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La mobilitazione contro i tagli in Ticino ottiene una parziale vittoria. I sindacati discutono ora di abolire il pareggio di bilancio

“I rapporti di forza in una lotta sociale non sono immutabili: grazie alla massiccia mobilitazione di piazza dello scorso mese di novembre e al lancio del referendum contro i regali fiscali ai ricchi, i partiti borghesi sono sotto pressione! Sanno benissimo che c’è un malcontente trasversale fra i lavoratori e la cittadinanza, e quindi si spaccano, faticando così a trovare un accordo per andare avanti e tagliare”. E’ questa, in sintesi, l’essenza politica della circolare che la Direzione del Partito Comunista ha inviato ai suoi militanti per incitarli a intensificare l’impegno poco prima della manifestazione sindacale del 20 gennaio scorso a Bellinzona. In effetti dopo il partecipato corteo di protesta contro i tagli di fine novembre e il lancio del referendum contro gli sgravi fiscali, la destra aveva iniziato a vacillare: il Preventivo 2024 con le annesse misure di austerità, che doveva passare già a dicembre, è stato spostato a fine gennaio ed è infine stato nuovamente rimandato alla seduta del Gran Consiglio di inizio febbraio.

La partecipazione alla manifestazione del 20 gennaio è stata ampia e variegata.

Ritirato (per ora) il taglio ai sussidi di cassa malati

Dopo la riuscita mobilitazione che ha portato diverse migliaia di persone davanti alla sede del governo, e che è stata animata anche da un combattivo spezzone studentesco diretto da Ismeal Camozzi e Filippo Beroggi, coordinatori del Sindacato Indipendente degli Studenti e Apprendisti (SISA), si sono delineate le tendenze pure all’interno della Commissione della Gestione e delle Finanze del Gran Consiglio: mentre l’UDC, con i suoi commissari Tiziano Galeazzi e Roberta Soldati, persegue una linea neo-liberista dura e pura di totale austerità contro i lavoratori, il più furbo deputato leghista Michele Guerra si è posto alla testa della coalizione di maggioranza (Centro, PLR e Lega) che si sono alla fine accordati: sì ai tagli ma – nell’ottica di smorzare il conflitto sociale e dare un contentino ai lavoratori – stralciando la misura più odiosa, quella relativa ai sussidi di cassa malati che avrebbe colpito quasi 6’500 persone fra le più fragili. Uno stralcio che è in realtà solo temporaneo, ma che va letto appunto come la dimostrazione che la lotta sindacale, purché condotta intelligentemente e con costanza, può creare i presupposti per ottenere delle vittorie popolari impensabili solo pochi mesi fa. Ivo Durisch, capogruppo socialista ha dal canto suo presentato un rapporto di minoranza che si oppone al Preventivo e a tutti i tagli, compresi quelli ai danni dei lavoratori pubblici, e che proporrà una diversa politica fiscale, sapendo su questo aspetto di trovare l’accordo anche dei comunisti, che già in passato con alcune mozioni di Massimiliano Ay avevano rivendicato delle riforme per una migliore progressività nelle imposte.

Il riconoscimento del rincaro tra le principali rivendicazioni sindacali.

Verso uno sciopero il mese prossimo?

Il parlamento, infine, accoglierà probabilmente il Preventivo 2024 nella sessione del 5 febbraio 2024. I lavoratori non intendono però aspettare: lunedì sera 29 gennaio alla Casa del Popolo di Bellinzona le tre organizzazioni di categoria del servizio pubblico VPOD (sinistra), OCST (cattolici) e SIT (liberali-radicali) si sono riunite in una assemblea inter-sindacale per discutere di alcune ulteriore misure per intensificare la protesta. Fra le stesse vi è l’idea di presidiare Palazzo delle Orsoline durante il dibattito parlamentare, ma anche la convocazione di un vero e proprio sciopero verso fine febbraio per rivendicare la piena compensazione del carovita. Fra i temi che saranno discussi dai lavoratori vi è stato anche il lancio di un’iniziativa popolare per abolire il “decreto Morisoli”, cioè la forma più estrema e anti-sociale dei già nefasti vincoli di bilancio che impediscono allo Stato di agire di fatto in funzione anti-ciclica.