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L’ex-ambasciatore italiano Sergio Romano confessa: “questa è una guerra contro la Russia”. Confermate le analisi del PC!

Nel febbraio 2022, poco prima che la guerra in Ucraina scoppiasse, il Partito Comunista svizzero aveva avvertito pubblicamente che si stava preparando in realtà una guerra più ampia “contro la Russia”. Apriti cielo: a certi giornalisti europeisti poco avvezzi sia alle analisi geopolitiche complesse sia alle questioni militari, ciò risultava un pacchiano errore: in effetti poche settimane dopo, fu il governo russo a fare la prima mossa, invadendo con le sue truppe il territorio ucraino. E questo tanto bastava per far partire la canea contro i comunisti, considerati “cinici”. A un anno di distanza, a dire quello che i comunisti svizzeri affermavano con anticipo, è stato però, nientemeno, che l’ex-ambasciatore italiano Sergio Romano che ha addirittura dichiarato che “la Russia si difende”.

Non solo politica, ma anche strategia militare

Dal punto di vista russo, e nel contesto che si stava delineando un anno fa, la miglior difesa da un punto di vista strategico non poteva essere che l’attacco, anche se ciò significava accettare su di sé condanne internazionali e sanzioni economiche. L’alternativa – se fatta di logorante attesa in un contesto di riarmo e di continue provocazioni, come era il caso ucraino – per la leadership moscovita poteva essere ben peggiore, quando non addirittura suicida per la propria stessa sicurezza nazionale. E questo al Cremlino lo hanno sicuramente tenuto in considerazione, visto che i massacri nel Donbass da parte dell’esercito di Kiev e dalle squadracce naziste del Battaglione Azov durava da ben otto anni e che le pressioni da parte dell’opinione pubblica russa per fermare la pulizia etnica non mancavano.

Il segretario del Partito Comunista Massimiliano Ay.

È una guerra della NATO contro la Russia

L’8 marzo 2022, ospite del giornalista Marco Bazzi al dibattito Matrioska sull’emittente di Melide, il segretario dei comunisti svizzeri Massimiliano Ay aveva dichiarato che la guerra serviva agli USA per rendere l’UE una propria colonia, impedirle di relazionarsi con il mercato eurasiatico a guida russa e frenare così l’emergere di un mondo multipolare. Fantasie dei comunisti svizzeri? Evidentemente no, visto che anche Sergio Romano oggi commenta: “gli americani sono convinti che le sanzioni servano a impedire una connivenza economica tra Europa e Russia”. Appunto, la “connivenza” altro non è che l’integrazione eurasiatica che tanto danno avrebbe comportato per l’economia statunitense in declino. Dopo un anno di guerra il segretario politico del PC svizzero, Massimiliano Ay, è tornato sempre su TeleTicino e ha commentato: “gli americani ci hanno portato la guerra in Europa” e ha ribadito che “questa è una guerra della NATO contro la Russia”. È Sergio Romano, certamente non sospettabile di simpatie comuniste, a confermarlo: “è una guerra contro la Russia, chi l’ha voluta non sa come uscirne”. E fra chi l’ha voluta l’ex-diplomatico non pone tanto il presidente russo Vladimir Putin, quanto piuttosto i leader occidentali. Leggiamo testualmente l’ex-diplomatico della Farnesina: “è una guerra contro la Russia. Non è presentata come tale per una serie di ragioni, alcune giustificabili altre no, ma il Nemico c’è e per tutti quelli che sono impegnati nel conflitto quel Nemico è la Russia. Naturalmente la Russia si difende. Quelli che maggiormente hanno desiderato una guerra contro la Russia non hanno ottenuto, quanto meno per il momento, i risultati che speravano. La Russia si difende con una certa efficacia e a questo punto è diventato estremamente difficile per coloro la desiderano e l’hanno desiderata mettere fine al conflitto”.

E le sanzioni?

Assieme alla destra nazionalista dell’UDC guidata da Marco Chiesa, solo il Partito Comunista si era fin da subito opposto, ritenendo che si trattava di strumenti inefficaci che avrebbero comportato svantaggi solo ai lavoratori europei e non certo agli oligarchi russi (e nemmeno agli oligarchi ucraini e americani). Di fatto questa lettura, un anno dopo, viene confermata da Romano che spiega: “sul piano economico hanno certamente avuto un impatto ma non nelle dimensioni sperate da coloro che l’hanno più fortemente volute”. Tanto è vero che in Russia in questi ultimi mesi è diminuita la disoccupazione e già nel terzo trimestre del 2022 l’economia russa era tornata a crescere. Anche qui il Partito Comunista lo aveva previsto, avvisando che le sanzioni sarebbero state un boomerang per le economie nazionali europee e che la Russia si sarebbe aperta maggiormente alla Cina. Un’altra volta il PC svizzero aveva intuito correttamente quanto sarebbe successo.