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Il Bundestag tedesco riconosce il genocidio armeno. La sinistra turca in piazza.

Il parlamento tedesco ha accolto prima dell’estate scorsa una mozione interpartitica (presentata dai democristiani della CDU, dai socialdemocratici della SPD e dagli ecologisti) che sancisce il riconoscimento del genocidio armeno risalente al 1915. La delegazione del clero cristiano-ortodosso armeno presente nelle tribune del pubblico ha salutato entusiasticamente la decisione mostrando cartelli con la scritta “Grazie!” rivolti ai deputati. Diversa, per contro, la reazione della comunità turca che rifiuta l’accusa di aver compiuto un genocidio: per i turchi si è trattato di un conflitto nel contesto della prima guerra mondiale in cui vi sono stati morti da entrambi i lati, ma non di una premeditata distruzione etnica.

cleroLa mozione “è anti-turca e minaccia la pace interna alla Germania” ha affermato dalle colonne del Tagesspiegel del 1° giugno scorso l’esponente socialdemocratico Erhart Körting, temendo la reazione dei molti lavoratori emigrati dalla Turchia che vivono nel Paese. Ma a contestarlo è arrivato il deputato dei Verdi di origine turca Cem Özdemir che si è schierato risolutamente contro l’opinione della sua comunità. Comunità che era nel frattempo scesa in piazza sdegnata per la decisione del Bundestag.

I post-maoisti turchi del partito VATAN hanno infatti indetto sulla Potsdamer Platz di Berlino una manifestazione di protesta, che ha visto l’adesione di diverse associazioni dell’emigrazione turca, a partire dagli anti-imperialisti dell’Unione della Gioventù di Turchia (TGB). Con loro anche l’Associazione europea per la difesa del pensiero kemalista (ADD) oltre che l’Associazione di amicizia turco-azera nonché alcuni esponenti del partito CHP (fondato da Atatürk), sezione turca dell’Internazionale Socialista. Per loro il genocidio è “una menzogna dell’imperialismo” e hanno dichiarato che non riconosceranno la decisione di Berlino poiché: “i parlamenti non sono competenti per stabilire la verità storica”.

gericht_armenienIl Partito Comunista turco (KP) non ha invece aderito alla manifestazione di Berlino, ma ha comunque rilasciato una dichiarazione pubblica in cui afferma che: “per decenni gli imperialisti hanno fatto del riconoscimento del genocidio un nuovo strumento di manipolazione”. Gli interventi legislativi come quelli tedeschi sarebbero infatti atti “a screditare” la memoria storica della Turchia repubblicana, poiché “un paese fondato sul genocidio invece che su di una guerra d’indipendenza è senza dubbio illegittimo, ecco perché la campagna imperialista sulla questione è diventata parte dei progetti di ricolonizzazione”.

La decisione tedesca è una sfida alla recente sentenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU) che aveva accolto pochi mesi fa la denuncia presentata da Dogu Perinçek, leader storico della sinistra rivoluzionaria turca, contro la Svizzera che lo aveva giudicato colpevole di discriminazione razziale proprio per aver negato il genocidio armeno. La CEDU aveva in seguito condannato la Svizzera per aver limitato la libertà di parola del politico turco. Ora si aprirà verosimilmente una contraddizione anche con la Germania, qualora il governo di Berlino decidesse di punire chi si esprimesse contro quanto stabilita dal Bundestag.