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La sinistra francese impari dagli errori italiani

Su France2 guardo le grafiche dei voti e dei seggi, nel mentre si susseguono le dichiarazioni dei vari capi dei partiti e un flash mi ha attraversato i neuroni e ad un tratto ho ripensato all’Italia del 2006, ma non quella dei mondiali.

Bardella e Le Pen sono allo Zenit del loro successo politico, da anni Rassemblement National rappresenta l’alternativa di sfogo del voto popolare, che riesce ad incanalare la rabbia e trasformarla in voti.

Per quanto Glucksmann e Macron possano sembrare afflitti e preoccupati, essi sono consapevoli che il carattere fascista di RN fa sì che la grande maggioranza della Francia non potrà mai votare per tale schieramento, l’antifascismo più o meno moderato o più o meno elettorale è un meccanismo di difesa che i liberali come loro due sanno usare molto bene.

Possono chiamare catastrofe la maggioranza assoluta che la Le Pen potrebbe raggiungere, ma sanno che la destra fa sempre la radicale all’opposizione per poi melonizzarsi non appena sale al potere, passando da posizioni antiNATO ad un servilismo pieno e approvato, uguale a Macron.

L’Italia nel mio ragionamento entra in gioco ora, parlando del Nouveau Front Populaire che somiglia tanto all’Unione di Prodi. Decine di partiti diversi, 10000 compromessi sul programma che non piacciono a nessuno, unita solo dall’obiettivo di fronteggiare la Le Pen. Lo facemmo noi e si chiamava antiberlusconismo e sappiamo come è andata.

Il PCF e Melenchon rischiano di essere il PRC e il PDCI di allora, schiacciati da un perenne “allora vuoi Le Pen” e costretti a votare la qualunque, nel caso di un governo “mappazzone” se RN non avrà la maggioranza dei seggi.

Eppure quando la sinistra fa la sinistra i risultati si ottengono, come il 21% di Melenchon nel 2022, a pochissimo dalla Le Pen e nel ballottaggio con Macron avrebbe potuto vincere alla grande.

La mia paura è di rivedere gli stessi errori italiani nella sinistra francese, con una situazione incancrenita dove la paura delle destre (di sistema) annienta l’alternativa reale e diventa la scusa dei liberali per fare le loro politiche di macelleria sociale, nel nome di un antifascismo elettorale vergognoso.

Spero possano spezzare questo loop infernale.

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Nicolò Monti

Nicolò Monti, classe 1991, già segretario nazionale della Federazione Giovanile Comunista Italiana (FGCI). Tra i fondatori dell'Associazione Aster Transizione è Rinascita e dei Lazio e Libertà.