Il New York Daily News sbrocca: “assassinare l’ambasciatore russo è giusto!”.

“Dobbiamo sapere chi ha dato gli ordini”: è con questa frase che il presidente russo Vladimir Putin ha commentato l’assassinio dell’ambasciatore Andrej Karlov. Putin sa bene – da ex-agente del KGB – che la retorica del killer solitario non ha alcuna credibilità per chi non è totalmente digiuno di politica.  Ma Putin non può dire di più: il suo ruolo istituzionale non glielo consente.

Ci pensa Vladimir Zhirinovsky (Partito Liberale Democratico Russo) ad accusare esplicitamente l’Occidente dell’assassinio. E persino Aleksei Pushkov, già capo della commissione esteri alla Duma  non si pone problemi a dichiarare che all’attentato costato la vita all’alto diplomatico russo è “altamente probabile che ci siano dietro elementi dei servizi della NATO”.

Ad esclusione del The Independent britannico, i maggiori media europei invece questa tesi preferiscono tacerla. Non conviene: basta ripetere che era un pazzo, un “lupo solitario”, un fanatico. Eppure non siamo di fronte a fonti complottiste: le dichiarazioni arrivano infatti sia da rappresentanti di primo piano delle istituzioni russe, sia da …militari americani.

Scott Bennett,  ex ufficiale dell’Ufficio guerra psicologica dell’US Army, ha parlato infatti di una operazione di “third party elements” indicando il Mossad israeliano interessati a dividere Russia e Turchia (leggi). E in passato l’idea di procedere a uccisioni mirate di personaggi di spicco della società russa era stata ammessa anche da Michael Morell, un ex capo della CIA.

Uccidere un ambasciatore non è un crimine come un altro, ha una valenza di ordine collettivo e geopolitico estremamente più grave: è infatti un atto che distrugge la cultura politica e diplomatica dell’Occidente, mette a repentaglio la fiducia fra le nazioni e trasforma il tutto in una sorta di trattativa fra bande di gangster armati. Peraltro assassinare un diplomatico in contesti particolari significa anche dichiarare la guerra a uno Stato.

kuntzman-assassinationGli ambienti neocon degli USA alla notizia della morte di Karlov hanno esultato senza ritegno:  “Non piangiamo per il lacché di Putin” titola il New York Daily News: “Come uomo di Putin in Turchia, Karlov era la faccia pubblica dei  crimini di guerra commessi nel mondo da quel  dittatore assassino e della sua oppressione in patria.  Andrei Karlov è l’incarnazione in  forma umana di direttive che hanno usato bombe ‘bunker buster’ per uccidere bambini, ha mandato i caccia a fare terra bruciata con le bombe di un’intera città. (…) Giustizia è stata fatta”.

L’autore di questa serie di falsità deliranti, di questo elenco di menzogne mai dimostrate, è il giornalista sionista Gershon Kuntzman che in preda all’odio personale continua: “egli non era un diplomatico ma un soldato”. E l’editore di questo incitamento alla violenza chi è? si chiama Mortimer Zuckerman, sionista anch’esso, oltre che miliardario sostenitore di Hillary Clinton.