Dall’inizio dell’intervento militare dell’esercito russo in Ucraina, la neutralità svizzera si trova a fronteggiare un attacco senza precedenti. Ma non siamo l’unico paese europeo a subire forti pressioni (sia interne che esterne) per un allineamento all’imperialismo atlantico. I governi di Svezia e Finlandia hanno deciso di unirsi alla NATO, evitando senza troppi scrupoli una consultazione popolare che avrebbe potuto riservare spiacevoli sorprese. La pur neutrale Moldavia appare sempre più succube tanto delle arroganti richieste del regime di Kiev, quanto delle mire nazionaliste della Romania, due forze che trovano sintonia nel voler “risolvere” il problema della Transnistria.
Ma c’è chi cerca di resistere all’aggressione imperialista, invece di subirla. La Repubblica d’Irlanda, in maniera non troppo dissimile dalla Confederazione Svizzera, è alle prese con un aspro conflitto interno, tra chi vorrebbe rottamare la neutralità, ad esclusivo favore dei centri di potere dell’imperialismo euro-americano, e chi invece vede la neutralità come l’ultimo baluardo della sovranità politica della nazione e dunque della sua prosperità economica e giustizia sociale.
Per capire cosa sta succedendo in Irlanda, abbiamo intervistato Roger Cole, presidente e portavoce della Peace and Neutrality Alliance (PANA), organizzazione che da quasi trent’anni è impegnata sul fronte della promozione e della difesa della neutralità irlandese.
Quando diventa neutrale l’Irlanda?
La storia della neutralità irlandese non è così antica come quella svizzera, ma solo perché la terra dei trifogli ha guadagnato la sua indipendenza in epoca relativamente recente: nel 1922.
Siamo stati la prima colonia dell’Inghilterra. L’Inghilterra ha invaso, conquistato e occupato gran parte dell’Irlanda per la prima volta nel 1169.
Così Roger Cole inizia il suo racconto sulle origini storiche della neutralità irlandese.
E la nostra è dunque una storia di continua resistenza contro le conquiste, e altre conquiste ancora, senza fine. Regolarmente cresceva l’opposizione all’occupazione, scoppiava una rivolta, giungeva la repressione. Gli inglesi hanno dovuto ripetutamente inviare nuovi eserciti per sopprimere le rivolte. Quando ci fu l’insurrezione del 1916 [si sta parlando della Rivolta di Pasqua, NdR], si era nel bel mezzo della Prima Guerra Mondiale. L’élite politica irlandese di allora, che era guidata da un uomo chiamato John Redmond, decise di incoraggiare gli irlandesi ad arruolarsi nell’esercito dell’Unione Britannica. Redmond viaggiò per tutto il paese, tenendo discorsi pubblici e cercando di convincere gli irlandesi ad arruolarsi. Molti lo fecero: 50.000 irlandesi che combatterono nella Prima Guerra Mondiale perirono. Ma ovviamente la cosa divenne piuttosto impopolare.
Così, poco dopo lo scoppio della Grande Guerra, quando John Redmond chiese agli irlandesi di combattere per la Gran Bretagna, il Movimento Repubblicano irlandese (indipendentista) si oppose e fondò la Lega Irlandese per la Neutralità, il cui scopo era affermare la neutralità irlandese rispetto al conflitto in corso. Il concetto di neutralità divenne progressivamente sempre più popolare tra le masse. Un primo tentativo di insurrezione indipendentista avvenne appunto durante la Pasqua del 1916, ma fu represso nel sangue dalle truppe britanniche. Ma le ostilità ripresero a conflitto concluso: la guerra di indipendenza, combattuta dall’IRA (l’Esercito della Repubblica Irlandese) contro le truppe britanniche, durò dal 1919 al 1921, concludendosi con delle trattative.
Dunque ci fu il cessate il fuoco e i negoziati, e nel governo irlandese di allora, Michael Collins [uno dei principali leader del movimento indipendentista, NdR] e molti altri fecero fronte comune dichiarando di volere un’Irlanda indipendente e permanentemente neutrale. In cambio di ciò, avrebbero garantito che l’Irlanda non sarebbe mai stata usata come base per attaccare l’Inghilterra, opponendosi a qualsiasi tentativo di fare ciò. Fu così che nacque la neutralità irlandese, che si consolidò essenzialmente nelle raccomandazioni e nelle richieste del governo della Repubblica d’Irlanda nei negoziati con il governo britannico. Quindi si può dire che siamo diventati neutrali poiché ci immaginavamo già come uno Stato indipendente.
La neutralità fu insomma una delle pietre angolari dell’indipendenza irlandese. Tale principio fu rispettato tanto durante la Seconda Guerra Mondiale quanto durante la Guerra Fredda, durante la quale si rifiutò di aderire alla NATO.
Il Trattato di Nizza e il “Triple Lock”
A porre i quesiti più gravi sulla neutralità irlandese non è stata però l’eventuale adesione alla NATO, che fino a tempi recentissimi non era oggetto di discussione, ma quella all’Unione Europea. Dal 1 gennaio 1973 l’Irlanda divenne ufficialmente membro della Comunità Economica Europea (trasformata, con il Trattato di Maastricht del 1992, nell’Unione Europea attuale), ma il processo di adesione e di successiva integrazione nelle strutture europee non è stato privo di controversie.
Abbiamo una Costituzione che all’Articolo 6 afferma pacificamente che tutto il potere deriva dal popolo. E Raymond Crotty [economista e accademico irlandese, celebre per la sua opposizione all’ingresso nelle strutture europeiste, NdR] ha portato avanti una causa legale per esigere che, ogni volta che si trasferisce potere, in particolare per quanto riguarda le questioni di politica estera, bisogna prima interpellare la popolazione. Se il potere viene trasferito dal popolo irlandese all’Unione Europea, bisogna prima chiedere il suo consenso.
In quell’occasione, il popolo irlandese approvò con un eloquente 83% di favorevoli l’ingresso nella Comunità Europea. Ma l’integrazione con le strutture europee era solo agli inizi. La successiva tappa cruciale fu il Trattato di Nizza (2001). Nello specifico, l’approvazione del rapporto sulla Politica europea di sicurezza e difesa, che presupponeva una crescente cooperazione in campo militare (complice anche l’adesione della maggioranza degli stati membri alla NATO), fu vista in Irlanda come una seria minaccia alla neutralità.
Noi ci siamo opposti a questo. Certo, non si trattava di aderire a un’organizzazione come la NATO, ma si trattava ugualmente di trasferire potere politico, in particolare per quel che riguarda la politica estera, all’Unione Europea. Per questo motivo ci fu un referendum. L’intero establishment di allora sosteneva il Trattato di Nizza. Ciononostante, noi abbiamo vinto e loro hanno perso.
Quindi, per assicurarsi che il secondo referendum sul Trattato di Nizza sarebbe passato, hanno dovuto farci una grande concessione. E la concessione più importante in quell’area fu il Triple Lock. Esso comporta che i soldati irlandesi non possono andare all’estero senza il consenso del Dáil Éireann [la camera bassa del parlamento irlandese, NdR], del governo e del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Tutti e tre devono essere d’accordo sul dispiegamento di truppe irlandesi all’estero. Quindi queste tre istituzioni costituiscono il Triple Lock: il Dáil, il governo e il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. È stata una vittoria importante per noi. Chiunque sia coinvolto nel movimento per la pace ha detto che questa è una grande cosa. Del resto noi non avremmo problemi a sostenere le truppe irlandesi che vanno all’estero sotto l’egida delle Nazioni Unite. Siamo favorevoli. L’esercito irlandese ha storicamente ricoperto un ottimo ruolo nelle operazioni di mantenimento della pace delle Nazioni Unite e gli irlandesi sarebbero molto orgogliosi di offrire l’esercito per le operazioni di mantenimento della pace in tutto il mondo.
La neutralità irlandese alla prova del conflitto ucraino
La neutralità irlandese pareva trovarsi sotto buona tutela, finché non è scoppiata la guerra in Ucraina. Nel settembre 2022 l’Irlanda aveva già inviato 55 milioni di euro in aiuti militari ed è invece notizia dello scorso agosto che l’esercito irlandese inizierà l’addestramento di soldati ucraini. La responsabilità di simili decisioni va attribuita alla coalizione di centro-destra che si trova al governo, composta da tre partiti: i liberali europeisti di Fine Gael, i repubblicani conservatori di Fianna Fáil, nonché il Partito Verde (a conferma del trend europeo che vede gli ecologisti tra le fila dei guerrafondai).
Ora, la situazione è che l’attuale governo è fortemente contrario alla neutralità irlandese. In pratica, stanno cercando di distruggere completamente la neutralità irlandese come principio politico. Non è accettabile, in un contesto di neutralità, fornire armi ai soldati ucraini o insegnare loro come uccidere i soldati russi. Ora, uno Stato neutrale non può aiutare gli ucraini a uccidere i soldati russi, in quanto Stato neutrale. Quindi, in qualsiasi senso significativo della parola, è molto difficile credere che l’Irlanda sia ancora un Paese neutrale. Dal punto di vista tattico lo è, ma si tratta ormai di una questione puramente tattica.
Tutto ciò avviene in aperto contrasto con la volontà popolare, che appare invece molto chiara.
L’organizzazione di cui sono presidente, quando è iniziata la guerra in Ucraina, ha condannato la decisione dei russi di invadere l’Ucraina e ha chiesto un cessate il fuoco immediato e l’apertura di negoziati per vedere se la situazione potesse essere risolta con le trattative. Ma non era così ovvio che noi rappresentassimo le opinioni della maggioranza del popolo. Siamo un’organizzazione relativamente piccola, ci si può perdere di vista, passando il tempo a parlare tra di noi, tutti con la stessa opinione. Ma come facevamo a sapere che era un’opinione diffusa? In Irlanda esiste un’importante società di sondaggi chiamata Ipsos. Si tratta di un’organizzazione altamente indipendente e riconosciuta per i suoi sondaggi attendibili. Lo scorso maggio [maggio 2023, NdR] abbiamo chiesto loro di porre un quesito: siete a favore o contro la continuazione della guerra? O siete favorevoli ai negoziati? E così, in sostanza, abbiamo scoperto che l’87% degli irlandesi voleva il cessate il fuoco e i negoziati, e solo l’8% non vuole vederli.
Un risultato in favore della pace addirittura più alto rispetto ai sondaggi condotti l’anno scorso. Una tendenza notevole, considerando che, come afferma Roger Cole, tutta la stampa e “virtualmente tutti i giornalisti” sono fermamente schierati contro la neutralità. Ed è proprio grazie a questa netta presa di posizione della società civile che il governo non è riuscito ad attuare i suoi piani più ambiziosi. L’obbiettivo non dichiarato della campagna bellicista del governo era infatti proprio l’ingresso nel Patto Atlantico. Lo scorso giugno il governo ha organizzato un forum consultivo sulla tematica della sicurezza internazionale e della neutralità, a cui ha partecipato anche Roger Cole:
Era pieno zeppo di persone legate alla NATO, o comunque simpatizzanti per essa. E io ero l’unica persona conosciuta per essere un difensore della neutralità a cui è stato permesso di parlare, su ottanta oratori, il che è una bella cifra. Credo che l’idea originale fosse di tenere questo forum dove tutte queste persone intelligenti e competenti sostenessero che fosse venuto il momento di entrare nella NATO. Peraltro senza la necessità di tenere un referendum.
Che l’Irlanda non necessiterebbe di un referendum per entrare nella NATO è quanto ha affermato, in una dichiarazione al parlamento europeo del giugno 2022, l’attuale ministro degli esteri Micheál Martin. Palese la volontà di “dribblare” la consultazione popolare, come già successo in Finlandia e Svezia.
Ma ovviamente l’opposizione fu enorme. Anche il Presidente della Repubblica, Michael D. Higgins, che è estremamente popolare e molto sensibile all’opinione pubblica, si è espresso in difesa della neutralità. Così il governo ha dovuto desistere.
Il peggio sembra quindi esser stato evitato, ma il movimento per la pace non ha intenzione di fermarsi. La sfida incombente consiste nell’immortalare il principio di neutralità nella lettera della Costituzione. Può apparire strano, ma, nonostante la neutralità fosse uno dei presupposti dell’indipendenza irlandese, essa è sempre rimasta una prassi di governo senza un serio ancoraggio nella Costituzione della Repubblica. La Peace and Neutrality Alliance dialoga con tutte le forze politiche, nonché con i parlamentari eletti, sostenendo la necessità di un emendamento. Necessità condivisa anche dal principale partito di opposizione, il socialdemocratico Sinn Féin, che ha promesso di emendare la Costituzione in tal senso qualora riesca a formare una coalizione di governo. Sinn Féin ha ottenuto il 24,5% dei voti alle elezioni del 2020, qualificandosi come primo partito in Irlanda, ma i suoi consensi sembrano continuare a crescere. Per questo motivo Roger Cole appare fiducioso che alla prossima tornata elettorale possa trionfare una coalizione che difenda seriamente la neutralità, fissandola per legge.
La posizione del Partito Comunista d’Irlanda
Tra le forze politiche che collaborano con la Peace and Neutrality Alliance troviamo anche il Partito Comunista d’Irlanda (CPI), che si è ampiamente mobilitato in difesa della neutralità. Abbiamo chiesto al portavoce delle relazioni estere del partito, Graham Harrington, di rilasciarci una dichiarazione al riguardo:
La lotta per la neutralità irlandese è legata alla lotta dell’Irlanda per l’autodeterminazione. La nostra classe dirigente ha sempre agito nell’interesse dell’imperialismo, che nel contesto attuale significa imperialismo britannico, dell’UE e degli Stati Uniti. La guerra per procura tra NATO e Russia in Ucraina ha fornito loro una scusa per ignorare il diritto democratico del popolo irlandese alla neutralità.
Recentemente, il nostro Partito ha guidato una protesta davanti al Dipartimento degli Affari Esteri irlandese per dimostrare la nostra opposizione all’utilizzo delle Forze di Difesa irlandesi per addestrare il personale militare ucraino. Questo è solo l’ultimo esempio della strategia dello Stato irlandese di far entrare la NATO dalla porta di servizio. I sondaggi d’opinione hanno dimostrato che una chiara maggioranza di irlandesi non è favorevole all’adesione alla NATO. Anche il Presidente irlandese Michael D. Higgins ha criticato la strategia del governo.
Ricordiamo che è stato un membro della NATO – la Gran Bretagna – a compiere innumerevoli atrocità, compresi massacri, in Irlanda. Membri della NATO, come gli Stati Uniti e altri, hanno compiuto atti simili in Corea, Vietnam, Laos, Cambogia, Iraq, Afghanistan, Libia, Siria, solo per citarne alcuni. Non resteremo a guardare mentre il nostro popolo viene coinvolto in un’alleanza così sanguinosa.
Il CPI ritiene che la neutralità ci consenta di essere una forza attiva per la pace nel mondo, anche nella richiesta di un cessate il fuoco nella guerra in Ucraina. Questo può essere possibile solo se revochiamo l’uso dell’aeroporto di Shannon a Co. Clare alle forze armate statunitensi, ci ritiriamo dal cosiddetto “partenariato per la pace” della NATO, dai gruppi di combattimento dell’UE e da iniziative come la PESCO [Cooperazione Strutturata Permanente, si occupa dell’integrazione strutturale tra le forze armate degli stati membri dell’UE, NdR]. Questo non è possibile con l’attuale classe dirigente irlandese, che ha appaltato la nostra politica di difesa a Bruxelles, Londra e Washington.
Non è certo un caso che proprio i comunisti siano in prima fila nella difesa della neutralità e sovranità del proprio paese. Anche in Svizzera il Partito Comunista ha messo al centro del proprio programma politico il tema della neutralità e si presenterà alle elezioni federali del 23 ottobre con la lista “No UE No NATO”. Al contrario di quanto affermano determinati ambienti politici nostrani, neutralità non significa isolazionismo, ma difesa della sovranità e resistenza all’imperialismo. Una resistenza che travalica i confini elvetici, come dimostra con grande chiarezza la battaglia del popolo irlandese.