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L’Islanda impone la Brexit

I cileni nella finale della Coppa America del Centenario imbrigliano l’Argentina e incatenano Messi, gli albicelesti non riescono a inventare una qualche alternativa di gioco e così la partita si trascina fino ai rigori sullo 0 a 0. Proprio Messi e Biglia sbagliano dal dischetto e finisce 4 a 2 per la Roja. A Santiago del Cile torna così per la seconda volta in due anni il prestigioso titolo continentale, conquistato ancora una volta sugli argentini che non lo vincono dal 1993. Chiusa la competizione americana, tutti i riflettori sono per l’Europeo.

I francesi contro gli irlandesi partono contratti e in parte impauriti, Pogba travolge Long e l’arbitro Rizzoli concede il conseguente rigore trasformato da Brady. Gli irlandesi allora difendono con caparbietà e intelligenza, anche contrastando les bleus a centrocampo, con interventi precisi sui portatori di palla. Qualcuno, mentre Hollande guarda preoccupato il campo di gioco, ripensa allo spiacevole passaggio di mano in aera di Henri del 2009, che ha impedito agli irlandesi di qualificarsi per i mondiali del 2010. Nel secondo tempo però Deschamps deve aver strigliato i transalpini e in pochi minuti Griezmann, lasciato solo, colpisce di testa con violenza e pareggia e qualche minuto dopo raddoppia. Un’espulsione tra i verdi rende vana ogni speranza di recupero, finisce 2 a 1. Ai quarti i francesi non avranno Rami, sarà l’occasione per uno dei difensori di riserva Jallet, Mangala, o Umtiti e dovranno soprattutto affrontare il più potente e poderoso collettivo dell’Europeo, l’Islanda, che dopo aver battuto ed eliminato gli olandesi nelle qualificazioni agli ottavi ha spedito a casa l’Inghilterra, una vera e propria Brexit sportiva. Partiti in svantaggio per un rigore generosamente concesso ai britannici, gli islandesi prima pareggiano fulmineamente in meno di un minuto, poi raddoppiano e difendono caparbiamente la vittoria, raggiungendo il fischio finale sul 2 a 1. I loro nomi tutti “son”, forse dicono poco al grande pubblico, ma vanno ricordati: Halldorsson, Saevarsson, Arnason, R. Sigurdsson, Skulason, Gudmundsson, G. Sigurdsson, Gunnarsson, B. Bjarnason, Sigthorsson, Bodvarsson. A Reykjavík nelle notti bianche di questa fine di giugno sono sulle labbra delle ragazze e dei ragazzi che si riversano per le strade e tra una birra, una bandiera e un bacio, guardano estasiati e giustamente sognanti il sole basso sull’orizzonte anche dopo mezzanotte, nel cielo rosso di un tramonto che si trasforma in alba.

I rossocrociati dominano per tutto il secondo tempo e anche per i tempi supplementari, questa supremazia tuttavia porta a una sola realizzazione, davvero spettacolare, una rovesciata acrobatica di Xherdan Shaqiri che si infila lambendo il palo interno. Nel primo tempo tuttavia i polacchi avevano schiacciato gli svizzeri nella loro metà campo e realizzato una rete con Blaszczykowski che è loro bastata per trascinare la partita fino ai rigori. Come sempre è quella un’occasione in cui la freddezza e i riflessi devono vincere la stanchezza di due ore di partita. Granit Xhaka spara malamente in tribuna, tutti gli altri li trasformano. Si conclude così l’Europeo per gli elvetici, che certo avrebbero meritato di più. Prossimi avversari del collettivo difensivista polacco, in attesa di qualche spunto creativo in più da parte di Lewandowski, saranno i lusitani che si sono imposti, anche abbastanza imprevedibilmente, sui croati. La partita resta attanagliata a una soporifera immobilità, dettata forse dalla paura di subire qualche contropiede, i croati rinunciano al loro estro e alla loro potenza, mentre i portoghesi aspettano, non si capisce bene che cosa. Quando mancano quattro minuti alla fine e i rigori sembrano l’inevitabile esito dell’incontro, ecco che la partita si risveglia, Perišić colpisce un clamoroso palo, la risposta lusitana è fulminea, Cristiano Ronaldo si ridesta da lungo torpore e si lancia in una sgroppata sulla destra pretendendo il pallone dai compagni, che obbediscono, ma il suo tiro di destro è modesto e carambola sul piede del portiere Subašić che serve involontariamente Quaresma, per il quale è semplice il colpo di testa a porta vuota. I pochi secondi che mancano al fischio finale non mutano l’1 a 0.

Tamburellante la supremazia del Belgio, contro la quale i magiari poco hanno potuto. De Bruyne e Hazard offrono decine di palloni ai loro compagni, proprio da un cross di De Bruyne nasce al decimo minuto la prima rete di Alderweireld, che insacca di testa superando Kiraly, dopo che Lukaku non c’era arrivato, per il resto della partita i belgi giocano e attaccano, gli ungheresi si difendono e timidamente cercano di uscire dall’assedio, poi nell’ultimo quarto d’ora si arrendono e i diavoli rossi dilagano con tre reti di Batshuayi, Hazard e Carrasco.

Gallesi e nordirlandesi alternano azioni d’attacco, ma soprattutto prestano attenzione a difendersi. Si arriva così a un quarto d’ora dalla fine e la situazione sembra immutabile, ma ecco che un cross di Bale agita il difensore McAuley, che trafigge il proprio portiere. I dragoni vincono così 1 a 0 e si ritroveranno ai quarti contro i belgi.

La Germania domina con veemenza gli slovacchi e dopo la rete nei primi minuti di Boateng, la prima dopo oltre 60 partire in sette anni di nazionale, con un potente tiro da fuori area, si permette pure di sbagliare un rigore con Mesut Özil. Hamšík e i suoi compagni tentano una risposta, ma sul finire del primo tempo Gomez raddoppia, chiudendo di fatto l’incontro che nel secondo tempo si trascina modestamente quando i teutonici decidono di risparmiare energie in vista dei quarti, soprattutto dopo la terza rete di Draxler, grande ispiratore del gioco tedesco con precisi passaggi.

La vera sorpresa è l’Italia operaia di Conte, capace, dopo più di vent’anni, di tornare a vincere contro gli spagnoli in un incontro ufficiale. Gli iberici sono forse stanchi e la stagione dei loro successi internazionali è terminata, c’è spazio allora per la pedestre euforia degli italiani che corrono come maratoneti, verticalizzano, difendono con catenacciara convinzione, il tutto in una giornata di grazia di Buffon, che salva un paio di situazioni difficilissime. Il risultato finale è meritato,un corale e perentorio 2 a 0. La prima rete è di Chiellini, su pasticcio difensivo degli avversari, poi, dopo molte occasioni sprecate da Eder, allo scadere raddoppio di Pellé con la solita mezza girata al volo.

Mai i tedeschi hanno sconfitto l’Italia in un incontro ufficiale da quando esiste il gioco del calcio. Quattro vittorie azzurre e quattro pareggi. Il 2 luglio però non si potrà pareggiare, la sfida tra la prestanza e la tecnica dei campioni del mondo e la forsennata corsa italica dirà chi uscirà trionfatore di questa saga infinita.

Davide Rossi

Davide Rossi, di formazione storico, è insegnante e giornalista. A Milano dirige il Centro Studi “Anna Seghers” ed è membro della Foreign Press Association Milan.