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L’implosione europea e altri sconvolgimenti estivi

Quando le alte temperature estive sembrano ormai un flebile ricordo arriva il momento di elaborare un bilancio critico della serie di avvenimenti, che nei mesi caldi hanno occupato le prime pagine dei più importanti quotidiani di informazione mondiali. La prima e forse più importante notizia, che ha messo definitivamente fine ai sogni su una possibile riformabilità dell’Unione Europea, è stata la storica vittoria dei “Leave” nel referendum inglese. Alle nostre latitudini, scioccati dall’esito della consultazione popolare, “esimi” uomini di cultura si sono affrettati nel prendere posizione, senza che nessuno in realtà lo avesse richiesto. Per primo Roberto Saviano esprimeva un paragone abbastanza insensato comparando il comportamento dei ceti subalterni anglosassoni, che per decenni hanno subito politiche di austerità imposte da governi fantocci espressione di interessi sovrannazionali, al popolo che nel 1938 acclamava “Hitler e Mussolini a Roma affacciati insieme al balcone di Piazza Venezia”. Successivamente altri come il giornalista Massimo Gramellini si sono spinti oltre mettendo in serio dubbio il valore del suffragio universale. A molti sembrano mancare le vecchie abitudini dell’Italia post-risorgimentale quando a votare erano solo la minoranza di notabili mafiosi e intellettuali servi del signore di turno! Individui così attenti nella professione della loro fede liberale e anti-totalitaria, sono allo stesso tempo sempre pronti, quando gli eventi non vanno come essi hanno stabilito, a rispolverare atteggiamenti che incutano paura tra gli strati sociali più umili della società. Molte delle più famose “teste pensanti”, o presunte tali, occidentali non sembrano quindi aver abbandonato una vecchia spocchia elitaria, la quale non solo causa i costanti scivoloni delle mirabolanti analisi esposte prima nei salotti televisivi e successivamente smentite dalla cruda realtà dei fatti,ma dissimula dietro una presunta radicalità la solita arroganza contro chi con il proprio lavoro trasforma il mondo, accusato di avere una mentalità chiusa e non cosmopolita. A Lor Signori si consiglia quindi non solo una lettura almeno abbozzata dei capisaldi della “concezione materialistica della storia” di Carlo Marx, così da apprendere se non altro basilari strumenti di analisi della realtà, abbandonando l’Iperuranio e il mondo delle idee di platonica ascendenza, ma anche di occuparsi solo degli argomenti che conoscono a sufficienza. Lo stimolo che in definitiva ci perviene dal paese oltremanica è quello di prendere una posizione netta contro un processo di integrazione, che se da un lato sta distruggendo progressivamente tutte le conquiste del movimento dei lavoratori, dall’altro sta rafforzando una borghesia sempre più parassitaria.

Mentre il processo di disintegrazione dell’Unione Europea prosegue speditamente, nella scintillante Hangzhou ha avuto luogo il G-20. Non vi sono importanti avvenimenti politici da sottolineare, dal momento che i propositi del documento finale sono sempre gli stessi :“stimolare una crescita inclusiva, solida, sostenibile e l’occupazione”. Ciò di cui tutto il movimento comunista dovrebbe rallegrarsi è la completa maturazione della Cina Popolare come potenza internazionale. Da notare è anche come tale incontro abbia seguito di pochi giorni l’ufficiale discesa in campo della nazione asiatica nel conflitto siriano a sostegno del Presidente Assad, andando a rafforzare l’alleanza russo-iraniana. La fine del mondo unipolare a guida statunitense, affossato dalle sue stesse contraddizioni, sembra ormai essere avviato su una strada certa.

Notizie non certo rassicuranti provengono dall’America Latina, continente che negli ultimi decenni è stato teatro di una vera rinascita democratica guidata da forze politiche popolari e progressiste. Il Venezuela Bolivariano è oggi schiacciato da una crisi economica e politica, in cui evidenti si dimostrano le responsabilità delle dirigenze locali, ma rafforzata dalla costante intromissione dell’imperialismo americano, che non ha mai accettato l’idea di abbandonare il proprio “giardino di casa”. In Bolivia il vice ministro degli interni Rodolfo Illanes è stato brutalmente assassinato dai lavoratori delle cooperative minerarie della provincia di Paduro. La discordia tra il governo boliviano e i cooperativisti nasce dalla volontà di nazionalizzare il settore minerario ed impedire in questo modo possibili accordi con le multinazionali straniere. Negli stessi giorni in cui erano in svolgimento i giochi olimpici a Rio de Janeiro, è stato portato a termine con il voto del senato brasiliano il procedimento di impeachment contro Dilma Roussef, oggi ex-presidente del Brasile. Non solo tale avvenimento segna la nuova pratica dei “golpe legalitari”, non potendo più legittimare interventi militari diretti gli Stati Uniti devono ormai tessere intrighi internazionali affidandosi a esponenti politici di spicco delle nazioni scomode, ma a subire un duro colpo è stata l’alleanza tra le nazioni emergenti, le quali devono accogliere, almeno fino a nuove elezioni, il filo-americano Michel Temer assunto a notorietà internazionale dovendo oggi affossare un’ importante esperienza di governo come quella del PT (Partito dei Lavoratori).

Come ultimo avvenimento degno di nota non possiamo non trattare il fallito colpo di stato contro Erdogan. Certamente egli porta su di se l’enorme responsabilità di aver cercato di cancellare l’eredità kemalista in Turchia, procedendo ad una islamizzazione forzata della società, e di aver abilmente giocato su diversi tavoli durante gli avvenimenti che hanno fatto esplodere la polveriera medio-orientale, arrivando ad offrire anche protezione internazionale allo Stato Islamico (ISIS). Dopo l’abbattimento del jet russo e il progressivo deteriorarsi dei rapporti con Mosca, il presidente turco è sembrato però tornare sui suoi passi rappacificandosi con Putin e firmando importanti accordi sulle forniture di gas. L’opinione non certo positiva su Erdogan e sulla sua azione di governo non deve però traviarci nel sostenere un golpe militare palesemente etero-diretto da Fethullah Gülen, avversario del capo di stato turco e che attualmente risiede in autoesilio in Pennsylvania, con la complicità degli USA. Come sempre l’opportunismo occidentale fa valere la regola dei “due pesi e delle due misure”, quando si procedeva all’epurazione dei laici, kemalisti e progressisti nessun politico di spicco del vecchio continente si è dimostrato attento alle angherie del “Sultano”, oggi che lo stesso arresta elementi vicini al suo rivale (islamici filo-occidentali) lo si accusa di ogni nefandezza e violazione dei diritti umani.

Anche questa estate ci lascia importanti linee di tendenza: se da un lato l’Unione Europea e gli Stati Uniti continuano una politica di ingerenza negli affari di altre nazioni, cercando in questo modo di dissimulare gli ormai evidenti problemi interni (crisi economica, razzismo diffuso, conflitti sociali sempre più accesi ecc…); dall’altro le nazioni emergenti continuano a crescere economicamente ritagliandosi un ruolo sempre maggiore nella decisione degli equilibri mondiali. Pochi uomini nella storia hanno avuto la fortuna di vedere il tramonto di un’epoca e la nascita, anche se ancora non completamente definibile in ogni suo dettaglio, di un altro sistema. La sfortuna è che almeno nel nostro continente la percezione soggettiva delle larghe masse di popolazione sembra cronicamente in ritardo rispetto ai cambiamenti strutturali, che invece continuano a presentarsi con una velocità sempre maggiore.

Fabio Scolari

Fabio Scolari, classe 1995, dopo aver conseguito la maturità liceale, studia attualmente sociologia a Milano. Oltre a Sinistra.ch, collabora anche alla redazione del mensile “Voci del Naviglio”. E’ membro del direttivo dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia (ANPI) di Trezzano.