Il Partito Comunista di Bielorussia (KPB), per la prima volta negli ultimi trent’anni, ha presentato un proprio candidato alle elezioni presidenziali, tenutesi lo scorso 26 gennaio. Se il presidente della Repubblica uscente, Alexander Lukashenko, ha vinto le elezioni con oltre l’86% (secondo i risultati ufficiali trasmessi dal presidente della Commissione elettorale centrale Igor Karpenko), il candidato comunista Sergej Syrankov, segretario generale del Partito Comunista di Bielorussia è arrivato secondo con 189’740 voti pari al 3,21%. “Per la prima volta dal 2001, il secondo posto non è occupato da un liberale, da un nazionalista o da un altro fantoccio straniero, ma da un sostenitore dell’approfondimento delle riforme socialiste” ha dichiarato Syrankov, soddisfatto anche dall’afflusso di nuovi membri a seguito di una campagna elettorale gestita in modo attivo sui temi e sulle proposte riuscendo così a far conoscere il Partito a nuovi settori patriottici della società bielorussa.

Una linea patriottica per approfondire il socialismo
Il Partito Comunista di Bielorussia secondo il suo leader “è impegnato a rafforzare e approfondire le trasformazioni sociali che Alexander Lukashenko ha preservato e sviluppato dall’epoca sovietica. La differenza sta nel fatto che questi cambiamenti non devono essere solo sociali, ma anche socialisti”. Negli ultimi trent’anni, in effetti, la Bielorussia ha mantenuto il suo modello socio-economico piuttosto “statalista”, anche se non sono mancate le influenze liberali. Ad esempio i comunisti si sono opposti a una riforma sindacale voluta dal governo: l’introduzione di tale sistema contrattuale è stato definito dal KPB come una limitazione dei diritti dei lavoratori che favorisce il precariato. Eppure, nonostante ciò i comunisti a Minsk intendono contribuire al governo del Paese e arrivano addirittura a proporre di inserire una menzione al socialismo nella Costituzione bielorussa: “il socialismo nel XXI secolo può diventare una realtà perché oggi disponiamo di tecnologie, in particolare digitali, che mancavano quando sono state create le prime società socialiste”, spiega il dirigente del KPB che perora il passaggio a un’economia pianificata. “Queste tecnologie possono permetterci di pianificare la produzione e il consumo in modo più razionale, di ridurre i costi, di minimizzare la speculazione finanziaria e di ottenere un accesso più equo a beni e servizi per la maggior parte delle persone”. Priorità è data dunque alla digitalizzazione e alla democratizzazione delle nuove tecnologie. Syrankov a tal proposito è chiaro: occorre “lottare contro l’arretratezza tecnologica, superare il ritardo in questo campo, limitare gli appetiti dei giganti digitali, impedire la manipolazione della coscienza delle masse da parte di tecnologie come l’intelligenza artificiale. Il progresso scientifico e tecnologico non può essere fermato, ma può essere messo al servizio dell’intera umanità, e non solo di coloro che lo usano come mezzo di arricchimento personale”.

L’amicizia con la Cina e le difficoltà a relazionarsi con la sinistra europea
Nel contesto bielorusso il KPB si posiziona come un partito patriottico di sinistra, basato sulla tradizione sovietica. Quello che alle nostre latitudini apparirebbe nostalgico è in realtà un compito relativamente accettato in Bielorussia dove non esiste alcuna politica di “de-comunizzazione” della memoria storica: da qui sorge la pesante propaganda dell’Unione Europea contro il presidente Lukashenko accusato sui media di essere un tiranno. Mentre in Ucraina e in altri paesi ex-socialisti colonizzati dall’UE i monumenti dedicati a Lenin vengono distrutti, in Bielorussia non solo vengono conservati ma addirittura ne vengono eretti di nuovi. Oggi tuttavia il KPB, pur rispettando l’esperienza dell’URSS, guarda alla Cina sviluppando relazioni di amicizia con il Partito Comunista Cinese: “i nostri compagni cinesi condividono con noi le tecnologie in modo che possiamo sviluppare la produzione e creare posti di lavoro in patria: un atteggiamento, quello cinese, che è molto diverso dal colonialismo occidentale”. È proprio grazie al multipolarismo promosso dalla Cina e agli spazi di agibilità politica che sorgeranno grazie ad esso che Sergei Syrankov si permette di essere ottimista: “vediamo la Bielorussia di domani come uno Stato socialista avanzato, pacifico, aperto, un esempio per molti Paesi europei”. Ma con la sinistra di questi ultimi le cose non vanno molto bene: il KPB è scettico infatti nei confronti delle posizioni ideologiche dei partiti progressisti dell’Europa occidentale, che Syrankov giudica troppo “lontani dalla vita della gente”: questi partiti – secondo il leader comunista bielorusso – avrebbero “smesso di essere l’avanguardia della classe operaia” e ciò favorisce l’ascesa dell’estrema destra. Il KPB tuttavia ha ottime relazioni con alcuni partiti europei, tra cui il Partito Comunista Tedesco (DKP) presieduto da Patrick Köbele, il Partito Comunista della Svizzera guidato da Massimiliano Ay e il Partito Comunista Portoghese (PCP) diretto da Paulo Raimundo.