Cialtroni al servizio del sistema, ma ben mascherati da rivoluzionari

Giustamente Massimiliano Ay segretario del Partito Comunista (Svizzera) si chiede: “Ma vi sembra normale che tutti i mass media svizzeri di ogni colore, compresi quelli più di destra, esaltino (fanno quasi il tifo) per la nascita di un presunto “Partito Comunista Rivoluzionario”? Che addirittura il quotidiano “20 Minuten” ha lanciato il “live ticket” per il Congresso costitutivo di un partito apertamente “insurrezionale”? Mentre sia il Congresso del Partito Svizzero del Lavoro sia quello del Partito Comunista, che esistono dal 1944, che hanno rappresentanza istituzionale e riconoscimento internazionale, ecc. non godano di quasi alcuna copertura giornalistica? Ecco… per me questa è la dimostrazione che c’è dietro qualcosa di poco limpido, che serve a confondere soprattutto i giovani e a rovinare l’immagine del marxismo. Perché le modalità da setta religiosa di questo partito trotzkista guidato dalla Gran Bretagna è quanto di più lontano della tradizione del movimento operaio. E far pagare il biglietto d’entrata a un congresso politico è semplicemente demenziale per un partito, tanto più se si dice “comunista”. Già solo questo mi fa capire che è un teatro, uno spettacolo. Basta con la manipolazione mediatica: i partiti veri si vedono nelle lotte reali!

Le parole del massimo dirigente del Partito Comunista (Svizzera) vanno certamente sottoscritte nella loro limpida chiarezza, sorge infatti la domanda del perché il sistema mediatico si affanni a promuovere un tal cialtronesco gruppuscolo.

Tuttavia se si vanno a leggere i documenti relativi alla politica internazionale tutto diventa chiaro. Marxianamente parlando, la contraddizione principale del tempo presente è lo scontro tra due grandi forze: da un lato l’unipolarismo atlantico, militare e finanziario, quello che è perdurato lungo il secolo statunitense, dal 1945 al 2012, praticando una feroce attività neocoloniale sul resto del pianeta saccheggiandolo delle materie prime energetiche e alimentari; dall’altro la proposta multipolare di Cina e Russia, per un nuovo ordine mondiale fondato sulla cooperazione e il rispetto di tutti i popoli, mirante a una crescita complessiva delle nazioni del pianeta, come di fatto avviene in Africa, Asia e America Latina, laddove cinesi e russi acquistano a prezzi enormemente più alti le materie prime e contribuiscono allo sviluppo e alla crescita di nazioni per troppo tempo solo depredate. Il mondo multipolare nasce dalla convinzione che solo in un quadro di crescita generale sia possibile per tutti migliorare la vita dei singoli e dei popoli, russi e cinesi compresi. Il Partito Comunista Cinese è consapevole che solo in un mondo con società altamente sviluppate in ogni continente l’avanzatissima capacità produttiva e tecnologica cinese può trovare sbocco, dopo una prima fase di espansione per il mercato occidentale (1978 – 2000), quindi per il mercato interno (2000 – 2020) e ora profondamente legata a progetti di modernizzazione e implementazione della ricchezza di decine di nazioni afro – asiatiche e latino-americane.

Lo scontro è dunque chiaro: da un lato l’imperialismo e il suo sfruttamento, dall’altro la proposta di un nuovo e più giusto ordine mondiale. Il sistema mediatico occidentale è accanitamente schierato a difesa del primo e cerca sempre nuovi alleati nella lotta contro il multipolarismo.

Ecco che questi simpatici trotzkisti si prestano con disinvolta disponibilità a questo progetto e quindi vengono ripagati con larghissima copertura mediatica.

Nei loro verbosi e prolissi documenti, dietro una valanga di parole ammantate da una retorica marxista e rivoluzionaria, che preconizza ogni due righe l’avvento quasi messianico di una ribellione planetaria delle classi sfruttate e oppresse contro i padroni, senza prevedere alcuna gradualità, senza la minima analisi dei rapporti di forza all’interno di ciascuna nazione, tutta costellata da un estremismo becero e imbecille che non porterà a nessun risultato, se non quello di prendere in giro qualche giovane senza gli strumenti culturali necessari per capire il nefasto raggiro, ecco dietro a questa valanga di artifici retorici si inneggia alla lotta delle nuove generazioni e dei lavoratori, perché la lotta stessa magicamente materializzerà la nuova società socialista. È evidente che ci troviamo di fronte al più pericoloso massimalismo, camuffato da vigorosa intraprendenza, quando in realtà è solo e semplicemente una postura di maniera, un modo per attrarre militanti e metterli al servizio dell’imperialismo. Perché quando si chiede tutto, ora e subito, si ha la certezza assoluta che non si otterrà niente, neppure domani.

Tuttavia questi imbroglioni pseudo-rivoluzionari un obiettivo amato e ambito dal capitalismo mondiale, dai guerrafondai di Washington e dagli speculatori finanziari di Wall Street, lo perseguono con entusiasmo e “da sinistra”: diffondere l’odio antirusso e anticinese, quindi adoperarsi affinché i giovani, dopo aver militato in questa organizzazione che non otterrà mai nessun risultato, se ne vadano, approdando a una posizione borghese, ma conservando in cuor loro l’odio per la Cina e la Russia, in modo che il sistema imperialista possa avere, formati da questi cialtroni, nuovi robusti e solidi alleati.

Nei documenti di questi signori sedicenti rivoluzionari infatti si può tranquillamente leggere che la Cina è “un regime pro-capitalista responsabile di una brutale ondata repressiva nei confronti di attivisti studenti coinvolti nella solidarietà ai lavoratori”, oppure che la la Russia è “uno stato gangster mafioso”, una definizione che andava bene negli anni ‘90 ai tempi di Eltsin, non certo oggi. Ogni due righe si parla di “bancarotta del capitalismo cinese” e parole peggiori sono destinate alla Russia, entrambe le nazioni poi vengono sempre definite “imperialiste”, insomma nemici da abbattere, quello che sognano alla Casa Bianca e al Pentagono.

Ecco facilmente spiegato perché la stampa borghese svizzera e di altre nazioni stia prestando tanto spazio a questi signori, mascherati da rivoluzionari, ma perfetti agenti del capitalismo, dell’unipolarismo e delle ingiustizie che ancora oggi attanagliano il mondo.

Davide Rossi

Davide Rossi, di formazione storico, è insegnante e giornalista. A Milano dirige il Centro Studi “Anna Seghers” ed è membro della Foreign Press Association Milan.