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Destra padronale e sinistra con l’elmetto

“No UE-No NATO” è il nome con cui il Partito Comunista si presenta alle elezioni federali. Una scelta originale con un duplice scopo: individuare le priorità intorno alle quali unirsi in questa precisa fase storica e mettere in chiaro che c’è una sinistra diversa da quella “globalista”, che non scorda le origini del movimento operaio ticinese.

Potevamo congiungerci con le liste del PS e dei Verdi come nei decenni scorsi? No, perché in questa occasione sarebbe stata una scelta incoerente! Non certo perché qualche astioso socialdemocratico ci ha riservato parole poco lusinghiere: quelle non ci tangono, sono infatti già state smentite dalla popolazione, che in aprile ci ha premiato con oltre 500 nuovi voti di scheda. Il problema è politico: avremmo portato acqua al mulino di un PS che, soprattutto nell’ultimo anno e mezzo, ha gettato la maschera prendendo tre decisioni gravissime.

Dopo aver adottato la prassi (imperialista) delle sanzioni unilaterali contro paesi sovrani nel tenativo di strozzarne l’economia e impoverirne i lavoratori (cosa a cui anche i Verdi hanno contribuito), è andato oltre. Buttando all’aria la retorica anti-militarista e le belle parole sul divieto di esportare materiale bellico di pochi anni fa, il PS ha spinto, con atti parlamentari e dichiarazioni al vetriolo di certi suoi giovani (esagitati dal troppo carrierismo?), a inondare anche di armi svizzere il regime ucraino (che, nel frattempo, reprimeva i loro stessi compagni). Stop anche a ogni cautela sull’europeismo: nel programma elettorale del PS si legge che la prospettiva non sono più i bilaterali, ma l’adesione diretta all’UE! Se poi aggiungiamo anche le provocazioni contro la Cina di Fabian Molina possiamo dire che la svolta bellicista di questa sinistra è completa. A un partito atlantista che conduce una sistematica rottamazione della neutralità, i comunisti potevano regalare forse dei voti? Spirito unitario e senso di responsabilità non significano umiliazione e incoerenza!

Ma criticare questa sinistra con l’elmetto non vuol dire illudersi sulla destra. L’incoerenza dell’UDC è lì da vedere: insiste sulla neutralità, certo, ma poi il suo capogruppo in Gran Consiglio si dice a favore della sanzioni dell’UE alla Russia (sanzioni che non abbiamo imposto però agli USA quando invadevano mezzo mondo). E come se non bastasse l’UDC, che votò a favore della riforma di “Esercito XXI” che rese i nostri militari NATO-compatibili, oggi insiste a spendere miliardi per gli F-35 che per volare sottostanno però non solo a vincoli tecnologici della NATO ma addirittura al benestare di un governo straniero. L’UDC insiste anche sull’anti-europeismo, e fa bene. Ma poi vi sono imprenditori vicini all’UDC che, alla faccia del “prima i nostri”, assumono frontalieri favorendo il dumping protetti dai deputati che si schierano contro i salari minimi. E che dire della frazione UDC a Berna che, molto patriotticamente, ha votato per liberalizzazioni economiche e privatizzazione dei servizi pubblici a favore dei manager europei?

L’ultima genialata è poi dell’UDC di Zurigo che propone di abolire l’assicurazione malattia obbligatoria (come negli USA). Abbandonare i poveri e dividere la popolazione fra chi può pagarsi le cure e chi no è spirito confederale forse? Non si potrà salvare la neutralità se non si è coerenti contro l’UE e la NATO, ma non si potrà nemmeno salvare la nostra sovranità se si favorisce l’individualismo esasperato e si aumenta la frattura sociale.

Fra una sinistra che si è messa l’elmetto e una destra che continuare a fomentare la guerra fra poveri, l’alternativa indipendente è data dalla lista 13 “No UE – No NATO” che unisce la neutralità al lavoro, che difende il territorio e chiede il ripristino delle regie federali (che PS e UDC hanno smantellato assieme).

Massimiliano Ay

Massimiliano Ay è segretario politico del Partito Comunista (Svizzera). Dal 2008 al 2017 e ancora dal 2021 è consigliere comunale di Bellinzona e dal 2015 è deputato al parlamento della Repubblica e Cantone Ticino.