Marx è ancora rilevante? In Cina si continua a studiare il socialismo scientifico!

Scambio di opinioni tra alcuni relatori a margine del 14° Forum Mondiale del Socialismo tenutosi nel settembre 2024 sotto l’egida dell’Accademia cinese delle scienze sociali (CASS). Autore: Zhang Wan (CGTN). Si ringrazia Andrea Catone dell’Associazione italiana Marx21.it  per la traduzione in lingua italiana.

Più di un secolo e mezzo fa, Karl Marx prevedeva che la Cina avrebbe vissuto un significativo sconvolgimento sociale ed economico nel passaggio dal feudalesimo a una società socialista. Le contraddizioni interne del sistema feudale, combinate con le pressioni esterne delle forze capitalistiche, avrebbero portato a lotte di classe che sarebbero sfociate in una rivoluzione, aprendo così la strada ad un ordine sociale più equo e delineando il suo percorso specifico verso il socialismo.

Come prevedeva Marx lo sviluppo della società cinese e il suo continuo progresso?

Secondo Xin Xiangyang, direttore dell’Accademia del Marxismo dell’Accademia cinese delle scienze sociali, nel 1939 Mao Zedong sostenne che la condizione nazionale della Cina era quella di una società semi-coloniale e semi-feudale. Per cento anni i cinesi si sono quindi serviti del marxismo per comprendere a fondo questa condizione. “Anche se Marx non ha mai visitato la Cina, i suoi punti di vista e le sue valutazioni su di essa sono in gran parte in linea con la realtà cinese”, ha aggiunto Xin.

Il professor A.V. Lomanov, dell’Accademia Russa delle Scienze, spiega che il marxismo si è evoluto in Russia alla fine del XIX e all’inizio del XX secolo, dove era conosciuto come “leninismo”. “Una nuova fase è iniziata negli anni Trenta con l’adattamento del marxismo da parte del Partito Comunista Cinese, il “marxismo con caratteristiche cinesi”.

Xin Xiangyang sottolinea che il Partito Comunista Cinese ha integrato i principi fondamentali del marxismo con le condizioni reali e la cultura tradizionale della Cina, le cosiddette “due combinazioni”, realizzando il futuro socialista previsto da Marx per lo sviluppo sociale della Cina.

Parlando della debolezza dell’Unione Sovietica, il professor A.V. Lomanov ritiene che essa sia stata dovuta all’assenza di una “seconda combinazione”: “La prima combinazione prevedeva l’adattamento della teoria marxista alle condizioni specifiche del Paese. Tuttavia, la seconda combinazione, di cui la Cina è stata pioniera, prevedeva l’integrazione del marxismo con la cultura tradizionale. Ma in URSS accettare il marxismo significava spesso rifiutare la cultura tradizionale, e ciò provocava un profondo conflitto, simile a quello che si verifica quando si mescolano acqua e fuoco. La cultura russa, particolarmente plasmata dal cristianesimo ortodosso, rendeva difficile separare la cultura sovietica dalle sue radici religiose. Il PCUS commise l’errore di non rivolgersi a quest’area con una base culturale profondamente caratterizzata da forti elementi religiosi; e la questione è rimasta irrisolta fino alla dissoluzione dell’Unione Sovietica”.

Xin Xiangyang, direttore dell’Accademia del Marxismo presso la CASS.

Per migliaia di anni, i cinesi hanno lottato per ideali quali la “Grande Armonia” e “Un mondo per tutta l’umanità”. Xin Xiangyang spiega che questi ideali incontrano una  profonda eco nel concetto marxista di comunismo e si allineano strettamente con l’idea marxiana di una società in cui il popolo è “protagonista della storia”. Questa enfasi sul ruolo del popolo come fondamento dello Stato va in parallelo con il principio cinese, radicato nella storia, di dare priorità al benessere della popolazione. Il presidente cinese Xi Jinping ha dichiarato: “Dall’introduzione del marxismo in Cina, il socialismo scientifico è stato ampiamente accettato dal popolo cinese. Si è radicato in questo Paese e ha dato risultati impressionanti. È chiaro che questo non è casuale. È coerente con la cultura e i valori che il nostro popolo ha fatto propri e trasmesso per diverse migliaia di anni”.

La cultura cinese è tradizionalmente radicata nel confucianesimo, ma nel corso della storia si è assistito a una relazione complementare tra confucianesimo, taoismo e altri elementi culturali. Il professor Xing Yunwen dell’Università Jiao Tong di Shanghai ritiene che questa inclusività culturale abbia contribuito a un atteggiamento più accogliente nei confronti dell’introduzione del marxismo in Cina, consentendone l’integrazione anziché il rifiuto, come avviene in altri Paesi.

Negli ultimi 40 anni, la Cina ha fatto uscire dalla povertà quasi 800 milioni di persone. Il processo di urbanizzazione non ha portato a disordini sociali o alla nascita di baraccopoli urbane. È stata creata una società benestante grazie a misure di riduzione della povertà e a iniziative incentrate sulla rivitalizzazione delle aree rurali.

Secondo il professor A.V. Lomanov, dalla fine del XIX secolo la Cina ha iniziato ad assorbire diverse teorie occidentali, tra cui il marxismo, la teoria dell’evoluzione, il liberalismo e l’economia classica. Dopo oltre un secolo di ricerca, la Cina ha scelto ciò che era più necessario per il suo sviluppo, integrando queste idee con le sue condizioni uniche. “Molti esperti occidentali ritengono erroneamente che la Cina abbia adottato un percorso capitalistico. Se la Cina avesse davvero perseguito il capitalismo durante le riforme annunciate da Deng Xiaoping, probabilmente sarebbe molto più povera e debole di oggi. I successi della Cina non derivano dall’aver seguito un modello capitalista, ma piuttosto dall’aver seguito il proprio percorso di socialismo con caratteristiche cinesi”: la “mano invisibile” di Adam Smith ha avuto poco impatto in Cina. Pertanto, il percorso storico scelto dal Partito Comunista si allinea perfettamente con le esigenze oggettive dello sviluppo della Cina.

Stephan Ossenkopp, ricercatore senior dello Schiller Institute, in Germania, mette a confronto i progressi della Cina con quelli di alcuni Paesi occidentali, affermando che questi ultimi, che si sono affidati al colonialismo, ottenendo le materie prime con mezzi di rapina, hanno impiegato molto tempo per industrializzarsi e modernizzarsi. Tuttavia, la Cina è sempre stata coinvolta nel commercio e negli accordi per raggiungere il suo sviluppo, e la portata e il ritmo di questo sviluppo sono senza precedenti.

Il professor A.V. Lomanov ritiene che la fonte vitale della resilienza del marxismo risieda nella sua capacità di progredire e adattarsi alle condizioni locali. Il Partito Comunista Cinese, insieme con gli studiosi, ha iniziato a portare avanti la “seconda combinazione”. Se avrà successo, potrebbe fornire un’ispirazione significativa per i teorici e i pensatori di tutto il mondo.

Richiamandosi a questo punto, Xin Xiangyang afferma che il marxismo mondiale pone continuamente questioni all’interno del processo storico della modernizzazione cinese, questioni che sono affrontate e chiarite sistematicamente a livello teorico.

Come affronta il marxismo le questioni del nostro tempo, quando il mondo si trova ad affrontare molte sfide vecchie e nuove, tra cui il cambiamento climatico, i conflitti regionali e la povertà? Come può il mondo diventare un’unica umanità e smettere di trattare gli altri come rivali e nemici?

Eleni Evagorou, del Comitato centrale del Partito Progressista dei Lavoratori di Cipro, afferma che l’Europa sta affrontando un periodo difficile, poiché molte persone si trovano in condizioni di povertà. Essa ritiene quindi che l’Europa debba cambiare il suo percorso e andare verso una politica più orientata al sociale e alle persone. “Possiamo vedere che il capitalismo vuole crescere sempre di più, ed è per questo che abbiamo guerre imperialiste, che è un problema enorme dei nostri tempi, poiché il capitalismo vorrebbe fare più soldi attraverso le armi e tutto il resto”.

Il professor A.V. Lomanov esprime la sua preoccupazione per il capitalismo occidentale e la società occidentale, in cui è crescente la tendenza ad escludere civiltà e percorsi ideologici o di sviluppo diversi. Al contrario, il socialismo cinese non suscita preoccupazioni, in quanto esso incorpora la cultura cinese, una cultura armoniosa che abbraccia la diversità e favorisce lo sviluppo della convivenza e della bellezza reciproca.

Secondo Stephan Ossenkopp sembra che alcune élite occidentali stiano per scatenare la Terza Guerra Mondiale, anche se i popoli non vogliono lo scontro e sono scontenti degli effetti di tale scontro.

Nel XIX secolo, la nascita del marxismo scaturì dai numerosi problemi che l’Occidente si trovava ad affrontare. Il professor Xing Yunwen sottolinea che la Cina ha nel marxismo la base teorica che, nella comparazione con altri sistemi, aiuta a non seguire ciecamente i modelli occidentali. Pur imparando dall’Occidente, i cinesi adottano un punto di vista critico: “L’Occidente si è sviluppato spontaneamente, noi siamo più consapevoli nel nostro approccio. La nostra prospettiva critica, radicata nel marxismo, serve come strumento per osservare il mondo, portando a una comprensione più profonda di molte questioni”.

Secondo il presidente del Partito Comunista di Spagna, Jose Luis Centella, la natura di una società socialista è fondamentalmente diversa da quella del capitalismo. In un sistema socialista, i beneficiari delle conquiste nazionali sono i cittadini. Al contrario, in una società capitalista, i benefici economici sono goduti da un piccolo gruppo di persone.

“Lo sviluppo del socialismo con caratteristiche cinesi svolge effettivamente un ruolo significativo nella promozione dell’equità e della giustizia per l’umanità”, spiega Xin Xiangyang, secondo cui il capitalismo è maturato fino al punto in cui il benessere sociale e gli alti benefici sono sostenuti dalla ricchezza generata dallo sfruttamento. Tuttavia, poiché i sistemi economici continuano ad entrare in crisi, è diventato sempre più difficile estrarre tali profitti dai Paesi in via di sviluppo, soprattutto con l’avanzata del socialismo con caratteristiche cinesi. Da questo punto di vista, la Cina sta lavorando attivamente per trasformare un ordine economico internazionale ingiusto in uno più equo e razionale. Per i Paesi occidentali è sempre più difficile assicurarsi profitti di monopolio; per questo alcuni Paesi occidentali spingono per il disaccoppiamento e le interruzioni della catena di approvvigionamento, il che è inaccettabile per il capitale e minaccia la sostenibilità dei sistemi di welfare.

Stephan Ossenkopp ha posto una domanda sul perché l’Occidente veda la Cina come una minaccia e un rivale. Afferma che l’Occidente sta reagendo in modo completamente sbagliato all’ascesa della Cina, alla sua modernizzazione, e che pagherà un caro prezzo per questo.

Da dove deriva la mentalità a somma zero che prevale in Occidente?

Secondo il professor Lomanov, questa mentalità affonda le sue radici nel XX secolo, quando l’Occidente credeva che la vittoria nella Guerra Fredda fosse facile e diretta: sconfiggere l’Unione Sovietica senza sparare un colpo e senza perdite. L’Occidente ha indebolito l’Unione Sovietica attraverso la competizione economica e ideologica, portandola al collasso. “E così le élites occidentali pensano che questo risultato possa essere facilmente replicato: se c’è qualcuno non gradito, si può semplicemente dichiarare una nuova guerra fredda e, dopo qualche anno o decennio, sconfiggere l’avversario sarà semplice. Tuttavia, credo che la Cina non sia una seconda Unione Sovietica. La situazione è cambiata; le basi culturali sono diverse, la coesione del popolo non è la stessa e le capacità di governo del Partito Comunista Cinese sono molto diverse”.

Il direttore dell’Istituto di ricerca marxista dello Sri Lanka, Vinod Moonesinghe, afferma che le forze dell’imperialismo stanno cercando di creare una situazione di guerra per uscire dai propri problemi economici.

Alfredo Garcia Jimenez, vicepresidente dell’Istituto di Filosofia di Cuba, fa eco a questa affermazione con i numeri: “La spesa militare della Cina rappresenta l’1,6% del suo PIL. Le spese militari degli Stati Uniti rappresentano il 3,45% del loro PIL, il che significa che la loro spesa per la difesa è tre volte superiore a quella della Cina. I Paesi capitalisti ricorrono spesso alla guerra per sfuggire alle crisi, poiché la guerra fa aumentare i costi delle armi e delle attrezzature, il che porta a concentrarsi sugli investimenti militari”.

Jose Luis Centella sottolinea che l’umanità affronta gravi pericoli in questo momento, con l’escalation del conflitto in Ucraina. È fondamentale che le potenze globali come la Cina trasmettano messaggi di pace e unità al mondo. Attualmente, milioni di dollari vengono investiti in armi per il conflitto ucraino, fondi che dovrebbero invece essere utilizzati per lo sviluppo, per aiutare milioni di persone a uscire dalla povertà. Questo sottolinea l’importanza delle iniziative di globalizzazione della Cina, in particolare l’Iniziativa Belt and Road, che mira a promuovere la cooperazione in ogni angolo del pianeta. Inoltre, l’Iniziativa cinese per lo sviluppo globale, l’Iniziativa cinese per la sicurezza globale e l’Iniziativa cinese per la civilizzazione globale completano la Belt and Road. Le quattro iniziative proposte dal presidente cinese sono pensate per affrontare le più grandi sfide dell’umanità, come la fame e la condizione di milioni di persone che soffrono per l’insicurezza alimentare e le malattie. La questione centrale è come creare un destino condiviso per tutta l’umanità, promuovendo la pace e il progresso sulla Terra.

Jose Luis Centella, presidente del Partito Comunista di Spagna (PCE).

“Se oggi non ci fosse la BRI, l’economia mondiale si troverebbe in una pessima posizione, soprattutto dopo la crisi finanziaria globale”, ha aggiunto Vinod Moonesinghe. “In Paesi come lo Sri Lanka la crisi è stata assolutamente devastante. Quindi, senza la Belt and Road Initiative, lo sviluppo nel mondo sarebbe stato di gran lunga inferiore. In realtà, è l’iniziativa cinese che sta aprendo nuove reti di comunicazione in tutto il mondo e sta aiutando soprattutto il Sud globale ad espandere le proprie attività economiche. La BRI rappresenta in realtà una minaccia al dominio occidentale sul mondo. Il metodo con cui l’Occidente estrae la ricchezza dal Sud globale viene minato dalla BRI. Quindi, la BRI rappresenta un’ascesa del Sud globale”.

Jose Luis Centella parla di due ideologie opposte nell’ordine internazionale: una è l’ordine multilaterale proposto dalla Cina, che si basa sui principi originari delle Nazioni Unite e pone l’accento sulle relazioni paritarie e reciprocamente vantaggiose. L’altra cerca di creare una nuova guerra fredda, dividendo il mondo in blocchi contrapposti. Centella spera che il futuro dell’umanità, come ha detto il Presidente cinese Xi Jinping, possa essere stabilito su un ordine internazionale multilaterale condiviso. In questo ordine, tutti i Paesi e le culture possono connettersi e arricchire le vite degli altri.

Il professor Lomanov afferma che tutta l’umanità, compresi i Paesi occidentali sviluppati, le nazioni impoverite del Sud globale e le economie di mercato emergenti, ha bisogno della globalizzazione come prerequisito per lo sviluppo e la prosperità condivisi. “Tuttavia, i Paesi occidentali sono passati da una mondializzazione globale a una forma di globalizzazione selettiva o parziale. I progressi chiave nell’alta tecnologia, nell’intelligenza artificiale e nella conoscenza che incidono fortemente sulle capacità di sviluppo dei Paesi sono spesso tenuti fuori da questo quadro. L’Occidente mira a preservare i propri vantaggi e il proprio status egemonico attraverso questa globalizzazione localizzata. Per l’Occidente non si tratta tanto di motivazioni economiche quanto del mantenimento del potere. Di conseguenza, è probabile che una nuova forma di globalizzazione emerga dal Sud globale”.

I successi della Cina derivano dal suo rifiuto di occidentalizzarsi completamente e dalla ricerca di un nuovo percorso. Il professor Lomanov spiega che l’imitazione del modello occidentale non ha funzionato e che anche l’adozione del modello staliniano si è rivelata inefficace; la Cina ha commesso molti errori e ha pagato costi significativi lungo il suo percorso. Tuttavia, perseguendo con costanza la propria strada, si è avvicinata al centro della scena globale.

Jose Luis Centella ha citato il presidente cinese Xi Jinping dicendo che il socialismo deve essere adattato alle condizioni economiche e culturali di ogni Paese. Non si può copiare, ma si può imparare da esso, come ad esempio il modo in cui la Cina ha utilizzato le forze di mercato per infondere al socialismo caratteristiche uniche, il modo in cui un grande Paese serve la pace piuttosto che la guerra e il modo in cui pone il popolo al centro della sua agenda politica, sviluppando al contempo un’ampia democrazia.

Molti esperti ritengono che il marxismo sia un metodo scientifico per guardare alla società e che rimanga rilevante nell’analisi della società e nell’analisi di come ogni società possa svilupparsi. Il professor Zhang Youkui dell’Università di Xiamen ricorda che la visione del capitalismo non può essere eccessivamente semplicistica. Il capitalismo ha storicamente svolto un ruolo positivo e progressivo nelle società autoritarie tradizionali. Tuttavia, le contraddizioni e le difficoltà insite nel capitalismo portano inevitabilmente all’emergere di nuove forme sociali. “Marx ha argomentato scientificamente questa teoria e, guardando agli sviluppi pratici dal XX secolo, credo che le intuizioni di Marx rimangano attuali”.

“Il marxismo è nato in Occidente, ma la sua visione si riferisce a tutta l’umanità, affrontando questioni fondamentali strettamente legate all’esistenza e allo sviluppo dell’uomo”, ha aggiunto Xing Yunwen, ”All’inizio della civiltà cinese, le domande che si ponevano riguardavano il rapporto degli uomini con la natura, i rapporti reciproci tra di loro, e il modo in cui le persone possono raggiungere l’armonia all’interno di se stessi. Queste questioni sono state indagate sia dagli antichi filosofi greci che dai pensatori cinesi: come si dovrebbe vivere e dove è diretta l’umanità. Il marxismo è una teoria nata in Occidente per criticare il capitalismo, ma condivide con i pensatori di tutta la storia le questioni fondamentali dell’esistenza e dello sviluppo umano. Civiltà e culture diverse possono affrontare queste questioni fondamentali in modo diverso, offrendo risposte diverse, ma le domande di fondo rimangono le stesse”.

Come ha detto il presidente cinese Xi Jinping, “nonostante le enormi differenze tra l’oggi e i tempi di Karl Marx, i 500 anni di storia del socialismo mondiale dimostrano che siamo ancora dove il marxismo ha detto che dovremmo essere. Questa è la giusta base per la nostra continua fede nel marxismo e la nostra fiducia nella vittoria del socialismo”.