/

Finti socialisti ucraini al congresso PSS: che ne è della vera sinistra repressa da Zelensky?

Lo scorso 26 agosto si è svolto a Bienne il Congresso del Partito Socialista Svizzero (in tedesco più correttamente denominato Sozialdemokratische Partei der Schweiz) volto a lanciare la campagna per le elezioni federali del 22 ottobre. La dirigenza del partito ha invitato il proprio elettorato a mobilitarsi per la difesa del potere d’acquisto, per la parità e per la protezione del clima.

Non saranno però queste tematiche l’oggetto del seguente articolo, anche se ci si potrebbe giustamente interrogare su come sia possibile dichiararsi difensori del potere d’acquisto della popolazione quando allo stesso momento si promuovono l’adesione all’Unione Europea e le sanzioni contro la Russia. La prima porterebbe maggiori liberalizzazioni e privatizzazioni e una diminuzione dei diritti dei lavoratori, mentre le seconde hanno accelerato la crisi economica in Occidente ed in particolare l’aumento dell’inflazione. Ma come detto, non ci soffermeremo ulteriormente su questa incoerenza di fondo dei socialdemocratici svizzeri. Ciò che più ci interessa è la presenza al Congresso del PSS di Halyna Krasovska e Anastasiia Nesterova, due rappresentanti di una sedicente “Piattaforma Socialdemocratica” ucraina che sono potute intervenire sul palco e tenere quindi un discorso di fronte ai presenti. Sorge spontanea la domanda: cos’è questa piattaforma?

Il PSS guidato da Cedric Wermuth, dopo aver votato a favore dell’invio di armi all’Ucraina, ne ignora la repressione politica.

Un’organizzazione filo-governativa non toccata dalla repressione

Un osservatore particolarmente ottimista ma disattento potrebbe istintivamente credere che i socialdemocratici svizzeri si siano risvegliati dal sopore filo-atlantista e che abbiano invitato al loro congresso dei militanti ucraini di sinistra vittime della repressione del governo di Zelensky, che ricordiamo aver messo al bando tutta l’opposizione, compresi i partiti socialdemocratici. Eppure no, nessun risveglio. Basta gettare un fugace sguardo sul sito di questa fantomatica Social Democratic Platform per rendersi conto che non si tratta di militanti socialdemocratici attivi in Ucraina, bensì di Ucraini che ora vivono in Europa occidentale e con esperienza lavorativa in diverse ONG. Loro stessi sul loro sito affermano di non aver alcun legame con Partiti esistenti e una rapida lettura delle loro rivendicazioni e posizioni permette di comprendere che si tratta di un’organizzazione non governativa, ma filo-governativa.

Di tutte le loro posizioni e dei loro documenti, ciò che a noi più interessa è una lettera aperta inviata l’anno scorso al PSS in occasione della Conferenza di Lugano per la “ricostruzione” dell’Ucraina, contro la quale, lo ricordiamo, si era mobilitato il Partito Comunista. Va da sé che la Piattaforma sosteneva pienamente questa conferenza ed invitava il PSS a rafforzare ancora di più la sua solidarietà con l’Ucraina, proponendo alcune azioni concrete. Fra queste azioni proposte si possono nominare la promozione dello stanziamento di risorse finanziarie per il ripristino dell’economia ucraina, l’inasprimento delle sanzioni contro la Russia, compresi gli oligarchi russi, i politici e le loro famiglie, l’esclusione di tutte le banche russe dallo SWIFT, il blocco di tutte le transazioni finanziarie legate alla Russia ed il ritiro di tutte le attività commerciali svizzere da quel Paese. Secondo la Piattaforma, il sostegno ed il rafforzamento dell’Ucraina contribuirebbero alla vittoria dei valori comuni europei sull’autocrazia e sull’aggressione russa. Delle parole d’ordine, insomma, che assomigliano fin troppo a quelle del governo ucraino e degli USA e che fanno quindi dubitare della reale indipendenza di questa Piattaforma, come pure, in realtà, della sua natura socialdemocratica. Si tratta infatti in realtà di un’organizzazione finanziata dalla Friedrich Ebert Stiftung in Ukraine (una fondazione della SPD tedesca) ed il cui scopo non è quello di fare politica nel senso stretto, bensì solo promuovere corsi di formazione per giovani politici. Sembrerebbe a tutti gli effetti uno di quei classici think tank atlantisti con cui viene preparata la classe dirigente futura dei paesi colonizzati (o, nella retorica occidentale, “ricostruiti”).

La sinistra di classe rappresentata dal PC ha ben chiara la vera natura del regime ucraino.

Il Partito Comunista dalla parte degli antifascisti ucraini

Sono queste dunque le persone che il PSS fa intervenire al proprio Congresso e dal quale sembrerebbe farsi in buona parte dettare la linea per quanto riguarda il conflitto in Ucraina. Mentre questi finti socialdemocratici ucraini fanno propaganda filo-governativa in Occidente, la vera sinistra ucraina deve subire una repressione durissima nel proprio Paese, di cui i fratelli Kononovich, attualmente ancora agli arresti domiciliari a causa della loro militanza antifascista e comunista, sono uno degli esempi più conosciuti. Per fortuna però non tutta la sinistra in Svizzera è così. Nel Canton Basilea Città si ripresenta a queste elezioni federali, dopo tanti anni d’assenza, il Partito del Lavoro di Basilea, che promuove una campagna incentrata sul No all’UE e alla NATO. In Ticino con queste stesse esatte parole d’ordine si presenta il Partito Comunista, che ha denominato la sua lista proprio No UE – No NATO. Se dunque si vuole farla finita con i partiti allineati agli USA e all’UE, c’è solo una possibilità: votare lista 13 il prossimo 22 ottobre in Ticino.

Luca Frei

Luca Frei, classe 1998, è stato eletto coordinatore della Gioventù Comunista Svizzera nel marzo 2020. Dopo la maturità liceale ha iniziato gli studi universitari in storia ed è attivo nel Sindacato Indipendente degli Studenti e Apprendisti (SISA).