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Il regime sionista reprime la sinistra non sionista: in Israele arrestato il deputato Ofer Kasif di «Hadash»!

Sono stati 70 i membri della Knesset che hanno autorizzato ad avviare il processo di impeachment del parlamentare Ofer Kasif, 59enne ebreo anti-sionista, membro della coalizione della sinistra pacifista «Hadash», la lista filo-palestinese promossa dal Partito Comunista di Israele e rappresentata nel parlamento israeliano. La sua colpa? Ufficialmente di “sostenere una lotta armata contro lo Stato di Israele”, ma in realtà l’unica sua responsabilità dimostrata è quella di aver firmato una petizione sulla piattaforma Change.org a sostegno della denuncia del governo del Sud Africa presso la Corte internazionale di giustizia dell’Aia contro la guerra a Gaza. Il primo passo verso la destituzione di Kasif è insomma stato compiuto: in passato il parlamentare aveva descritto l’ideologia del regime, cioè il sionismo, come “una pratica razzista che sposa la supremazia ebraica”. Ora si deve riunire la commissione della Knesset, di cui i tre quarti dei membri devono autorizzare a procedere: per avanzare la richiesta di impeachment è necessaria infatti la maggioranza di tre quarti dei membri della commissione. Se questa autorizzasse a procedere, la trattanda arriverebbe nel plenum del parlamento, in cui la maggioranza è chiaramente orientata al sionismo intransigente e ansioso di reprimere i comunisti e, in generale, tutti coloro che non vogliono discriminare gli arabi. In passato Kasif era già stato sospeso dal suo seggio parlamentare per aver detto che il regime sionista, che lui ha definito “fascista”, attuava una sistematica pulizia etnica e dei pogrom.

“È un colpo di stato”

«Hadash» ha risposto prontamente al tentativo di impeachment dell’onorevole Kasif: “il tentativo di impeachment è la realizzazione del colpo di stato del regime e l’eliminazione degli spazi democratici”. Il deputato Kassif dal canto suo ha dichiarato che “mentre coloro che chiedono esplicitamente la distruzione di Gaza con il fuoco o la bomba atomica, l’affamamento dei suoi residenti, ecc. siedono attorno al tavolo del governo, io, che chiedo la fine di ogni spargimento di sangue e la fine della guerra per salvare i sequestrati, i soldati e gli innocenti abitanti di Gaza, rischio l’espulsione dalla Knesset con un’accusa infondata. Persevererò nella mia lotta per la pace, l’uguaglianza e la giustizia sociale nonostante coloro che cercano di chiudermi la bocca”. Il parlamentare Kasif ha continuato: “Il mio dovere costituzionale è nei confronti della società israeliana e di tutti i suoi residenti, non nei confronti di un governo i cui membri e la sua coalizione chiedono la pulizia etnica e persino un vero e proprio genocidio. Sono loro che feriscono il Paese e la gente, sono loro che hanno portato il Sudafrica a rivolgersi all’Aja, non io e i miei amici”.

Ofer Kassif durante una protesta contro il governo di Benjamin Netanyahu.

700 israeliani hanno firmato a favore della denuncia sudafricana

Sono 700 i cittadini israeliani che hanno espresso sostegno alla causa intentata dalle autorità del Sud Africa, secondo cui Israele sta commettendo un genocidio nella Striscia di Gaza. Nella petizione rivolta al tribunale dell’Aja è scritto, tra l’altro: “Israele sta adottando misure sistematiche per spazzare via la popolazione di Gaza, affamarla, abusarne e sfollarla. Attua una politica di cancellazione delle possibilità di vita che porta al genocidio. Uccide sistematicamente ampi strati della popolazione, eminenti accademici, scrittori, medici, équipe mediche, giornalisti e cittadini comuni. Alla luce di quanto sopra, desideriamo aggiungere la nostra voce come cittadini di Israele alle affermazioni avanzate dal Sudafrica presso la Corte Penale Internazionale, nella speranza che la nostra voce aiuti a raggiungere una decisione che porrà fine immediata alla guerra”. Kasif ha concluso: “Quando il governo agisce contro la società, lo Stato e i suoi cittadini, soprattutto quando li sacrifica e commette crimini in loro nome sull’altare del mantenimento della propria esistenza, è mio diritto e anche mio dovere mettere in guardia su questo e farò tutto ciò che posso, entro i limiti della legge, per fermarlo. Non rinuncerò alla lotta per la nostra esistenza come società morale. Questo è vero patriottismo – non guerre di vendetta e richieste di sterminio, non spargimenti di sangue inutili e non sacrificio di cittadini rapiti e soldati in false guerre”.