/

Il 14° Forum Mondiale del Socialismo riunito a Pechino dà ampio spazio ai giovani

Il 10 settembre scorso si è concluso a Pechino il Forum Mondiale del Socialismo. Organizzato dall’Accademia Cinese delle Scienze Sociali (CASS), il Forum ha raccolto 62 delegati di alto livello da 29 paesi, politici e accademici, con un centinaio di convenuti cinesi di prestigio. Il tema di questa edizione verteva su Gli attuali cambiamenti del mondo, dei nostri tempi e della storia, permettendo così degli scambi di prospettive ed opinioni su tutti gli aspetti fondamentali del nostro presente. Era infatti condivisa la consapevolezza di trovarsi in una fase di transizione storica, dinanzi al declino del sistema dell’imperialismo atlantico e al sorgere di un nuovo mondo multipolare, senza tralasciare però le sfide che lo sviluppo della tecnologia sta ponendo all’umanità.

Fra i relatori principali del World Socialism Forum c’era anche il deputato Massimiliano Ay, segretario del PC svizzero

L’Occidente in declino, l’Oriente in ascesa

Questa consapevolezza ha preso forma nel discorso inaugurale di Zhen Zhanmin, vicepresidente della CASS, che ha evidenziato quanto i cambiamenti che stiamo vivendo siano senza precedenti, sottolineando al tempo stesso l’impegno della Cina e del Partito Comunista Cinese (PCC) per lo sviluppo di una comunità umana dal destino condiviso, un concetto di convivenza pacifica e sviluppo armonioso dell’intera umanità che la Repubblica Popolare ha iscritto in Costituzione durante la revisione del 2018. Zhen ha inoltre ricordato il recente terzo plenum del 20° Comitato Centrale del PCC, tenutosi a luglio, che ha dato le linee guida per la prosecuzione delle politiche di sviluppo della società cinese e del socialismo mondiale.

È orientato al futuro anche il deputato Massimiliano Ay, segretario politico del Partito Comunista della Svizzera, che durante la prima sessione ha ricordato che il declino dell’occidente e l’avvento del multipolarismo non sono un pranzo di gala, rimarcando così l’eccezionalità e i rischi della fase storica che stiamo attraversando. In questa prospettiva la modernizzazione cinese, assieme allo sviluppo delle forze produttive del socialismo cinese, è certamente un fattore positivo, senza però dimenticare che sull’altro versante il declino del campo atlantico spinge i governanti dei paesi occidentali, Stati Uniti in testa, a promuovere agende di guerra. È dunque fondamentale la cooperazione internazionale, sia economica che accademico-culturale, per evitare di finire nella spirale della terza guerra mondiale. Sulla stessa linea d’onda il segretario del Partito Comunista in Italia, Alberto Lombardo, che ha pure goduto di ampia considerazione da parte degli studiosi cinesi.

Lo slancio della gioventù

Uno dei gruppi di lavoro del World Socialism Forum era dedicato ai giovani. Per la Svizzera è intervenuto il comunista Martino Marconi.

Particolare importanza è stata riservata anche alle sessioni contemporanee a gruppi ridotti per favorire il dialogo e lo scambio tra i delegati cinesi ed esteri. Tra queste si è tenuto un prolifico forum giovanile, richiesto direttamente dal presidente della CASS Gao Xiang, a cui hanno preso parte una trentina di giovani accademici e politici dalla Cina e dal mondo, occupandosi di diversi temi di particolare interesse e attualità.

Guo Hailong, ricercatore presso l’Istituto di Storia e Letteratura del Comitato Centrale del PCC, ha infatti proposto un’analisi della fragilità della sinistra liberal in Europa, sia nell’ambito delle recenti elezioni europee sia per quanto riguarda i singoli paesi che sono andati al voto, quali Germania (Sassonia e Turingia), Francia (legislative) e Regno Unito (elezioni generali). In questo contesto, seppur in Francia e Gran Bretagna si registra un avanzamento di tali forze, specificatamente il Nouveau Front Popoulaire e i Laburisti, la sinistra liberal ha abbandonato le sue prerogative sociali e di classe, infilandosi in questioni di “guerra culturale” e wokeism, perdendo la bussola ideologica del perseguimento del benessere collettivo e degli interessi dei lavoratori. In Germania questa impostazione ideologica ha già prodotto la débâcle di SPD e Verdi, mentre in Francia il NFP non è stato in grado di entrare al governo, e là dove queste forze sono al governo, come i Laburisti nel Regno Unito, non hanno la capacità di perseguire un’agenda politica popolare. Wang Yuan, professore della Scuola di Marxismo dell’Università Nankai di Tianjin, ha invece approfondito le radici del wokeism, esponendone da un punto di vista strettamente logico la radice individualista di queste teorie.

Sul lato dei problemi che pone lo sviluppo della tecnica è intervenuto Lu Xiaofeng, professore della Scuola di Marxismo dell’Università degli studi internazionali di Pechino, trattando la questione dell’Intelligenza artificiale e della sua governabilità, attualizzando il pensiero dei classici del marxismo. Mentre in occidente questo tema viene trattato tra la metafisica e la fantascienza, Lu ha invece sottolineato il carattere di classe della governabilità delle nuove tecnologie, poiché come nell’Ottocento il governo delle macchine da parte dei capitalisti ha permesso lo sfruttamento dei lavoratori allo stesso modo l’appartenenza di classe di chi detiene il governo dell’intelligenza artificiale determina come quel governo viene esercitato. Infatti, laddove quel governo sia in mano ai lavoratori e alle loro rappresentanze l’intelligenza artificiale sarà un aiuto per ridurre gli orari di lavoro per tutti mantenendo la piena occupazione, mentre in occidente l’intelligenza artificiale verrà utilizzata per irrigidire il controllo di classe grazie all’aumento della capacità di gestione dei dati e per “ridurre i costi di produzione”, vale a dire sostituire i lavoratori umani con gli algoritmi là dove possibile.

Martino Marconi presenta le analisi del PC svizzero durante la sessione dedicata ai giovani del World Socialism Forum

In quanto agli ospiti internazionali bisogna ricordare l’intervento di Léon-marie Nkolo Ndjodo, professore dell’università di Maroua (Camerun), che ha trattato il tema della lotta attuale dei paesi africani per la decolonizzazione e dell’incapacità della sinistra liberal europea di comprenderla. Partendo dalle radici storico-ideologiche di questa stortura, particolarmente la Scuola di Francoforte in ambito tedesco (ricordiamo che Adorno si espresse con termini durissimi conto i movimenti anticoloniali africani) e il post strutturalismo francese alla Foucault, Nkolo Ndjodo ha criticato il moralismo della sinistra liberal occidentale che gli impedisce di comprendere il fatto che per liberarsi dalle catene dell’imperialismo i popoli africani guardano… a chi non è imperialista! Vale a dire Russia e Cina, demonizzate dalla stessa sinistra liberal sempre secondo il loro moralismo. Martino Marconi, membro del Comitato Centrale del Partito Comunista svizzero e consigliere comunale di Morbio Inferiore, ha invece evidenziato che uno degli effetti del declino dell’imperialismo in Europa consiste nell’incapacità strutturale delle classi dirigenti europee di mantenere stabile il livello del benessere della popolazione, generando un malcontento che però risulta improduttivo se non orientato. Citando Gramsci sulla rivoluzione francese, Marconi ha indicato in questo malcontento un ambito di lavoro per i comunisti occidentali, andando ad indirizzare i lavoratori verso il loro nemico reale. Presenti anche numerosi delegati dal medio oriente e regioni attigue, tra cui Iraq, Siria, Libano e Cipro, che hanno trattato il tema dell’instabilità della regione a causa della politica terrorista e genocidaria del regime sionista di Israele.

Una nuova Internazionale Comunista?

Incontri e scambi internazionali di alto livello tra partiti e accademici marxisti possono evocare un’immagine storica ben definita: quella dell’Internazionale Comunista, l’organizzazione che a più riprese e in diversi modi è stata il centro del dibattito tra marxisti a cavallo tra la seconda metà dell‘Ottocento e la prima metà del ‘900. La CASS è però chiara su questo punto: Yu Haiqing, vicepresidente dell’Accademia di Marxismo della CASS, nelle sue considerazioni finali ha sostenuto l’importanza degli scambi internazionali tra accademici e politici, ma ha espresso fermamente la volontà cinese di non rappresentare un polo egemonico. Ciò significa che la CASS organizza con grande piacere forum di questo genere e continuerà a farlo, ma non si andrà verso una struttura formale e stabile dove la parte cinese avrà una qualsiasi preponderanza; piuttosto, nel pieno rispetto dell’indipendenza di tutti i partiti, si continuerà a confrontarsi attraverso queste occasioni.