È iniziata ieri e durerà fino a giovedì la Terza sessione plenaria del 20° Comitato Centrale del Partito Comunista Cinese, il partito marxista che guida assieme ad altri otto formazioni minori la Rivoluzione cinese e il suo modello socialista di mercato. Il Comitato Centrale è diretto dal segretario generale Xi Jinping in persona, ed è il vero fulcro del potere politico ed economico della Repubblica Popolare Cinese. Lì vengono decisi gli orientamenti strategici che poi vengono sottoposti per l’applicazione legislativa al parlamento nazionale. Questa volta il 3° Plenum del Comitato Centrale, che probabilmente secondo i media internazionali si sta svolgendo a porte chiuse nell’Hotel Jingxi, l’albergo gestito dallo Stato Maggiore dell’Esercito popolare di liberazione, dovrà discutere un documento intitolato “Approfondire le riforme in modo più completo e portare avanti la modernizzazione in stile cinese”.
Non è una riunione come le altre…
Abbiamo chiesto a Massimiliano Ay, segratario politico del Partito Comunista della Svizzera che intrattiene relazioni di alto livello con gli omologhi cinesi, per quale motivo gli occhi del mondo sono rivolti a Pechino: “Bisogna sapere che le terze sessioni plenarie di ogni nuovo Comitato Centrale rappresentano un momento centrale per la vita politica cinese. Basti pensare che alla terza sessione del 1978 si introdussero le riforme economiche, alla terza sessione del 1993 si stabilì il concetto del socialismo di mercato e alla terza sessione del 2013 si rinsaldò il primato della politica sull’economia oltre a intensificare la lotta alla corruzione. Quest’anno le discussione saranno probabilmente focalizzate sulle sfide geopolitiche che preoccupano chi, come la Cina, vuole arrivare al multipolarismo evitando la guerra mondiale che invece la NATO sta fomentando”. Dal canto suo Alexander Lomanov, vicedirettore degli studi scientifici presso l’Istituto nazionale di ricerca Primakov sull’economia mondiale e le relazioni internazionali dell’Accademia delle scienze della Federazione Russa ha dichiarato: “La pressione esterna sta aumentando ed è necessario rendersi conto che i Paesi occidentali continueranno la politica di protezionismo, distruzione delle catene di produzione e creazione di barriere tecnologiche [rivolte alla Cina] per i decenni a venire”, ha dichiarato alla testata pubblica cinese “Global Times”.

Il segretario politico dei comunisti svizzeri Massimiliano Ay è stato intervistato dalla televisione cinese
La crescita del PIL cinese è stata più bassa del previsto
Sempre il “Global Times” ha scritto che si tratta di vedere come il plenum “stabilirà le priorità per un approfondimento completo delle riforme, elaborerà un piano per lo sviluppo economico a lungo termine e aprirà un nuovo capitolo nella marcia del Paese verso la modernizzazione cinese”. La riunione si svolge infatti in un momento in cui, per l’economia cinese, non mancano le criticità: certo nulla rispetto ai problemi che vivono i paesi europei a causa delle sanzioni “boomerang” che hanno imposto contro la Russia, ma comunque si tratta di questioni serie. Il Partito Comuinsta Cinese intende dal canto suo prendere molto sul serio i dati sul Prodotto Interno Lordo (PIL) del secondo trimestre che, pur registrando comunque – ed è bene ricordarlo – una crescita economica del 5,3% nel primo trimestre, risulta ora inferiore alle previsioni del 4,7%. Ad esso si aggiunge una crisi immobiliare, una domanda interna debole e le sempre più gravi minacce dell’Occidente circa i dazi commerciali e altre forme di ostacoli geopolitici. L’agenzia stampa cinese “Xinhua”, tuttavia, che paragona l’attuale leader cinese a Deng Xiaoping, le aspettative per un nuovo round di riforme profonde è aumentato, dissolvendo i timori su una stagnazione o perdita di slancio dell’economia. Benché non vi siano annunci ufficiali né sulle tempistiche né sui temi di dettaglio, si ritiene che l’economia sarà quindi il piatto forte delle discussioni del Comitato Centrale anche perché l’anno prossimo il governo cinese dovrà aggiornare il Piano Quinquennale, tipico di ogni paese socialista, e il dibattito sugli orientamenti da inserirvi è già acceso fra le varie anime del Partito che si confronteranno però sempre secondo le regole marxiste del “centralismo democratico”. L’altro tema che presumibilmente i membri del Comitato Centrale vorranno affrontare è l’assegnazione di maggiori entrate fiscali ai municipi.

La sovranità va unita allo sviluppo delle “nuove forze produttive di qualità”
Una delle priorità per Xi Jinping è il raggiungimento dell’autosufficienza scientifica e tecnologica. Gli enormi progressi svolti dall’industria cinese, ad esempio nel settore delle automobili elettriche, si uniscono oggi alla volontà di investire notevolmente per costruire la propria catena di fornitura di semiconduttori. Nel corso delle passate riunioni politiche, Xi Jinping ha spesso invocato lo sviluppo di “nuove forze produttive di qualità” e si prevede che questo aspetto sarà ancora meglio definito dopo l’attuale terzo plenum. Intervistato dalla rete televisiva cinese CGTN il dirigente comunista svizzero Massimiliano Ay nei giorni scorsi si è spinto a definire tali “nuove forze produttive di qualità” addirittura “una nuova categoria nella teoria del socialismo scientifico”. Ay ha sottolineato infatti che: “il marxismo ci insegna che quando la struttura economica cambia, questa influisce anche sulla sovrastruttura ideologica e quindi anche sulle istituzioni che reggono il sistema socialista, per questo sarà fondamentale che sia lo Stato a regolamentare quella che possiamo definire una nuova rivoluzione industriale e soprattutto che lo sviluppo sia graduale e diversificato”.