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La Siria torna nella Lega Araba. Un’altra sconfitta dell’imperialismo americano!

La Lega Araba ha votato per la riammissione della Siria, che era stata sospesa dalla stessa – su pressione statunitense – allo scoppio della guerra nel 2011. In quell’anno i paesi occidentali avevano tentato di destituire il presidente siriano Bashar al-Assad, le cui politiche socialiste non godevano del supporto di Washington, fomentando i gruppi ribelli islamisti e le minoranze etniche, su tutte quella curda. Il nostro portale già allora non aveva dubbi sulla linea da adottare come potete leggere in questo vecchio articolo (leggi qui).

Ahmed Aboul Gheit, segretario generale della Lega Araba, ha dichiarato che Assad potrebbe partecipare al prossimo vertice della Lega Araba che si terrà in Arabia Saudita alla fine del mese, ma ha anche affermato che il ripristino dell’appartenenza della Siria alla Lega Araba non significa che tutti gli Stati si stiano normalizzando con Damasco: “Si tratta di decisioni sovrane che spettano a ogni singolo Stato”, ha chiarito.

La Siria è ancora sottoposta alle pesanti sanzioni economiche statunitensi, che costituiscono il maggiore ostacolo alla ricostruzione del Paese. Gli Stati Uniti si oppongono alla normalizzazione dei Paesi regionali con Damasco, poiché preferiscono mantenere il Paese isolato e vogliono continuare a occupare la Siria orientale grazie alla guerriglia curda di YPG e PYD finanziata e armata da Washington per balcanizzare il Medio Oriente, come il nostro portale ha sempre sostenuto anche contro il parere egemone della sinistra liberal (leggi qui).

Il Segretario di Stato americano Antony Blinken ha espresso la sua opposizione alla normalizzazione con il governo di Assad in una telefonata con il suo omologo giordano il 4 maggio. La conversazione è avvenuta dopo che Amman ha ospitato una riunione dei ministri degli Esteri arabi, tra cui quello siriano. Dopo l’incontro di Amman, i ministri arabi hanno anche espresso il loro sostegno alla Siria affinché recuperi tutto il suo territorio, comprese le aree attualmente occupate dagli Stati Uniti e dai loro sodali curdi.