Il Vietnam sta diventando più neutrale della Svizzera!

Nell’attuale contesto di forte tensione geopolitica e di rischio di una terza guerra mondiale, c’è un paese asiatico di cui si parla ancora poco: la Repubblica Socialista del Vietnam. Dopo aver raggiunto la propria indipendenza nazionale sopportando guerre prolungate ad opera degli imperialisti francesi e statunitensi, le autorità di Hanoi – anche dopo l’inizio del conflitto fra la NATO e la Russia attualmente combattuto in Ucraina – hanno ribadito di perseguire la pace con una politica definita dei “quattro no”:

1) No ad alleanze militari

2) No a schierarsi con un Paese contro un altro

3) No a basi militari straniere o all’utilizzo del territorio nazionale per contrastare altri Paesi

4) No all’uso della forza, o alla minaccia di usare la forza, nelle relazioni internazionali

Si tratta di quattro principi legati alla cosiddetta “diplomazia del bambù” con cui il Partito Comunista del Vietnam definisce le relazioni internazionali del suo governo. Quello che ci deve far riflettere è che il Vietnam socialista, che non è uno Stato neutrale, in realtà si comporta in maniera più diplomatica, più equilibrata e in ultima analisi definitivamente più “neutrale” della stessa Confederazione Svizzera!

In pratica un paese emergente, che ha conosciuto la guerra, si rende conto del vantaggio della neutralità e la adotta nella sua prassi politica e diplomatica odierna, proprio mentre il nostro Consiglio federale (e con lui lo Stato Maggiore Generale del nostro esercito) pur di farsi bello con l’UE e gli USA, la sta abbandonando attraverso una subdola “tattica del salame”, incurante di finire così invischiati nelle guerre che gli USA stanno preparando per l’Europa.

I “quattro no” della “diplomazia del bambù” vietnamita sono peraltro molto simili a quelli contenuti nell’iniziativa popolare per la salvaguardia della neutralità svizzera che sia il Partito Comunista sia l’Unione Democratica di Centro, pur da punti di vista differenti, sostengono convintamente, e che possiamo così sintetizzare:

1) La Svizzera non aderisce ad alleanze militari o difensive (oggi ce n’è peraltro solo una: la NATO!);

2) La Svizzera non partecipa a guerre (sia militari sia economiche) tra Stati terzi (quindi non si schiera con uno Stato contro un altro);

3) La Svizzera opera per prevenire i conflitti e offre i propri buoni uffici in qualità di mediatrice.

In ultima analisi votare a favore dell’iniziativa popolare “Salvaguardia della neutralità svizzera” sarà un gesto nel contempo patriottico e internazionalista. Un gesto non simbolico ma molto concreto che la sinistra operaia di un tempo (non quella spocchiosa che va per la maggiore oggi) non avrebbe esitato un attimo a compiere!

Anzi, vado oltre: forse un po’ provocatoriamente affermo che votare Sì alla neutralità, per quanto essa venga definita “armata”, è in realtà quanto di più incisivamente pacifista e addirittura “anti-militarista” si possa fare oggi, poiché costituisce un vero e proprio atto di sabotaggio al pericoloso processo di integrazione dell’esercito svizzero nella NATO.

Massimiliano Ay

Massimiliano Ay è segretario politico del Partito Comunista (Svizzera). Dal 2008 al 2017 e ancora dal 2021 è consigliere comunale di Bellinzona e dal 2015 è deputato al parlamento della Repubblica e Cantone Ticino.