Mentre la Casa Bianca pone veti su veti per impedire il cessate il fuoco e nelle cancellerie europee continua il silenzio di fronte al genocidio in Palestina ad opera del regime sionista, il governo cinese ha rilasciato una coraggiosa dichiarazione in cui afferma il diritto del popolo palestinese a impegnarsi nientemeno che nella lotta armata per la sua liberazione. Si tratta di un messaggio fortissimo per una diplomazia, quella cinese appunto, conosciuta per essere stato sempre (almeno negli ultimi 30 anni) molto cauta e moderata. La Cina peraltro continua teoricamente a difendere la linea dei “2 popoli 2 Stati”, ma di fronte al genocidio in corso e al fanatismo sionista ha deciso di schierarsi.
La Cina distingue la lotta armata di liberazione nazionale dal terrorismo
Il 22 febbraio, in occasione del secondo giorno di udienze della Corte internazionale di giustizia (CIG) sulle “conseguenze legali derivanti dalle politiche e dalle pratiche di Israele nei Territori palestinesi occupati, compresa Gerusalemme Est”, tenutesi all’Aia, in Olanda, Ma Xinmin, consigliere giuridico del Ministero degli Affari Esteri della Repubblica Popolare Cinese, ha affermato, riferendosi ai risultati della “Guerra dei Sei Giorni” del giugno 1967, che sono passati 57 anni dall’inizio dell’occupazione da parte di Israele e che la natura illegale dell’occupazione e la sovranità sul territorio occupato rimangono immutate. Ai palestinesi non deve essere negata la giustizia: “La giustizia è stata a lungo ritardata, ma non deve essere negata” ha aggiunto. Su Al Jazeera, Ma Xinmin ha pure affermato che “l’uso della forza da parte del popolo palestinese per resistere all’oppressione straniera e completare la creazione di uno Stato indipendente è un diritto inalienabile”. Questo riconoscimento si riflette anche nelle convenzioni internazionali: ad esempio, la Convenzione araba per la soppressione del terrorismo del 1998 afferma “il diritto dei popoli a combattere l’occupazione e l’aggressione straniera con qualsiasi mezzo, compresa la lotta armata, al fine di liberare i loro territori e garantire il loro diritto all’autodeterminazione e all’indipendenza”. In questo contesto – ha spiegato il diplomatico cinese – “la lotta armata si distingue dagli atti di terrorismo”.
Quella israeliana è un’occupazione coloniale!
Telesur ha riferito che: “Oltre a menzionare le risoluzioni dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite relative al caso palestinese, il rappresentante cinese ha indicato che la lotta armata è di solito uno dei mezzi a cui le nazioni ricorrono quando cercano di raggiungere la loro autodeterminazione”. La risoluzione 3070 dell’Assemblea generale dell’ONU del 1973 riafferma la legittimità della lotta del popolo per la liberazione dalla dominazione coloniale con tutti i mezzi disponibili, compresa la lotta armata, ha ricordato la rete venezuelana. Il Palestine Chronicle dal canto suo ha descritto la dichiarazione cinese come la più forte rilasciata nel corso della giornata e ha citato Ma Xinmin quando ha dichiarato: “La lotta condotta dai popoli per la loro liberazione, compresa la lotta armata contro il colonialismo, non dovrebbero essere considerati atti di terrorismo”.
La colpa non è di Hamas, ma di Israele!
Lo stesso giornale riporta poi che Ma Xinmin è andato oltre, infatti ha anche osservato che il conflitto, lungi dall’essere iniziato con gli attacchi di Hamas dello scorso ottobre, deriva “dall’occupazione prolungata di Israele del territorio palestinese e dall’oppressione di lunga data di Israele sul popolo palestinese”. Pertanto, secondo il rappresentante cinese che è pure membro del suo Partito Comunista, “la lotta del popolo palestinese contro l’oppressione israeliana e la sua lotta per completare la creazione di uno Stato indipendente nel territorio occupato sono essenzialmente azioni giuste”. Mentre anche la Svizzera ufficiale con in testa il filo-americano Ignazio Cassis alza la voce solo contro il movimento patriottico palestinese Hamas e i suoi metodi non pacifici, i cinesi non cedono alla propaganda occidentale, riconoscono che i palestinesi rispondono alle violenze perpetrate dal sionismo. Ai comunisti cinesi appare insomma chiaro che la sconfitta di Israele e la vittoria palestinese aprirà le porte al multipolarismo, poiché determinerà l’indebolimento della NATO, dell’UE e degli USA.