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Per la neutralità e per il lavoro

Mai come oggi negli ultimi anni il contesto internazionale assume un ruolo centrale in vista delle elezioni federali. Alcuni processi già in atto da anni hanno subito un’accelerazione con il conflitto in Ucraina e il posizionamento che ciascun Paese ha adottato al riguardo. Lo scontro economico, politico e militare sempre più intenso dell’Occidente a guida americana contro il resto del mondo, con Cina e Russia in testa, produrrà profondi mutamenti ovunque, Svizzera inclusa.

In parte li stiamo purtroppo già osservando, con la decisione elvetica di allinearsi alle sanzioni dell’UE, gli scellerati tentativi di allentare la stretta sull’esportazione delle armi, promossa anche dalla sinistra, e con le voci sempre più insistenti circa la necessità di aderire alla NATO (e a quelle di più lunga data, ma non meno irresponsabili, di entrare nell’Unione europea), un’organizzazione che vorrei ricordare ha carattere offensivo, la storia la dimostra, e non difensivo. Anni di tradizione diplomatica neutrale svizzera, con tutta una serie di successi non da poco, sono stati cancellati in pochi mesi a seguito di pressioni e ricatti da parte dei nostri cosiddetti alleati, portando il nostro Paese sulla lista degli Stati ostili e perdendo così parte degli atout che possedevamo nelle nostre relazioni internazionali.

Se la Svizzera vuole ritagliarsi un ruolo nel nuovo assetto mondiale, deve immediatamente fare retromarcia, riaffermarsi come promotrice di trattative, esportare i propri diplomatici e non le bombe, porsi insomma, forte della propria tradizione, come mediatrice tra il mondo in declino e quello che sta emergendo, rigettando fermamente qualsiasi tentativo di integrarci in strutture militari e organizzazioni sovranazionali che non perseguono i nostri interessi, ma che pongono anzi dei rischi per la nostra stessa sicurezza nazionale.

Ma non solo, ciò è necessario anche per il nostro sistema economico. Le sanzioni stanno distruggendo l’intera economia europea, deindustrializzandola, il carovita indebolisce il potere d’acquisto anche dei nostri lavoratori, il controllo del mercato energetico si sta spostando sempre più a est. Chiedere, come fanno molti, una maggiore integrazione nella NATO e l’adesione all’UE – una struttura che ha fra i suoi principi l’austerità, la cancellazione dei processi democratici e lo smantellamento dei diritti dei lavoratori e la privatizzazione del servizio pubblico – comporterà un ennesimo colpo per la popolazione e il tessuto economico, soprattutto in quelle regioni come il Ticino che più di tutte ne stanno subendo già da anni gli effetti nefasti.

È con queste priorità ben chiare su cui unire la popolazione, per la difesa della neutralità e del lavoro, che il Partito Comunista si presenta a queste elezioni con la denominazione «No UE – No NATO».

Alberto Togni

Alberto Togni (1994) è membro della Direzione del Partito Comunista (Svizzera) e consigliere comunale a Gordola. In passato ha ricoperto ruoli nel Sindacato Indipendente degli Studenti e Apprendisti (SISA).