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I comunisti spagnoli parlano apertamente di “terza guerra mondiale”. Per evitarla la NATO va fermata!

Riunitasi a Madrid sull’arco di due giorni a fine gennaio, la decima sessione plenaria del Comitato Centrale del Partito Comunista dei Popoli di Spagna (PCPE) ha adottato una risoluzione dai contenuti a dir poco preoccupanti, che ha il merito però di parlare chiaro oltre alle illusioni e ai non detti in cui anche la sinistra europea è incappata: “la terza guerra mondiale è già una realtà che bussa alla porta”. La difesa della pace, sinonimo di giustizia sociale e libertà, “non può prescindere dai diritti dei popoli e dalla fine dello sfruttamento” spiegano in una nota che lascia intendere che la pace potrà avvenire solo riconoscendo la sicurezza del popolo russofono del Donbass, martoriato da nove anni di massacri ad opera del regime ucraino armato da UE e USA e il cui “nazismo viene imbiancato cinicamente”.

I giovani rifiutino l’arruolamento!

Il PCPE ribadisce quello che un’analisi marxista seria – per quanto costantemente rifiutata dall’apparato massmediatico occidentale – aveva già stabilito nel febbraio scorso: quello che sta andando in scena in Ucraina è una “guerra della NATO contro la Russia”. E questo preoccupa i comunisti iberici che temono che i giovani spagnoli siano presto inviati al fronte: in effetti essi rilevano una sintonia totale, mai vista prima e molto preoccupante, fra la NATO e l’Unione Europea (UE). A detto dei comunisti spagnoli ciò “solleva la possibilità in qualsiasi momento di una partecipazione diretta della Spagna alla loro guerra”.

Il PCPE è da sempre in prima linea contro la partecipazione spagnola alla NATO.

Una prospettiva oltre la guerra

I comunisti spagnoli affermano che l’umanità è entrata in una epoca storica nuova con “l’effettivo consolidamento di una realtà multipolare armata, che pone fine agli oltre tre decenni in cui, dopo la scomparsa dell’URSS, l’egemonia degli USA e dei suoi alleati è stata tranquilla”. Questa situazione apre quindi un nuovo scenario “segnato innanzitutto dalla guerra e dal rischio di distruzione nucleare, ma anche da nuove opportunità per la classe operaia e i suoi alleati nello sviluppo di un complesso processo di lotta di classe che, alla fine, deve affrontare tutti gli aspetti su cui si basa lo sfruttamento e l’oppressione della società divisa in classi”.

La modernità sta per finire

Iniziata alla fine del XV secolo “la fase storica basata sulla supremazia dei valori culturali, religiosi e ideologici dell’Europa cristiana e occidentale sta per finire” affermano i delegati del PCPE che ricordano anche come “la borghesia europea – su entrambe le sponde dell’Atlantico – sia responsabile e debba parte della sua ricchezza originaria alla schiavitù e al saccheggio assoluto di Africa, Asia e America. Un processo genocida che, in nome della Libertà e della Ragione (dei proprietari bianchi), ha universalizzato il suo dominio”. Dal 1492, anno in cui secondo la storiografia ufficiale parte la modernità ma che per i marxisti spagnoli “rappresenta la supremazia occidentale”, migliaia di culture e di persone “sono state distrutte o uccise in nome e per l’unica ragione dell’accumulo di capitale. Questa è la realtà che la NATO sta attualmente difendendo e alla quale, al di là della Casa Bianca, dell’UE e dell’Entità sionista, sono abbonati tutti gli attori politici e sociali che si allineano alle sue strategie guerrafondaie”.

Aggregare diverse forze politiche e sociali contro la NATO: questa è una delle priorità del PCPE.

Cosa deve fare la sinistra?

La risoluzione del parlamentino del PCPE indica in conclusione la necessità di “costruire l’unità anti-imperialista” che potrà sorgere però solo “partendo dalla constatazione che il blocco che ruota attorno alla NATO è il principale nemico dell’umanità”, rifiutando così la teoria della cosiddetta “equidistanza” secondo cui anche la Russia sarebbe imperialista tanto quanto gli USA: una tesi sbagliata da un punto di vista marxista e politicamente disfattista poiché confonde e rende quindi innocua la resistenza contro la guerra. Quest’ultima resistenza deve inglobare tutti i movimenti popolari, ma non sarà facile: “il sindacalismo e il movimento ecologista sono stati per lo più integrati dal sistema di dominio e, di conseguenza, annullati” constata amaramente il Comitato Centrale del PCPE, che tuttavia non dispera e anzi invita i propri quadri a immergersi nella varie realtà sociali e organizzare la popolazione contro l’inflazione, i costi dell’energia, ecc. unendoli alla rivendicazione fondamentale che è quella di indebolire la NATO e chiudere le basi NATO in Spagna. Occorre insomma “organizzarsi per difendersi da un criminale ferito a morte, che la storia ci chiede di seppellire”, così si conclude il duro appello dei vertici del Partito ai comunisti spagnoli.