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Ustica: una guida alla lettura dei fatti a 40 anni dalla strage

Esattamente 40 anni fa, la sera del 27 giugno 1980 un DC-9 dell’Itavia, con marche I-TIGI, si preparava all’aeroporto di Bologna Marconi per un volo di linea IH870 a destinazione di Palermo Punta Raisi. Il decollo avviene con un ritardo di 106 minuti, ma il volo sembra proseguire regolarmente. Entrati in contatto con il controllo del traffico aereo di Roma Ciampino, i piloti proseguono la loro rotta verso sud, ricevendo tutte le autorizzazioni del caso, anche se le comunicazioni tra aereo e torre lasciano presagire qualche cosa di strano. “Abbiamo trovato un cimitero stasera venendo… da Firenze in poi praticamente non ne abbiamo trovata una funzionante” dicono i piloti riferendosi alla situazione dei radar e radiofari a terra: sono stranamente tutti spenti. Inoltre avrebbe dovuto destare sospetti la richiesta dei controllori di confermare la direzione dell’aereo, poiché vedevano dallo schermo radar uno scostamento rispetto alla direzione stabilita. In ogni caso si tratta solamente di fatti strani, semplici coincidenze che non causano particolari problemi alla sicurezza del volo. Sorvolata l’isola di Ponza l’IH870 si congeda da Ciampino, preparandosi alla discesa verso Punta Raisi, ma a Palermo quell’aereo non ci arrivò mai. I controllori di Ciampino vedono la scomparsa dal radar, si affrettano a lanciare l’allarme e contattare l’attaché militare dell’ambasciata americana a Roma, per sapere se qualche loro aeromobile fosse in volo e avesse visto qualcosa: nessuna risposta. Il giorno seguente un elicottero di soccorso avvista una larga macchia di olio combustibile al largo delle coste dell’isola di Ustica. Cominciano a riaffiorare i corpi, 39 quelli recuperati.

Spiegazioni o depistaggi?

Da questo momento l’Aeronautica Militare italiana, incaricata di garantire la sicurezza nello spazio aereo nazionale, inizia a dispensare “spiegazioni”. Spiega che si sia trattato di un semplice “cedimento strutturale”, sostenendo che l’aereo fosse vecchio e che si fosse “rotto” in volo. Una tesi che lascia più ombre di quante ne rischiari. È praticamente impossibile che un aereo di linea, sottoposto a regolare manutenzione, si spezzi a metà in volo o collassi su sé stesso, ma l’aeronautica non sente ragioni. Difenderà questa tesi fino al 1987, quando sarà impossibile continuare su questa linea. Da quel momento passerà a sostenere che si sia trattato di una bomba installata nella toilette del mezzo, cosa altrettanto impossibile poiché dato il ritardo superiore alla durata del volo stesso, l’ordigno sarebbe esploso quando l’IH870 si trovava ancora sul piazzale dell’aeroporto Marconi. L’aeronautica tentò anche di sostenere che l’inesistente bomba fosse stata piazzata dai combattenti del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina (FPLP), ma questi non si interessarono mai dell’accaduto né rivendicarono alcun attentato.

Nelle prime fasi dell’inchiesta inoltre l’Aeronautica si dimostrò tutt’altro che cooperativa. Come anticipato prima, molti dei radar e radiofari vicino a cui è transitato il DC-9 erano spenti, rendendo impossibile l’acquisizione di quei dati, mentre i centri radar militari allora in funzione (su tutti Marsala e Licola, entrambi in Sicilia) si sono rifiutati di consegnare i nastri delle registrazioni o hanno dichiarato di avere un buco di 8 minuti esattamente sul momento della strage per un cambio di bobina nel registratore per poi comunque non consegnare i dati.

Relitto del DC-9 I-TIGI, con evidenziata la zona di esplosione del missile.

18 luglio 1980. Cosa c’entrano i libici?

Il 18 luglio 1980 vengono ritrovati a Castelsilano, in provincia di Crotone in Calabria, i resti di un Mig-23MS dell’aviazione militare libica, con all’interno il pilota. I medici legali che svolsero la perizia autoptica sul corpo del pilota libico, Erasmo Rondanelli e Anselmo Zurlo, dichiarano in una prima versione del referto, che il corpo si trovava in avanzato (poi corretto a mano sul referto con “avanzatissimo”) stato di decomposizione. Secondo gli stessi periti la morte del pilota sarebbe avvenuta diverse settimane prima, circa una ventina di giorni, mettendo così in diretto collegamento la catastrofe del DC-9 con il Mig libico caduto. La perizia che si trova nell’archivio della Procura di Crotone però attesta la morte al 18 giugno 1980, e risultano scomparse dagli stessi archivi la prima versione con le correzioni a mano e una “memoria aggiuntiva” in cui si esplicitava che la data di morte del pilota era anteriore all’autopsia di almeno due settimane. Diversi testimoni oculari residenti a Castelsilano dichiareranno comunque agli inquirenti di aver visto il caccia libico aggirarsi a bassa quota la sera del 27 giugno. Un ulteriore elemento da aggiungere alla fumosa storia.

La prima ricostruzione completa

Tracciato radar di Ciampino, unico disponibile. In corrispondenza del punto dell’abbattimento del DC-9 si possono vedere le tracce radar dei detriti.

Nel 1990 l’inchiesta non era ancora giunta ad una conclusione e l’incarto passa nelle mani del giudice istruttore Rosario Priore. Nel mentre i resti del DC-9, localizzati in un tratto di mare profondo 3700 metri, vengono recuperati nel 1987 per volontà di un governo presieduto da Bettino Craxi, tra i cui sottosegretari alla Presidenza figura Giuliano Amato. Si occupa del recupero una ditta francese, la Ifremer (Institut français de recherche pour l’exploitation de la mer), collegata ai servizi segreti francesi. L’analisi del relitto dimostrerà inconsistente la tesi del “cedimento strutturale” e darà evidenza dell’abbattimento del velivolo causato da un missile. È questo il momento in cui l’aeronautica inizia a sostenere la versione della bomba, che come abbiamo già visto, risulta inconsistente. Nel 1991 su richiesta di Priore viene recuperata la scatola nera, che darà la conferma che la causa della catastrofe è stata un evento di pochi attimi. Il 31 agosto 1999 Priore deposita una sentenza-ordinanza di oltre 5400 pagine, in cui propone una ricostruzione dell’accaduto e rinvia a giudizio alti ufficiali dell’aeronautica per depistaggio, alto tradimento e falsa testimonianza. Secondo Priore l’IH870 si è trovato nel mezzo di una guerra aerea non dichiarata.

La sera del 27 giugno 1980 il Mig libico, disarmato, si sarebbe inserito nella scia del DC-9, generando la confusione dei controllori di Ciampino, che non vedevano nitidamente la rotta dell’870, per poi seguirlo con l’intenzione di sganciarsi e proseguire verso Tripoli. Il caccia libico sarebbe però stato avvistato da dei velivoli da addestramento italiani, che lanciano l’allarme generale, innescando così il decollo di alcuni caccia francesi da Solenzara (Corsica) e americani dalla portaerei Saratoga, alla fonda nel porto di Napoli. Data la mancanza di tracciati radar completi e lo spegnimento dei trasponder (dispositivi che consentono l’identificazione univoca di un aeromobile) di tutti i caccia in volo è impossibile determinare chi abbia lanciato il missile, fatto sta che il Mig viene mancato e il DC-9 colpito. Il Mig tenta allora diverse manovre evasive, finendo in Calabria, dove verrà poi ritrovato 20 giorni dopo. Priore conclude così la sua sentenza-ordinanza: “L’incidente al DC-9 è occorso a seguito di azione militare di intercettamento, il DC-9 è stato abbattuto, è stata spezzata la vita a 81 cittadini innocenti con un’azione, che è stata propriamente atto di guerra, guerra di fatto e non dichiarata, operazione di polizia internazionale coperta contro il nostro Paese, di cui sono stati violati i confini e i diritti”.

Le sentenze

Nel 2011, oltre 30 anni dopo la strage, il Tribunale Civile di Palermo ha condannato i Ministeri della Difesa e delle Infrastrutture e Trasporti, giudicati colpevoli di non aver garantito la sicurezza del volo e di aver ostacolato l’accertamento dei fatti. La giudice Paola Proto Pisani sentenzia anche il sicuro abbattimento del velivolo a causa di un missile, fatto confermato due anni dopo anche dalla Corte di Cassazione. Non è mai stato chiarito chi effettivamente abbia sganciato il missile e perché.

Le questioni omesse

In questo articolo per comodità del lettore mi sono mantenuto sui fondamentali, tralasciando numerosi fatti connessi alla strage di Ustica che meriterebbero uno spazio a sé. Mi riferisco alle morti sospette, come quella del Maresciallo Carlo Alberto Dettori, radarista di Grosseto trovato impiccato in un modo impossibile, oppure quelle dell’incidente di Rammstein, dove alcuni dei piloti italiani che avrebbero visto il Mig accodato al DC-9 sono rimasti uccisi pochi giorni prima di deporre agli inquirenti. La storia della strage di Ustica è estremamente complessa. Questi qui riassunti sono i lineamenti fondamentali per capirne le implicazioni politiche. Per approfondire si trovano numerosissimi materiali all’indirizzo stragi80.it.

Martino Marconi

Martino Marconi, classe 1999, è membro di coordinamento della Gioventù Comunista Svizzera. Dal 2017 è consigliere comunale a Morbio Inferiore.