Secondo delle rilevazioni dell’UST 3 studenti su 4 in Svizzera svolgono un’attività remunerativa à côté degli studi, rappresentando mediamente il 40% delle proprie entrate mensili. Se prima dell’arrivo della pandemia, molti studenti abbandonavano gli studi per motivi finanziari e problemi legati dovuti alla difficoltà a seguire i contenuti di studio – perché verosimilmente assorbiti dal tempo dedicato al lavoro per poter garantire il proprio sostentamento – il contesto economico attuale rischia di aggravare una condizione studentesca già fortemente precaria.
Non tutti gli studenti però sono sulla stessa barca, infatti è ben noto come gli studenti con un’origine socio-economica sfavorevole siano costretti a lavorare a una percentuale maggiore rispetto ai propri compagni di studi.
Questa situazione si ripercuote negativamente sul percorso accademico, chi deve dedicare più tempo all’attività lavorativa avrà meno tempo da impiegare allo studio e di conseguenza anche le sue possibilità di riuscita scolastica saranno seriamente messe a rischio.
Infine, è drammaticamente ironico come uno Stato che spende diverse migliaia di franchi in campagne contro l’indebitamento giovanile, si faccia promotore dello stesso tramite il sistema dei prestiti. Difatti i giovani laureati al termine dei propri studi si ritrovano con un debito impossibile da saldare a causa delle condizioni precarie del mercato del lavoro cantonale: stage non retribuiti o mal pagati e contratti determinati sono purtroppo all’ordine del giorno.
Per queste ragioni noi comunisti rivendichiamo una revisione dei criteri di calcolo per l’ottenimento di una borsa di studio, un aumento del tetto massimo di quest’ultime da 20’000 a 25’000 franchi e il condono immediato del debito studentesco!