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Berlusconi: elementi per un bilancio politico

Silvio Berlusconi è innanzitutto l’impersonificazione italiana del liberismo degli anni 80, del capitalismo sfrenato e senza filtri che voleva gestire il paese come “un’azienda” e come nella migliore tradizione liberal il tutto si è tradotto nell’impoverimento dei molti e nell’arricchimento dei pochissimi, molti dei quali suoi amici stretti.

Berlusconi è la seconda repubblica, è il protagonista tra più incisivi e determinanti della devastazione dell’Italia post Tangentopoli. Ha introdotto una cultura basata sul puro intrattenimento, sul sogno di una vita irraggiungibile ma fin troppo allettante basato su sé stesso e sulle sue straordinarie capacità di venditore. Le sue televisioni hanno plasmato intere generazioni, indotto l’italiano a voler diventare come lui. Berlusconi è l’illusione capitalista fatta uomo.

Oltre l’italianissima cultura del “salutava sempre” che rende ogni defunto automaticamente un beato in attesa di canonizzazione, Berlusconi ci coinvolge tutti e fino all’ultimo ha sempre avuto il suo spazio nelle nostre vite. Nel male più che nel bene.

Le leggi ad personam, il terremoto de L’Aquila, la compravendita di senatori, il controllo sui media, i tagli enormi alla scuola e allo stato sociale, le riforme economiche che hanno favorito confindustria in tutto, aumentato a dismisura la precarietà, scudi fiscali, le leggi anti migranti, la violenza di piazza della polizia, l’impunità dell’estrema destra e tantissimo altro. Questi sono stati i governi Berlusconi, non c’è nessuna possibilità di addolcire la pillola o edulcorare.

Nel 2011 l’Europa lo estromette dal governo con un golpe bianco, ma è giusto ricordare che non fu perché contrario alle politiche di austerity, ma perché si voleva un premier “presentabile” e il PD era oramai il nuovo custode del potere borghese. È stato un passaggio di potere interno e Berlusconi con il cdx sostennero le politiche scaturite da quel cambio, comprese la macelleria sociale e le finanziarie lacrime e sangue. Senza batter ciglio.

Il vero problema, per noi che lo abbiamo sempre contestato e che ci rende coinvolti pienamente nel suo ventennio, è che Berlusconi dal 2011 in poi è diventato un male “onesto”, chiaro, diverso da quel PD che ci ha letteralmente accoltellato dopo anni di opposizione dove chi era fuori dalla gabbia antiberlusconiana era ghettizzato e destinato alla scomparsa politica. Il PD ha fatto ciò che Berlusconi non aveva ancora fatto, è andato oltre e lo ha superato a destra anno dopo anno. Il nemico lo hai davanti e lo affronti, l’amico che ti accoltella alle spalle fa molto più male.

La natura del PD è molto più distruttiva di un Berlusconi che esercita il suo ruolo di capitalista puro e semplice, il tradimento dei dem ha una portata molto più grande, incancellabile e soprattutto imperdonabile.

Per questo oggi Berlusconi ci sembra meno colpevole oggi rispetto ad allora. Anche in politica estera, dove ultimamente ha detto pure cose giuste, è una fallacia di memoria pensare ad un Berlusconi “craxiano” con gli USA. Silvio ha abbandonato Gheddafi al suo destino, ha sempre concesso l’utilizzo basi alla NATO per i bombardieri, sempre sostenuto le politiche USA di guerra, creduto a Bush sull’Iraq e sull’Afghanistan. L’amicizia con Putin e le dure parole su Zelensky non cancellano nulla della sua politica pienamente atlantista e filousa, anzi da premier non avrebbe mai parlato così della guerra, si sarebbe allineato come ha sempre fatto.

Quindi mi dispiace, non provo alcun cordoglio per la sua morte. Le morti non sono tutte uguali e non esiste alcun rispetto a prescindere e dovuto ad una persona che ha fatto molto del male che questo paese ha subito e subisce tutt’ora. Non è stato nemmeno un nemico “onorevole” a cui la tradizione militare vuole l’onore delle armi, ma un oligarca spacciatore di illusioni che ha costruito il suo impero come capitalismo insegna, con accordi mafiosi, ruberie, evasione discale, profitti monopolistici e una enorme influenza politica. “Mai più”, queste dovrebbero essere le ultime parole da dedicargli.

Cosa dire a noi, generazioni cresciute a pane a antiberlusconismo. Cosa dire a chi ha perso ogni pensiero critico a causa di una ideologia dogmatica basata su di un’unica persona. Ci siamo messi dentro una gabbia per decenni e ancora oggi ne paghiamo conseguenze immense. La logia del meno peggio, del battere le destre, del “se no viene lui”, del “allora vuoi Silvio” al minimo accenno di dubbio sull’alternativa offerta dal PD non è morta con lui, ma continuerà a vivere. Che la dipartita del caimano possa segnare l’inizio della morte dell’antiberlusconismo, una volta per tutte.

Nicolò Monti

Nicolò Monti, classe 1991, già segretario nazionale della Federazione Giovanile Comunista Italiana (FGCI). Tra i fondatori dell'Associazione Aster Transizione è Rinascita e dei Lazio e Libertà.