La fine di otto anni di governo socialista
Come raccontato in questo portale in tre distinte occasioni, dal 2015 al 2023 il Portogallo è stato governato dai socialisti con António Costa come Primo Ministro. Se dal 2015 al 2022 il governo socialista minoritario è stato appoggiato in Parlamento dai comunisti del PCP, dai Verdi e dal Bloco de Esquerda (movimento di sinistra radicale), dalle elezioni del 2022, causate dalla fine dell’alleanza a sinistra – ribattezzata in patria “Geringonça” -, il Partito Socialista ha governato il paese grazie a una maggioranza assoluta nell’Assemblea della Repubblica, unica camera legislativa nazionale. Recentemente però si è aperta una nuova crisi politica che ha portato il Presidente della Repubblica, il conservatore Marcelo Rebelo de Sousa, ad indire per il 10 marzo 2024 nuove elezioni legislative. Nella fattispecie, il 07 novembre 2023 il Primo Ministro socialista, António Costa, dopo otto anni di governo rassegna le sue dimissioni poiché indagato dalla magistratura in merito a una serie di casi di corruzione concernenti dei suoi diretti collaboratori. Sebbene si consideri estraneo ad ogni accusa, per permettere piena libertà alle indagini, il Primo Ministro ha scelto dunque di farsi da parte di propria iniziativa.
Elezioni 2024: vince l’Alleanza Democratica, cresce ulteriormente l’estrema destra di Chega!
Il 10 marzo 2024 si è dunque andati al voto in Portogallo. Principali candidati per il governo erano il nuovo leader socialista, Pedro Nuno Santos, già protagonista delle negoziazioni che hanno portato alla nascita dell’alleanza di sinistra nel 2015, e Luís Montenegro (nella foto di copertina), leader di AD, l’Alleanza Democratica, unione elettorale dei liberal-conservatori del PSD (Partido Social-Democrata), dei democristiani del CDS-PP (Partido do Centro-Democrático Social-Partido Popular), e dei monarchici del PPM (Partido Popular Monárquico).
Ebbene, con un leggero vantaggio sui socialisti – questi ultimi crollati dal 41.37% (120 deputati) al 28% (78 deputati) – l’alleanza di centro-destra ha vinto le elezioni col 28.84% dei voti (80 deputati). Segue al terzo posto il movimento populista di estrema-destra Chega! (Basta!) che passa, in soli due anni, dal 7.18% (12 deputati) al 18.07% (50 deputati), quadruplicando dunque la propria rappresentanza parlamentare. Segue al quarto posto l’Inicitativa Liberal, movimento di destra neo-liberista, fermo al 4.94% (8 deputati). Alla sinistra del PS, vediamo invece il Bloco de Esquerda mantenere i suoi 5 deputati con una percentuale del 4.36%, mentre cresce il movimento “Livre”, una formazione europeista-ecologista nata da una scissione a destra del Bloco, che passa da 1 a 4 deputati. Male invece, purtroppo, il risultato della CDU, alleanza tra il Partito Comunista Portoghese e i Verdi, che passa da 6 a 4 deputati, perdendo 33’526 voti, attestandosi al 3.17% contro il 4.30% del 2022. Infine, il partito animalista PAN conferma il suo unico deputato.
In sostanza, cresce sia la destra classica che quella estrema, mentre a sinistra, a conti fatti se si escludono i socialisti, regge la rappresentanza della sinistra radicale. A seguito dunque dei risultati finali, il Presidente della Repubblica ha deciso di dare mandato a Luís Montenegro di formare un nuovo governo. Il nuovo governo, a cui partecipano solo ministri del PSD e del CDS-PP, rimane però minoritario, poiché l’AD non ha la maggioranza in Parlamento. Né Chega!, né l’Iniciativa Liberal sono stati invitati a fare parte del governo o a sottoscrivere un’alleanza istituzionale. Questo significa che ad ogni votazione strutturale, il governo liberal-conservatore dovrà trovare appoggio o nel Partito Socialista oppure nei due movimenti alla sua destra. Sarà dunque interessante osservare se questo governo riuscirà a mantenersi o se si creerà la nuova crisi politica che potrebbe essere sfruttata da Chega! per continuare nella sua trionfante crescita.
Le ragioni del voto
Come spiegare, dunque, il crollo dei socialisti e la vittoria della destra? Da una parte i socialisti pagano la propria maggioranza assoluta ottenuta nel 2022. Non solo si è osservato un continuo rimpasto a livello di governo, a causa di ministri dimissionari poiché sotto indagini per corruzione o malapolitica (cosa che sottolinea una crisi dei quadri dirigenti nei partiti europei mainstream), ma anche una continuo deterioramento dei servizi pubblici nazionali. La Sanità Pubblica portoghese sta vivendo la peggiore crisi degli ultimi 20 anni: ogni giorno vengono chiusi reparti critici negli ospedali per mancanza di personale o di risorse. Nelle scuole i docenti insorgono per la precarietà dei loro contratti. Gli agenti di polizia sono scesi più volte nelle strade per chiedere maggiori tutele salariali. I contadini anch’essi, sull’onda del movimento europeo, sono scesi in piazza chiedendo di essere ascoltati e protetti. Insomma, tra casi di corruzione e un tessuto sociale che va sgretolandosi, i socialisti hanno pagato caro.
In questo contesto, la retorica demagogica e anti-politica dell’estrema destra di Chega!, che ha come leader André Ventura, è riuscita purtroppo a convincere molti elettori, anche quelli che in passato votavano a sinistra. Come successo prima in altri paesi europei, anche in Portogallo un populismo estremista è riuscito a convincere quelle parti di popolazione che ogni giorno vedono deteriorarsi le proprie condizioni socio-economiche. L’incapacità dei partiti mainstream portoghesi di dare risposta ai problemi strutturali è abilmente sfruttata da Chega!. Preoccupa pure che nel cinquantesimo anniversario della Rivoluzione dei Garofani l’estrema-destra sia in continua crescita, e che addirittura sia stato eletto come vice-presidente del parlamento un deputato di Chega!, tale Diogo Pacheco de Amorim, personaggio che, durante gli anni del Periodo Rivoluzionario in Corso (1974-1976), è stato attivo in movimenti terroristici di estrema-destra e salazaristi.
Una “gerningonça” dell’opposizione?
Nonostante il brutto risultato, il Partito Comunista Portoghese non si perde animo, anzi: davanti alla vittoria delle destre, il Partito ha chiamato in causa tutti i partiti e movimenti della sinistra (dai socialisti ai bloquisti) proponendo un’opposizione unita e forte in Parlamento e nelle strade contro il progetto neoliberale della destra al potere. Come prima azione il PCP ha annunciato una mozione di sfiducia quando il Parlamento dovrà dare luce verde al nuovo esecutivo.
Purtroppo i socialisti hanno rifiutato l’invito dei comunisti, e voteranno contro la mozione di sfiducia per permettere alla destra di avviare il proprio governo. Il rischio concreto è che si crei un blocco centrale (PS – AD) ogni qualvolta bisognerà discutere di temi strutturali, tra cui quello dei fondi europei. In tal caso i due maggiori partiti non dovranno sorprendersi se l’estrema-destra populista dovesse crescere di nuovo sfruttando il malcontento sociale dovuto a anni di politiche liberiste e di sottomissione all’UE e alla NATO.