Nel tentativo di dare un senso al tragico crollo del governo guidato dal presidente Bashar al-Assad e dell’intera Repubblica Araba Siriana nel dicembre dello scorso anno, gli analisti occidentali sono stati rapidi nel puntare il dito contro questa o quella fazione dell’asse della resistenza anti-imperialista mondiale. Alcuni si sono subito affrettati a incolpare la Russia o l’Iran, altri si sono lamentati dello stesso presidente Assad.
Quello che quasi nessuno di questi commentatori ha pensato di fare è stato esaminare il proprio ruolo e quello dei lavoratori dei Paesi in cui vivono, discutendo di politica mondiale come se fosse una partita di baseball e loro dei semplici osservatori passivi. Ma la verità è che qualsiasi vittoria sull’imperialismo può essere assicurata solo dall’azione su entrambi i fronti: i lavoratori dei Paesi imperialisti hanno un ruolo cruciale da svolgere nell’interrompere la macchina bellica sul fronte interno, nel rifiutare di permettere alle loro classi dirigenti di godere della pace sociale e nel rifiutare di cooperare con la conduzione di queste guerre genocide all’estero.
È per questo che Lenin, molto tempo fa, ha sottolineato che la lotta per il socialismo nei Paesi imperialisti è intimamente legata alla lotta per la liberazione nazionale nel mondo oppresso e che è destinata a fallire se queste due parti del mondo anti-imperialista non sono collegate e non lavorano insieme. Pertanto, tutti i leader che si dichiarano “socialisti” o “comunisti” che non lavorano attivamente per creare questa unità d’azione tra loro e tutti coloro che combattono la stessa potenza imperialista all’estero sono ciarlatani e traditori.
Ecco perché il Partito Comunista della Gran Bretagna Marxista-Leninista (CPGB-ML) ha sempre insistito nel portare due slogan nel movimento contro la guerra: “Vittoria alla resistenza” e “Nessuna collaborazione con la macchina imperialista”. È proprio perché abbiamo promosso con coerenza questa posizione genuinamente anti-bellica che la leadership autoproclamata della Coalizione “Stop the War” ha espulso il CPGB-ML nel 2011, proprio mentre venivano lanciate le guerre contro la Libia e la Siria.
Questi leader non hanno agito nell’ignoranza, ma nella piena consapevolezza di ciò che un vero movimento contro la guerra dovrebbe fare. Per 25 anni, hanno scelto coerentemente di usare il loro controllo sull’opposizione per deviare l’attenzione e disinnescare il potere delle energie anti-belliche dei lavoratori. Hanno di fatto smobilitato tutti coloro che volevano davvero fermare le feroci guerre dell’imperialismo contro Afghanistan, Iraq, Libia, Siria, Yemen, Libano e Palestina. Mentre ripetono abitualmente le menzogne dell’imperialismo contro i suoi principali obiettivi di guerra, Russia e Cina, non si degnano nemmeno di menzionare le guerre che infuriano in Africa, come in Congo, Sudan e Somalia, nonostante il fatto che anche queste guerre siano condotte per il saccheggio imperialista e abbiano portato alla morte e allo sfollamento di molti milioni di africani.
Per comprendere la caduta della Siria e per evitare che altri terribile sconfitte del genere si abbattano sui popoli duramente colpiti dall’assalto economico e militare dell’imperialismo occidentale, è necessario smascherare il tradimento della leadership anti-guerra e sradicarne l’influenza.
Invece di slogan vuoti e pseudo-attività senza scopo, dobbiamo chiedere un ritorno al programma pratico di azione che ha avuto successo nel costringere il governo britannico a ritirarsi dalla guerra di intervento contro la Russia sovietica (condotta con l’intenzione di “strangolare il bambino bolscevico nella sua culla”, secondo le parole di quel feroce anticomunista di Winson Churchill).