Di fronte alla rottura della coalizione di governo in Germania tra il Partito Socialdemocratico (SPD), il Partito Verde e il Partito Democratico Libero (FDP), la sinistra non piange: “la coalizione era un governo di guerra. Ha portato avanti la sua politica di armamento militare e di guerra economica a spese della grande maggioranza della popolazione. Ha limitato attivamente la libertà di espressione e ha fatto regredire le conquiste democratiche e sociali, favorendo così lo spostamento a destra” dichiara Patrick Köbele, presidente del Partito Comunista Tedesco (DKP).
Vogliono la guerra ma litigano sul come pagarla!
La coalizione guidata dal premier Olaf Scholz non è però fallita a causa di disaccordi sull’opportunità di continuare e intensificare ulteriormente la guerra per procura della NATO contro la Russia: su questo aspetto, così come sul sostegno al genocidio israeliano contro i palestinesi, c’è sempre stato consenso fra i tre partiti della cosiddetta “Ampel Koalition”. La SPD, i Verdi e l’FDP hanno infatti lavorato insieme per rendere la Repubblica federale di nuovo pronta alla guerra, tanto da favorire la militarizzazione delle scuole e gettando le basi per la reintroduzione della leva obbligatoria. Il loro fallimento consiste solo – si legge nella nota del DKP – “nella loro incapacità di creare la necessaria economia di guerra e di approvare un altro bilancio di guerra che corrisponde all’agenda militarista comune”. Essendo una classe politica impreparata e in balìa del governo statunitense, operavano per portare il Paese in guerra ma non ne avevano i mezzi. La sconfitta poi nelle elezioni statunitensi di Kamala Harris, la candidata voluta dalla NATO, ha contribuito a scombussolare i piani di due partiti come SPD e Verdi, che avevano puntato tutto sulla sudditanza a Washington.
Che la questione bellica fosse al centro è apparso chiaro con la dichiarazione rilasciata dal cancelliere socialdemocratico in merito al licenziamento del Ministro delle Finanze, il liberista Christian Lindner (FDP), in cui ha nuovamente chiesto più soldi per continuare la guerra in Ucraina. Scholz ha tentato, per ammansire la base di sinistra, di far credere che egli non era disposto a finanziare il sostegno all’Ucraina e gli investimenti nella difesa a spese della coesione sociale. È in realtà un travisamento dei fatti: da quasi tre anni, infatti, i lavoratori tedeschi pagano, con l’aumento dei prezzi dell’energia e dei generi alimentari, con il degrado delle infrastrutture, con la distruzione dell’industria automobilistica e con i tagli all’istruzione e al settore sociale, per la politica guerrafondaia del governo germanico dove la parte dei più feroci militaristi la giocano gli opportunisti di sinistra, socialdemocratici ed ecologisti, completamente succubi dell’ideologia liberal e atlantista.
Il tentativo disperato della SPD di rifarsi la verginità
Nei prossimi mesi si parlerà ancora di guerra e di pace: il Partito Comunista Tedesco ne è convinto poiché “altre forze sono già ai blocchi di partenza per portare a termine ciò che la SPD ha iniziato”. Anzitutto il leader dell’Unione Cristiano-Democratica (CDU), Friedrich Merz, che – come i liberali dell’FDP – continua a chiedere la consegne dei missili Taurus all’Ucraina. L’ambizione di Merz a diventare cancelliere per rispondere agli interessi dell’industria bellica è nota. È anche noto che pur di accontentare la NATO è disposto a sacrificare quel che resta dello stato sociale sull’altare della corsa al riarmo. Scholz intende presentarsi come il “cancelliere della pace” nella campagna elettorale per il Bundestag, eppure – ricordano i comunisti tedeschi nel loro comunicato – “è stato lui a superare ripetutamente le ‘linee rosse’ autoimposte, per estendere la guerra”. Un opportunismo del leader della SPD che mira a ingannare la base della sinistra che sta iniziando a guardare al nuovo partito della post-comunista Sahra Wagenknecht che si oppone alla NATO e all’invio di armi e che chiede una politica di neutralità da parte di Berlino.
Il movimento per la pace si deve unire ai sindacati
“Ci troviamo di fronte al compito di rafforzare le forze per la pace e di organizzare la resistenza contro il corso della guerra e della crisi, sostenuta da una grande coalizione di partiti borghesi, media e think tank” spiega Köbele: la DKP si prefigge di assumere questo compito sia nell’ambito del movimento per la pace, ma anche all’interno del movimento operaio e sindacale. La scelta che avranno infatti gli elettori sarà tra i partiti che vogliono finanziare la guerra e un nuovo parlamento che usi le risorse per creare posti di lavoro e migliorare i salari.