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Oggi lottare per la pace e contro il militarismo deve significare lottare per la neutralità!

Lo scorso mese di marzo, dovendo recarmi a Friborgo per un evento elettorale del Partito Comunista con gli studenti ticinesi, ho preso coraggio, e chi mi conosce sa che è un tragitto che ho sempre cercato di evitare, per andare in “pellegrinaggio” – 22 anni dopo! – a La Poya, la “mia” caserma.

Dalla porta sul retro che si intravvede in questa fotografia uscii già in abiti civili, dopo pochi giorni di servizio, con però ancora in mano il fucile d’assalto, che mi premurai di riconsegnai subito all’arsenale cantonale di Friborgo. Avevo scampato l’accusa di rifiuto d’ordine e riuscii a farmi ammettere al servizio civile: non subito però, perché al tempo occorreva ancora superare un esame d’ammissione. Uscendo da lì nacque l’idea che due anni dopo divenne lo sportello “SOS Reclute” del Sindacato Indipendente degli Studenti e Apprendisti (SISA) che tuttora esiste per aiutare i coscritti in difficoltà e vittime di forme di nonnismo.

Ancora di recente mi ha chiamato un ragazzo: aveva sviluppato un conflitto di coscienza e voleva abbandonare la scuola reclute per passare al servizio civile. Dopo aver preso atto di vari fattori gli ho suggerito di pretendere subito di vedere un medico e, precauzionalmente, visto che stava male, di non continuare l’addestramento. L’ho però avvertito: “ti minacceranno, ma tu resisti!”. Così è stato: prima hanno detto che il medico non c’era, poi l’hanno minacciato (di conseguenze per non aver ubbidito a un ordine) ma lui non ha ceduto (e io so bene quanto sia difficile non farsi prendere dal panico quando un ufficiale ti sbraita in faccia). Cinque minuti dopo il medico è miracolosamente comparso, ha constatato la situazione e oggi quel ragazzo è a casa e potrà rendersi utile alla collettività in un altro modo con il servizio civile!

Ma è così difficile per certi “Uniformierten” riconoscere un diritto a un coscritto, evitare di accanirsi contro chi vuole fare servizio civile e non farla troppo lunga?!

Accanto ai diritti dei giovani, l’impegno per la pace deve continuare oggi declinato al nuovo contesto storico, e cioè frenare in ogni modo l’avvicinamento delle forze armate svizzere alla NATO. È convinzione mia e del Partito Comunista che per salvare la sicurezza del nostro Paese ed evitare il coinvolgimento negli scenari bellici che si prospettano, l’unico modo è tutelare quella che il Partito del Lavoro di Pietro Monetti mezzo secolo fa definiva la nostra “neutralità permanente” (ben prima dell’arrivo dell’UDC).

Massimiliano Ay

Massimiliano Ay è segretario politico del Partito Comunista (Svizzera). Dal 2008 al 2017 e ancora dal 2021 è consigliere comunale di Bellinzona e dal 2015 è deputato al parlamento della Repubblica e Cantone Ticino.