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UNIA convince i padroni: con la canicola non si lavora!

Lo annuncia il mensile sindacale «Area» nel suo numero di fine giugno, con un articolo a firma del giornalista Francesco Bonsaver: la salute sul posto di lavoro è riuscita a unire la Società svizzera degli impresari costruttori (SSIC) ai sindacati in un “fronte comune contro la canicola”. La questione è, in effetti, di stretta attualità dopo che MeteoSvizzera ha dichiarato che “la probabilità di un’estate fresca è bassa” (siamo intorno al 5%) e che quest’anno potremmo vivere un’estate fra il 33% di quelle più calde della storia. Il problema è che, soprattutto nel settore edile, oltre alle rivendicazioni sindacali e alla disponibilità più o meno presente del padronato, vi è da considerare anche un terzo fattore: i tempi di consegna, se dilatati, danno infatti adito a penalità a favore dei committenti.

Secondo MeteoSvizzera, l’estate sarà torrida: i sindacati si muovono in difesa dei lavoratori dell’edilizia.

Il troppo caldo diminuisce la produttività e causa malattie

I due principali sindacati svizzeri dei lavoratori attivi nell’edilizia, UNIA e SYNA, hanno diramato un comunicato congiunto con la SSIC in cui si legge: “quando MeteoSvizzera prevede in modo oggettivo e localizzato una temperatura di 33 gradi e oltre, i lavori all’aperto eseguiti in luoghi non costantemente ombreggiati devono essere interrotti”. In questo caso “i committenti edili e le imprese generali devono prorogare di conseguenza i termini di consegna dei lavori e rinunciare a far valere le penali, che costringono le imprese edili a scegliere tra la protezione della salute e il rigoroso rispetto delle scadenze”. Al fine di trovare un accordo è stata aperta una tavola rotonda a cui partecipano non solo i committenti, fra cui gli stessi cantoni, ma anche il Segretariato di Stato per l’Economia (SECO) e la SUVA, l’assicurazione incaricata di tutelare la salute sui posti di lavoro. Il troppo caldo, oltre a diminuire la produttività dei lavoratori, comporta anche seri rischi sanitari: crampi, malattie cardiovascolari, colpo di calore, ecc. ma il timore delle penali rendeva i padroni poco sensibili sul tema. La costante pressione dei sindacati ha però permesso di smuovere gli equilibri: a dimostrazione dell’importanza per i lavoratori di organizzarsi collettivamente.

Ogni cantone svizzero fa quello che vuole

Attualmente il federalismo svizzero si nota anche in questo ambito: ogni cantone ha infatti leggi differenti. Se nel Canton Ginevra l’autorità interviene per vietare i lavori considerati “troppo pesanti” (la posa di catrame, l’uso del martello pneumatico, ecc.) dopo mezzogiorno in caso di canicola, nel Canton Ticino ci si limita a una norma nel contratto collettivo di lavoro cantonale che prevede lo stop dei lavori alle ore 15:00 quando il Consiglio di Stato decreta l’allarme canicola di livello 4. Un orario che non aveva soddisfatto il sindacato UNIA, che infatti faceva notare come nel ramo della pavimentazione i cantieri si possono fermare già alle ore 13:00 con un livello 3 di canicola. Insomma un caos anche per quelle aziende che operano in più cantoni: in quest’ottica un’unica normativa nazionale trova concorde la stessa SSIC.

Di fronte a legislazioni cantonali eterogenee, serve una soluzione nazionale per il lavoro nei cantieri durante la canicola.

Da sinistra a destra: la politica questa volta riesce a unirsi…

Le rivendicazioni sindacali possono trovare uno sbocco utile se vi è un buon dialogo con la politica. Oltre al Partito Comunista che anzitutto in Ticino ha rinnovato la sua prassi di interazione col movimento sindacale, anche a Palazzo federale si riscontrano passi avanti interessanti: la “senatrice” liberale-radicale Johanna Gapanny e la deputata socialista Samira Marti hanno infatti depositato un atto parlamentare che chiede al governo di modificare l’articolo 43 della Legge sulla disoccupazione con l’obiettivo di riconoscere il diritto all’indennità per intemperie non solo in caso di neve, pioggia e freddo, com’è attualmente, ma anche in caso di grande caldo. Il dato politico significativo è che finalmente anche la destra ha accettato il principio: sia l’ex-presidente dell’UDC Marco Chiesa sia il senatore democristiano Fabio Regazzi risultano infatti fra i firmatari, così come il più scontato Pierre-Yves Maillard, leader dell’Unione Sindacale Svizzera. Intervistato da Bonsaver per il mensile ticinese, il responsabile sindacale dell’edilizia di UNIA Nico Lutz, spiega come verrebbero ripartiti i costi: “le imprese farebbero la loro parte con i costi fissi in caso di sospensione, mentre gli operai, non avendo coperto l’intero stipendio dalla disoccupazione, farebbero altrettanto. La novità sarebbe che anche l’assicurazione disoccupazione vi contribuirebbe”, il che soddisfa la parte sindacale.