I programmi europei di ricerca sono ancora preclusi ai “cattivi ragazzi” svizzeri; riaccolti invece i britannici, dopo la “bagatella” della Brexit. Che lezione possiamo tirarne? La Svizzera e le sue università sono da punire, da indebolire, a lungo andare pure annichilire, mentre la ricerca Uk legata a tutto il mondo anglofono – e anche agli Usa – non è altrettanto facile da ignorare. L’isolamento – che nella sua sfumatura più oscura si chiama embargo – è letale e non solo nel campo della scienza, rischia di far molto male a un Paese capitalista a economia avanzata imperniato sull’innovazione come il nostro, con strascichi pure nel Ticino che sta puntando sulla biomedicina. Le comuniste e i comunisti lo dicono da tempo: è imperativo aprirsi ai Paesi emergenti!
Lo stesso atteggiamento della dirigenza Ue si riscontra in campo energetico: un mercato totalmente liberalizzato con la cosiddetta “anomalia” svizzera. Dovremmo inchinarci al cappello dell’Ue liberalizzando il nostro mercato energetico? Noi rispondiamo: no Ue!
Diventa insopportabile stare al gioco di un’entità, l’Unione Europea, che non tratta alla pari con i suoi interlocutori, che non è libera e indipendente e segue un’agenda smaccatamente neoliberista se non dichiaratamente al soldo del grande capitale. È ormai risaputo e chiarito che nel caso della Grecia ad aver giocato il ruolo dirimente sono state le banche francesi e tedesche che in tempi buoni caldeggiavano l’indebitamento degli Stati se non che – al girare del vento – accusare di mala gestione i governi: spendaccioni e farfalloni. Abbiamo visto nel 2008 scattare in piedi la politica in difesa degli interessi delle banche con la ben conosciuta formula magica dell’austerità.
La lista “No Ue – No Nato” non si piega! La Svizzera proprio perché democratica e sovrana, senza un passato coloniale, ha potuto condurre relazioni internazionali nel rispetto reciproco. Quella Svizzera che non ha tentennato a riconoscere la Repubblica Popolare Cinese nel 1949. Quella Svizzera non c’è più da quando il nostro ministro degli Esteri ripete le stesse parole di Biden. Da quando assecondiamo sanzioni, aderiamo allo Sky shield, acquistiamo tecnologia militare americana come un ingranaggio della macchina da guerra mondiale: la Nato! Solo una diplomazia che vuole la pace difende la neutralità, non quale orpello folkloristico bensì attiva forza del dialogo contro il riarmo. La neutralità è segno di affidabilità nei confronti di quel mondo – la maggioranza della popolazione globale! – a lungo soggiogato che si sta rialzando e reclama giustamente indipendenza e sovranità! Prima di loro Lumumba, Sankara, Mandela, Nkruhmah, ai quali i comunisti e le comuniste svizzere guardano con fierezza: hanno avuto il coraggio del mito eroico di Guglielmo Tell! Come loro eredi lottiamo per la ridistribuzione della ricchezza verso una società mondiale dal destino comune. Con la lista “No Ue – No Nato” il sole sorgerà a un nuovo orizzonte.