbaijan. Vatan riconosce come si stia vivendo una stagione di cambiamenti, primo tra tutti la fine della stagione di sudditanza agli interessi della NATO e dell’imperialismo che hanno di fatto bloccato per settant’anni, dal 1945 a oggi, il percorso rivoluzionario iniziato da Mustafa Kemal Ataturk. L’imperialismo d’altronde ha imposto al paese gli attriti separatisti e il debito estero, i popoli che formano la repubblica turca possono evidentemente fare a meno di entrambe. Il congresso si è espresso chiaramente contro le scelte del presidente Erdogan e soprattutto contro il referendum richiedente una riforma presidenzialista da lui proposto e in votazione a metà aprile.
Massimiliano Ay, segretario generale del Partito Comunista (Svizzera), solo partito europeo presente con una delegazione, ha espresso profonda ammirazione per la capacità di Vatan di coniugare radicalità ideale e concreta capacità di condurre un’analisi della realtà attuale della Turchia che non esclude l’assunzione di responsabilità di governo nel quadro di una netta scelta che privilegi gli interessi dei cittadini e non delle multinazionali, coniugandola con una scelta anti-imperialista che deve vedere dapprima ridurre progressivamente al minimo la collaborazione con la NATO, per avviarsi a una uscita della Turchia dall’alleanza.

Davide Rossi

Davide Rossi, di formazione storico, è insegnante e giornalista. A Milano dirige il Centro Studi “Anna Seghers” ed è membro della Foreign Press Association Milan.